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DUE ANNI DAL SISMA

Tra polemiche e speranze la voglia di ripartire

Il 6 aprile 2009 il terremoto che ha sconvolto L'Aquila causando la morte di 308 persone.  - D'Ercole: "Occorre ricostruire le relazioni", di R. Frullone

Articoli tematici 06_04_2011
Terremoto

 

Avevo appena finito di festeggiare il mio compleanno. Attraverso Piazza Duomo tra tantissimi ragazzi che affollavano il centro della città. Molti di loro erano al telefono nel tentativo di tranquillizzare i genitori, i parenti, gli amici. Erano le 3 di notte. Di una domenica d’aprile. La domenica delle Palme. Io rientro a casa. E mi metto davanti al pc per ringraziare gli amici di facebook che avevano postato i loro auguri di buon compleanno sulla mia bacheca.

E dopo pochi minuti il finimondo. Una scossa fortissima di terremoto. 23 secondi. All’inferno, andata e ritorno. Esco di casa. Di corsa. Prendo le chiavi della macchina. Il telefonino. Pochi spiccioli. Provo a chiamare qualcuno. Ma la linea è interrotta. Accendo la radio per capire cosa fosse successo. Le lacrime. La disperazione. La rabbia. L'incredulità. Una miscela di emozioni difficile da tradurre con le parole.  Vivo per un paio di giorni in macchina. Senza mangiare, bere. Sfinito. Le notizie si susseguono a ritmi impressionanti. E’ crollata gran parte della città vecchia. Alcuni quartieri. Molti paesi rasi al suolo dalla forza devastante del terremoto.

Arrivano i primi soccorsi. Vigili del Fuoco e Protezione Civile. Organizzano le tendopoli per accogliere migliaia di sfollati. Dopo pochi giorni mi telefona Elio, il direttore della radio per la quale lavoravo. Le parole che volevo sentire. “Ciccio, ci danno una mano. Ripartiamo con la Radio”.

Era il 16 aprile di due anni fa. Da quel giorno non ho smesso mai di raccontare questa città. Lo smarrimento e il dolore iniziali. La speranza e l’ottimismo durante il G8. La rabbia e la delusione di questi ultimi giorni.

Molto è stato fatto. Ma molto è ancora da fare. Il decreto Abruzzo stanzia quasi 15miliardi di euro. Ci sono ancora 15 mila persone che usufruiscono dei  contributi del governo. Oltre 1000 persone ancora non hanno una casa. C’è il dolore di chi viene allontanato dall’alloggio provvisorio in cui vive, senza alcun aiuto, pur in presenza di gravi disagi sociali. C’è la rabbia di chi un alloggio ce l’ha, ma non basta per contenere le esigenze familiari. C’è la disperazione di chi cerca di riconquistare a stento una normalità. C’è anche, però l’orgoglio dell’abbraccio immenso che gli aquilani si sono regalati questa notte. Nella notte delle emozioni e del ricordo, le fiaccole che hanno illuminato il centro storico hanno donato a questa città un momento di commozione , di speranza e di rinnovata forza ad andare avanti, a crederci, a non mollare, anche e soprattutto per rispetto a chi ora non è più con noi. 

In questo secondo anniversario del terremoto che ha colpito L’Aquila e tanti Comuni dell’Abruzzo, vorrei cancellare le polemiche e vorrei una sorta di un Patto per superare problemi e difficoltà. E credo sia arrivato il momento, non più rinviabile, di pensare a ricostruire L’Aquila per darle il sorriso di un futuro ai suoi giovani, alla sua gente.