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la mostra

Tra ombre e grazia, Caravaggio maestro del realismo cristiano

C’è tutta la cifra stilistica della pittura di Caravaggio nella splendida mostra “Caravaggio 2025” - a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, allestita fino al 6 luglio 2025 e in concomitanza con le celebrazioni del Giubileo.

Cultura 30_05_2025

«Ingagliardire gli oscuri», ossia potenziare i contrasti tra luce e ombre. Questo realizza mirabilmente Caravaggio mostrando nel contempo i peccati umani e l’irruzione della trasformante grazia divina, che rende anche le persone comuni, comprese cortigiane e prostitute, sacre figure. C’è dunque tutta la cifra stilistica della sua pittura nella splendida mostra “Caravaggio 2025” - a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, allestita fino al 6 luglio 2025 e in concomitanza con le celebrazioni del Giubileo - che accoglie a Roma nella prestigiosa sede di Palazzo Barberini, uno dei luoghi simbolo dello stretto legame tra l’artista e i suoi mecenati, una selezione accurata di dipinti autografi di Michelangelo Merisi (1571-1610) attraverso un percorso di opere difficilmente visibili e nuove scoperte che si snoda in ordine cronologico dagli anni del debutto romano agli ultimi mesi di vita del «primo pittore dell’età moderna».

Il Bacchino malato è anche un autoritratto giovanile del pittore. Il dio del vino e dell’ebbrezza ha un aspetto insalubre, come si evince dal colorito delle labbra e dal livore del corpo, che rievocano il ricovero dello stesso Caravaggio presso l’Ospedale della Consolazione nel 1596. Ogni malattia richiede una cura. Allora, accanto a quest’opera, c’è il Mondafrutto, ove un giovane sbuccia un limone, stando a una recente attribuzione, il cui succo assolverebbe al tempo a una preziosa funzione di igiene intestinale.

Ne I bari Caravaggio intende mostrare l’ingenuità e l’inesperienza della giovinezza traviata dai vizi; in Narciso - cifra dell’individualismo contemporaneo ove followers e web reputation contano più di chi si è realmente - uno sguardo calamitato dall’egolatria si manifesta autodistruttivo.

Sono in mostra tra gli altri anche un Ritratto di Maffeo Barberini, finora mai esposto al pubblico; il San Francesco in estasi, prima opera di Caravaggio a Roma; e soprattutto la prima versione della Conversione di Saulo. Si tratta di una pregevole tavola di cipresso, non una tela, realizzata dall’artista prima che la cappella Cerasi fosse costruita per cui, data l’imponenza, non fu poi possibile accoglierla nella cappella di Santa Maria del Popolo. Nella Conversione di San Paolo Saulo cade sulla via di Damasco e il Merisi dipinge coloro che vedono la luce ma non odono la voce del Padre, e viceversa chi sente la voce ma non vede la luce.

In Marta e Maria Maddalena egli inscena un confronto tra le due sante donne. Marta si contraddistingue per vesti sobrie e sguardo composto; la Maddalena appare animata dal dramma della conversione interiore, indossa vesti sontuose, stringe tra le mani un fiore d’arancio, simbolo di purezza, e ha un anello al dito in quanto sposa di Cristo. Il tema della violenza e del destino è invece il cuore di Giuditta e Oloferne: nella cura dei dettagli Caravaggio mostra una grande fedeltà al testo veterotestamentario - dalla spada dalla forma orientale all’acconciatura di Giuditta - e coglie in maniera inedita e teatrale il momento dell’azione, allorquando la vedova si introduce nella tenda del generale assiro ebbro di vino per tagliargli la testa mentre una serva è già pronta a metterla in un sacco.

La Santa Caterina d’Alessandria del Merisi indossa abiti regali e detiene una spada tra le mani mentre la famigerata ruota dentata è alle spalle parzialmente rotta perché la prima è stata lo strumento effettivo del suo martirio, mentre la seconda non riesce a ucciderla in quanto viene distrutta da un angelo. Nel suo San Giovanni Battista il precursore è presentato come un giovane con toni fortemente intimistici e uno sguardo malinconico. Una ciotola di legno, una croce di canne e alcuni sassi sono gli oggetti che alludono alla sua vita eremitica nel deserto. Non indossa pelli di cammello, ma un drappo rosso prelude al suo martirio.

Ne La Cattura di Cristo Caravaggio si autoritrae con una lanterna in mano, quasi a voler illuminare da spettatore la scena concitata che vede al centro il tradimento di Giuda con l’arrivo dei soldati, mentre sul lato sinistro un uomo che fugge, probabilmente Giovanni Marco. Il traditore trattiene Cristo con due mani mentre si accinge a baciarlo; Gesù mantiene uno sguardo basso, lasciando trapelare delusione e amarezza rispetto a tale gesto e nel contempo umile accettazione della volontà salvifica del Padre. Nell’Ecce homo – dipinto successivo alla morte di Ranuccio Tomassoni ferito mortalmente dal Merisi a seguito di una violenta lite – Pilato sporgendosi da una loggia mostra Cristo mentre una guardia si accinge a rivestire Gesù di un manto scarlatto. Il tema dell’Ecce homo ritorna anche ne La flagellazione, al cui centro risplendono il corpo luminoso di Cristo e la corona di spine, di contro alla brutalità dei carnefici che resta avvolta nell’ombra.

Nel David con la testa di Golia, in cui quest’ultimo assume le sembianze del pittore stesso, sono espressi tutto il dramma e i timori dell’artista rispetto alla grazia di perdono richiesta al Papa che tarda ad arrivare. Una volta ottenuta tale grazia, nel 1610 Caravaggio lascia Napoli per partire alla volta di Roma. Porta con sé diverse tele in segno di gratitudine al pontefice Paolo V. Tra queste c’è una versione particolarmente originale di San Giovanni Battista, ove il santo è ritratto alla stregua di un pastore colto in un momento di riposo, con un ariete in vece dell’agnello.

Di qui nel Martirio di sant’Orsola – ultimo dipinto di Caravaggio, realizzato poco prima della morte – la santa è ritratta mentre viene trafitta dal re degli Unni per essersi rifiutata di concedersi a lui in quanto a Dio consacrata. Questa tela chiude non solo cronologicamente ma anche idealmente un percorso espositivo che conduce il visitatore alla riscoperta del genio pittorico creativo, originale e rivoluzionario di Caravaggio, sempre al servizio di un sano realismo cristiano.