Tasse su tasse, il massacro della finanziaria Conte
Approvato il Documento di Economia e Finanza, il governo Conte (e soprattutto Di Maio) dichiara che le tasse verranno ridotte. Non è vero: l'annuncio di riduzioni di tasse sarà certamente compensato dall'introduzione di nuove imposte. La spesa aumenta, soprattutto a favore del Sud. Una manovra clientelare, con obiettivi elettorali.
Nei giorni scorsi il Consiglio dei ministri ha approvato la nota di aggiornamento al DEF (Documento di Economia e Finanza) su cui si baserà la manovra economica. Con abili giochi di prestigio il Conte bis sta predisponendo una legge di bilancio che da una parte toglie e dall’altra dà, proprio al fine di confondere l’opinione pubblica e di introdurre surrettiziamente nuovi balzelli, salvo poi enfatizzare mediaticamente la riduzione di alcune tasse.
La manovra è di circa 29-30 miliardi. Nei giorni scorsi, Luigi Di Maio aveva anticipato, prima della chiusura della nota di aggiornamento, che non ci sarebbero stati aumenti dell’Iva. Il Pd non ha reagito bene vedendo il capo politico dei Cinque Stelle fare annunci in tv prima di averne parlato con lui.
Ma i trucchi contabili consistono proprio nell’annunciare riduzioni di tasse che poi saranno certamente compensati dall’introduzione di altre imposte. Il premier addirittura si è spinto a promettere che sulle bollette del gas o della luce l’Iva scenderà dal 10 al 5% e che su pane, pasta, frutta fresca e latte potrebbe scendere dal 4 all’1%. Ma sarà vero? E queste eventuali modifiche come verrebbero compensate? Già appare arduo trovare i 23 miliardi di euro necessari per sterilizzare gli aumenti dell’Iva che scatterebbero automaticamente il primo gennaio, figurarsi reperire miliardi aggiuntivi per abbassare quell’imposta.
Il leader della Lega Matteo Salvini ha commentato la nota di aggiornamento al DEF approvata dal governo dichiarando: «Manovra economica truffa, con miliardi di nuove tasse. Hanno già tradito tutte le promesse fatte ad agosto». E ha aggiunto: «Ci stiamo preparando a limitare i loro danni e a tornare al governo entrando dal portone principale, che è il voto, e non dal camino come fanno i ladri». Lo scontro sull’Iva almeno a parole sembrerebbe risolto, visto che tutti dichiarano di riuscire a reperire le risorse per scongiurarne l’aumento, ma non è ancora del tutto chiaro come recuperare quei 7 miliardi che nel DEF vengono genericamente legati a misure connesse alla lotta all’evasione. Come il governo intende combatterla? Soltanto demonizzando il contante e incentivando l’utilizzo della moneta elettronica e dei trasferimenti digitali? Ecco perché il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri (Pd) continua a non escludere rimodulazioni dell’Iva, cioè una ridefinizione delle aliquote che ammalierebbe l’opinione pubblica ma di fatto aumenterebbe il carico fiscale e mortificherebbe i consumi.
Ma al di là delle politiche fiscali, che risentono inevitabilmente della propaganda politica e della necessità di recuperare voti in vista di possibili elezioni anticipate in primavera, quali sono le stime di crescita per il Paese? Il deficit 2020 è fissato al 2,2% del Pil, stesso livello dell’anno in corso. Si ricorderà che il 2,2% fu imposto da Bruxelles al governo giallo-verde, anche se né Di Maio né Salvini ammisero di aver subìto il diktat Ue.
Ma leggendo il DEF si ricava la netta impressione che ancora una volta si è scelta la strada del rinvio. I miglioramenti nei conti pubblici non sono previsti nel 2020, ma più avanti, perché ora per Pd, Leu e Cinque Stelle è fondamentale lusingare l’opinione pubblica allargando i cordoni della borsa, non riducendo la spesa pubblica e alimentando il circuito delle rendite di potere e dei sussidi e delle elargizioni, soprattutto al sud.
Dunque, anche questa volta, in occasione del varo della manovra finanziaria di fine anno, sembra passata in secondo piano la situazione della finanza pubblica italiana, che continua ad essere disastrosa e preoccupante. I potenziali elettori dei partiti di governo probabilmente si sentiranno gratificati da una manovra che non tocca sprechi e privilegi, ma i futuri contribuenti domani o dopodomani pagheranno con maggiori tasse e minori servizi gli errori di una classe dirigente che negli ultimi anni ha coltivato strategie di piccolo cabotaggio solo per un vantaggio elettorale immediato.
In questo caso la nuova maggioranza giallo-rossa è assillata anche da un’altra scadenza, quella delle elezioni regionali in Umbria ed Emilia Romagna. Con una manovra “lacrime e sangue” si sarebbero abbassate ulteriormente le possibilità di successo in quelle regioni da sempre in mano alle forze di sinistra. Nel 2020 si voterà anche in Toscana, Calabria e Puglia, altre regioni attualmente amministrate dal Pd. Dunque il rischio di dire la verità agli italiani sui conti pubblici e la situazione della finanza statale è davvero elevato. Meglio, appunto, i giochi di prestigio, che a Giuseppe Conte e ai suoi sembrano riuscire molto bene. Per ora.