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LA LETTERA

Tre buone ragioni per stare con il giudice Deodato

É gravissimo, e quindi da denunciare con forza,  quanto successo al giudice Deodato, estensore della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittime le trascrizioni nell’anagrafe italiana di matrimoni gay celebrati all’estero (in uno dei pochi Paesi in cui ciò è possibile). Gravissimo per almenio tre motivi.

Politica 01_11_2015
Il giudice Carlo Diodato

Caro direttore,

mi sembra gravissimo (e quindi da non passare in fanteria) quanto successo al giudice Deodato, estensore della sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittime le trascrizioni nell’anagrafe italiana di matrimoni gay celebrati all’estero (in uno dei pochi Paesi in cui ciò è possibile). Gravissimo per più motivi.

1) È accaduto che in Italia alcuni sindaci di città particolarmente importanti hanno, volutamente e con manifestazioni spettacolari, violato apertamente norme attualmente vigenti nel nostro Paese, dove l’unico matrimonio riconosciuto è quello tra un uomo e una donna. Essi, invece, hanno voluto, nella loro qualità di pubblici ufficiali, registrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, cercando così di forzare l’attuale nostro sistema giuridico. Hanno così impugnato la violazione della legge come arma impropria per indurre il legislatore a provvedere nel senso da loro desiderato. Ma, intanto, hanno violato la legge ed è strano che nessuna procura, insolitamente, si sia mossa.  Si è, finalmente, mosso il Consiglio di Stato, con una sentenza assolutamente ineccepibile dal punto di vista del diritto ora vigente. L’aspetto più inquietante è che i sindaci hanno agito proprio come “pubblici ufficiali”, il cui compito principale sarebbe proprio quello di far rispettare la legge.

2) È poi accaduto che i rappresentanti più intolleranti del laicismo italiano hanno attaccato in modo inverecondo il giudice Deodato, accusandolo di non poter essere neutrale nell’applicare la legge, soprattutto in questo caso, in quanto dichiaratamente “cattolico”. E in effetti Deodato, non avendo evangelicamente vergogna di Cristo, non ha mai nascosto la sua fede cattolica. Onore a lui per la sua testimonianza e per la sua correttezza. Ma quanto accaduto pone un fondamentale problema di democrazia e di libertà. In pratica, si è detto che un cattolico non può essere un giudice equanime. È pazzesco. Ma è anche gravissimo perché pone un problema costituzionale. Secondo certi laicisti, evidentemente, non tutti i cittadini sono uguali e non tutti possono svolgere certe funzioni, per le quali occorre una speciale neutralità. 

Ma cosa significa? Che un seguace di Voltaire sarebbe stato neutrale? E lo sarebbe stato anche un seguace di Marx o di Renzi? La verità è che tutti abbiamo un background culturale e di esperienze e che, a questa stregua, nessuno potrebbe essere neutrale. E allora? Nessuno può più fare niente? Purtroppo, è prevalsa una cultura che fa passare per oggettivo e neutrale solo ciò che passa per essere “laico”, come se i fautori del laicismo fossero dei computer senza pensiero. In effetti spesso appaiono essere senza pensiero, ma meno hanno pensiero e meno sono neutrali. Deodato, proprio perché portatore di un pensiero forte, ha saputo essere rigorosamente giusto, applicando, come deve fare un giudice, la legge esistente e non quella che si vorrebbe che ci fosse. Il discorso si potrebbe allargare a tante altre materie, come, ad esempio, la scuola, la cui pretesa laicità e neutralità in effetti introduce una educazione faziosa e di parte, come appare evidente nel caso della cultura gender.

3) La verità è che è in atto da tempo un manovra di ampio raggio per emarginare sempre di più la presenza dei cattolici, i quali, talvolta, si prestano al gioco. L’ultima trovata è quella secondo la quale i cristiani dovrebbero solo pensare ad abbracciare il mondo, rinunciando a qualsiasi difesa. É una cosa che non riesco a capire. La fedeltà a Cristo, a seconda delle circostanze, può manifestarsi sia nell’abbracciare sia nel difendersi. In questo caso specifico, mi sono permesso di difendere la limpida e onesta persona di Deodato.