Torna la strategia della tensione, qualcuno sogna il governissimo?
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Gli scontri di ieri dei collettivi con la polizia agli Stati generali della Natalità non hanno una vera motivazione. E si aggiungono a quelli pro Palestina. Sembra che qualcuno punti a gettare ciclicamente benzina sul fuoco per infiammare il clima e alimentare lo scontro ideologico e culturale. A chi giova?
Le aggressioni subìte dal ministro Eugenia Roccella agli Stati generali della Natalità sono soltanto le ultime in ordine di tempo. In Italia si osserva da settimane una vera e propria escalation che rischia di minare gli equilibri sociali e di destabilizzare il quadro politico-istituzionale. Non era mai successo, almeno di recente. Piuttosto, la mente corre a epoche buie che credevamo per sempre archiviate e, in particolare, alla strategia della tensione.
Per fortuna in questa circostanza non dobbiamo registrare stragi, attentati terroristici e vittime innocenti, ma di certo il clima che si è creato ultimamente nel nostro Paese in termini di intolleranza e di paura diffusa tra la popolazione non lascia presagire nulla di buono. Scoraggia, alimenta sfiducia nelle istituzioni e inquina le relazioni sociali.
Sembra che qualcuno punti a gettare ciclicamente benzina sul fuoco per infiammare il clima e alimentare lo scontro ideologico e culturale. E quindi occorre chiedersi a chi possa giovare tutto questo (cui prodest?).
Ieri, i manifestanti che hanno censurato il ministro Eugenia Roccella impedendole di parlare e costringendola a lasciare il palco degli Stati generali della natalità di Roma, hanno aggredito la polizia senza un vero perché, e hanno anche organizzato un corteo non autorizzato. L’intento, quindi, era di provocare, sobillare, fare in modo che le forze dell’ordine reagissero per poi dare la colpa a loro, come spessissimo accade.
Ma ormai ogni giorno accade qualcosa del genere. Le manifestazioni pro Palestina risentono certamente delle tensioni sul fronte mediorientale, ma sembrano fomentate scientemente da gruppi di estremisti che puntano a rendere irrespirabile l’aria nelle piazze e financo nei luoghi di cultura e nelle università. Gli attacchi a personaggi del mondo politico e del giornalismo ai quali viene impedito di parlare sono il sintomo di una degenerazione evidente del tessuto sociale e di una contaminazione degli spazi di dialogo e confronto da parte di forze oltranziste che mirano a sovvertire l’ordine esistente.
Durante il Covid c’era chi agitava lo spettro della rivoluzione sociale per puntare il dito contro i no vax, che al netto di alcuni eccessi si battevano semplicemente per un principio di tutela alternativa della salute in mancanza di evidenze scientifiche.
Oggi invece si tollera qualcosa che è molto più violento e anche subdolo perché lascia intravvedere un vero e proprio disegno sovversivo mirante a far crollare l’ordine esistente, sfruttando ogni pretesto. Sembra evidente la matrice politica di alcuni attacchi. L’obiettivo è il governo Meloni, che naviga in sicurezza nelle due Camere grazie a una maggioranza numericamente rassicurante e dunque non può cadere per via parlamentare. Il tentativo che i movimenti di piazza perseguono è di provocare divisioni nel centrodestra, mettere in discussione la linea atlantista ed europeista dell’esecutivo e acuire le tensioni sociali.
Nell’assenza di una vera e propria opposizione politica, in grado di alimentare una dialettica tra centrodestra e centrosinistra, si cerca di inasprire lo scontro trasferendolo sul terreno sociale e degli equilibri tra i poteri. Oltre agli scontri di piazza, si segnalano altri elementi: categorie che scioperano a intervalli regolari (si pensi ai ferrovieri e agli autoferrotramvieri, ma anche ai tassisti); toghe che usano la clava giudiziaria per riaffermare la loro supremazia sugli altri poteri tenendoli sotto scacco e per frenare i disegni di riforma della magistratura da parte del governo; tentativi continui, da parte di gruppi organizzati, di delegittimare il ruolo delle forze dell’ordine, squalificandone l’immagine. Obiettivo non dichiarato alterare gli equilibri politici e creare le premesse per governi di solidarietà nazionale che facciano fronte comune contro la violenza e per la difesa dell’ordine sociale e delle istituzioni democratiche.
Dietrologia? Non è detto, vista la costanza con la quale si ripetono da settimane tali episodi contrari all’ordine pubblico. Che tutto questo possa anche condizionare il voto europeo non è escluso, così come va messo in conto che la regia di tutto questo sia addirittura esterna al nostro Paese. Ora, però, bisogna anzitutto sperare in un abbassamento dei toni, perché altrimenti l’immagine dell’Italia all’estero si appannerà, i mercati finanziari perderanno fiducia in noi e le ricadute sull’economia, la società e le istituzioni diventeranno davvero imprevedibili.