Tra i due (Salvini e Silvio) litiganti il terzo (Renzi) gode
Domenica gli italiani avranno la rappresentazione plastica delle lacerazioni del centrodestra. A Bologna la manifestazione anti-Renzi promossa dal leader leghista, Matteo Salvini (ci sarà anche Berlusconi). A Roma ci sarà Raffaele Fitto per promuovere un altro raduno anti-renziano, ma anche anti-Lega.
Domenica gli italiani avranno la rappresentazione plastica delle lacerazioni del centrodestra, paralizzato dai personalismi e privo di un progetto politico per l'Italia. A Bologna è prevista una manifestazione anti-Renzi promossa dal leader leghista, Matteo Salvini, alla quale parteciperà, dopo un estenuante tira e molla anche Silvio Berlusconi. Contemporaneamente a Roma il movimento "Conservatori e riformisti" di Raffaele Fitto chiamerà a raccolta i suoi iscritti e simpatizzanti per promuovere un altro raduno anti-renziano ma anche anti-Lega. La concomitanza dei due raduni è la prova lampante delle sterili rivalità interne a uno schieramento che non riesce ad esprimere un programma credibile, una leadership vincente e una classe dirigente all'altezza.
Saranno inevitabili i paragoni tra le due riunioni, i confronti in termini di adesioni (sebbene il raduno romano si tenga in un teatro, mentre quello di Bologna in piazza) e gli strali incrociati. E chi canterà vittoria? Da una parte Matteo Renzi, che potrà continuare a governare indisturbato, giocando sulle divisioni tra i suoi oppositori; dall'altra il Movimento Cinque Stelle, che cresce nei sondaggi e che accarezza il sogno di conquistare il governo del Paese, accreditandosi nel frattempo come l'unica vera opposizione alla sinistra. I tentennamenti di Berlusconi, che solo ieri ha sciolto la riserva e annunciato la sua partecipazione alla manifestazione promossa nel capoluogo emiliano dal Carroccio, sono figli delle beghe interne al suo partito (Santanchè e Ronzulli favorevoli al "fronte del Nord" con la Lega, Romani, Brunetta, Gelmini e altri titubanti e timorosi di lasciare campo libero alla leadership leghista nella coalizione), ma anche della guerra tra Forza Italia e Lega in Emilia Romagna. Si registrano, infatti, scintille tra gli azzurri e il Carroccio in una terra come l’Emilia, «dove la Lega fa da tempo l’arrogante e noi non possiamo più subire», si sfogano i dirigenti emiliani di Fi.
È evidente che pesano vecchie e più recenti ruggini. Cinque anni fa, in pieno governo Berlusconi, la Lega impose come candidato sindaco di Bologna Manes Bernardini, che però non arrivò neppure al ballottaggio. Nel maggio dell'anno scorso, inoltre, il leghista Alan Fabbri, salviniano di ferro, riuscì a imporsi come candidato del centrodestra, ma registrò un vero flop (37%). Di qui la crescente insofferenza forzista sul territorio emiliano verso i diktat di Salvini, che anche questa volta sembra uscire vincitore, dopo aver convinto Berlusconi a partecipare alla manifestazione di Bologna. L'ala più scettica di Fi considera la partecipazione a un'iniziativa di piazza promossa e organizzata dalla Lega un boomerang mediatico-politico e, sostanzialmente, un riconoscimento ufficiale della leadership di Matteo Salvini nel centrodestra. Per vincere le elezioni ci vuole ben altro. Anzitutto un progetto politico che stenta a farsi strada. La crescita della Lega nei sondaggi sembra essersi arrestata da quando si parla meno di immigrazione. La timida ripresa economica, comprovata da alcune statistiche recenti, sta spuntando molte armi leghiste e i proclami di Salvini in materia di lavoro, pensioni e legge di stabilità sembrano fare meno presa di qualche settimana fa.
E lo scontro, a colpi di denunce e rivendicazioni, tra vecchia guardia e salviniani nelle file del Carroccio a proposito dell'utilizzo delle risorse del partito, certamente ha contribuito ad appannare l'immagine della Lega. Forza Italia continua, dal canto suo, a vivere una profonda crisi di identità perché c'è un folto gruppo di parlamentari tentato dalle sirene verdiniane e deciso a votare i provvedimenti di Renzi in materia economica, che considera vicini alla propria sensibilità. I fittiani marciano per conto proprio, segnati dall'ostracismo berlusconiano e il Nuovo centrodestra è saldamente al governo e non intende farsi risucchiare in posizioni minoritarie in una coalizione a trazione leghista. Ci sono quindi tutte le premesse per un suicidio del centrodestra o di quello che resta del centrodestra. Berlusconi ha annunciato che non è più interessato a candidarsi a Palazzo Chigi, ma quest'annuncio non ha favorito la presentazione di nuovi aspiranti leader. Salvini non è ben visto da ampi settori dell'elettorato moderato e l'ex Cavaliere sa bene che per contrastare Renzi serve una figura che funga da collante delle diverse anime della coalizione.
C'è tempo per riflettere e per ricostruire, visto che è assai probabile che le elezioni politiche si svolgano alla scadenza naturale, nel 2018. Ma nel frattempo ci sono le amministrative, e le sfide di Milano, Roma, Napoli, Bologna e Torino potrebbero segnare il tramonto definitivo di una prospettiva di governo di centrodestra se il clima rissoso di questi mesi non lascerà spazio a un vero rinnovamento di metodi e persone e, soprattutto, a una piattaforma programmatica condivisa. Per questo la giornata di domenica sembra evocare un "cupio dissolvi" più che una rinascita.