Suor Marie: «Ecco come sono guarita»
Parla la religiosa miracolata per intercessione di Giovanni Paolo II. Malata di Parkinson come il Papa, la consacrata della Congregazione delle Piccole Suore delle Maternità Cattoliche non era in grado più di svolgere alcun servizio.
Quella notte fra il 2 e il 3 giugno 2005 resterà per sempre nei ricordi limpidi di suor Marie Simon-Pierre Normand, oggi cinquantenne, come la soglia fulgida fra una fase di prove che si chiude e un’autentica «rinascita». Maturò nel volgere di poche ore, in modo scientificamente inspiegabile, ciò che la religiosa francese della Congregazione delle Piccole Suore delle Maternità Cattoliche definisce pubblicamente solo come una «guarigione». Dell’intercessione di papa Wojtyla, suor Marie è stata sempre pienamente certa, ma non spettava a lei stabilire che si è trattato di un miracolo. La religiosa dal volto radioso oggi sarà alla Veglia del Circo Massimo e domani alla beatificazione di Giovanni Paolo II. A Roma è arrivata in un pellegrinaggio di gruppo.
È passato un decennio da quel 2001 in cui le fu diagnosticato il morbo di Parkinson. L’evoluzione rapida dei sintomi della malattia, concentrati sul lato sinistro del corpo, la limiterà presto anche nei gesti più ordinari. Mancina, la religiosa non può più scrivere chiaramente. Nonostante tutto però continuerà a coordinare il lavoro delle proprie consorelle presso la clinica di Puyricard, in Provenza. A darle forza è il fatto di condividere le sofferenze di Giovanni Paolo II, al quale tutta la Congregazione comincia a rivolgere preghiere insistenti. «Posso dire che era una battaglia quotidiana, ma il mio solo desiderio era di viverla nella fede e di aderire con amore alla volontà del Padre», dichiara oggi. Nell’aprile 2005, suor Marie vive in diretta con le consorelle la morte del Pontefice. Sente di aver «perduto un amico». Seguono settimane estremamente difficili. La malattia accelera la propria progressione. Fin quando, nel pomeriggio del 2 giugno, la religiosa decide d’incontrare la propria superiora per chiederle di essere dispensata dal servizio.
È un incontro toccante, nel corso del quale suor Marie mostra di non riuscire più a scrivere il nome del Pontefice. La superiora risponde così: «Giovanni Paolo II non ha ancora detto la sua ultima parola». Quella stessa sera, suor Marie torna in camera e avverte un improvviso desiderio di scrivere. Ripete l’esercizio fallito poche ore prima e la penna scorre fluida sulla carta. Questa volta, il nome del Pontefice è perfettamente leggibile. Suor Marie non cerca spiegazioni. Si corica e il sonno, per la prima volta da tempo, giunge in modo naturale.
All’alba del 3, festa del Sacro Cuore di Gesù, la religiosa si sveglia perfettamente guarita. Scende a prostrarsi davanti al Santissimo Sacramento. Alle 6, ora della prima preghiera comune, la guarigione si manifesterà anche alle consorelle. Ancor oggi, il legame interiore con papa Wojtyla resta una costante nella vita della suora: «Non posso udirlo, ma lo prego. Mi capita di parlargli. Questa relazione spirituale continua a crescere». Quanto accaduto – aggiunge – è una grazia molto grande per me, ma anche un segno per la nostra Congregazione, per la Chiesa e per il mondo intero, e certamente per la Francia: da qualche giorno, mi torna in mente di continuo la frase di Giovanni Paolo II: 'Francia cosa hai fatto del tuo Battesimo?'».
tratto da Avvenire 30-4-2001