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UNFPA

Summit di Nairobi: Onu abortista, Vaticano assente

L'Unfpa ha organizzato a Nairobi il nuovo summit su popolazione e sviluppo. Con una dichiarazione finale già scritta in anticipo, l'Onu ha imposto la sua agenda abortista. Un contro-evento pro-vita è stato sostenuto dai vescovi cattolici del Kenya. Il Vaticano non ha mandato la sua delegazione al Summit, ma ha lasciato soli i suoi vescovi locali. 

Vita e bioetica 15_11_2019
Natalia Kanem (direttrice esecutiva Unfpa)

Quando il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione ha annunciato che avrebbe organizzato un incontro a Nairobi, in Kenya, per celebrare il 25mo anniversario della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo (Icpd) tenutosi al Cairo, un campanello di allarme è risuonato nelle mie orecchie.

L’allora conferenza del Cairo era un impegno a tutto tondo dei burocrati dell’Onu e dei loro alleati abortisti a Washington e nelle altre capitali, per promuovere l’aborto e il controllo demografico in tutto il mondo. Il tentativo è fallito solo grazie allo sforzo congiunto del Vaticano e di alcune delegazioni pro-vita dall’America Latina, Asia e Africa. Quest’ultima conferenza, tenutasi dal 12 al 14 novembre nella capitale del Kenya, promette di fare altrettanto.

Mi sono ulteriormente allarmato quando ho letto il programma, che include soprattutto: “Accesso ai diritti alla salute riproduttiva e sessuale universale, quale parte della copertura sanitaria universale”; “Sostegno al diritto alla salute riproduttiva e sessuale anche in contesti fragili e di crisi umanitaria”. Il linguaggio Onuista non è sempre facile da decifrare, ma qui ho riportato due punti che ora riscrivo in modo comprensibile a tutti: ogni Paese deve essere costretto a offrire aborti gratis a chiunque lo chieda in tutti e nove i mesi di gravidanza; i poveri, soprattutto i rifugiati, sono l’oggetto degli sforzi per il controllo demografico. Se pensate che esageri sul secondo punto, lasciate che vi citi cosa mi ha detto un funzionario di un campo profughi dell’Onu quando l’ho intervistato: “Sono rifugiati! Non possono avere figli!”.

Per opporsi al programma del Summit di Nairobi, il Kenya Christian Professionals Forum, sostenuto dai vescovi kenioti, ha organizzato un contro-evento tenutosi dall’11 al 13 novembre. Gli esperti pro-vita da tutto il mondo, compresi quelli di Human Life International, C-Fam e Population Research Institute, sono stati invitati a parlare su tutta una serie di argomenti, dai pericoli del programma sulla salute riproduttiva e sessuale dell’Onu, fino al declino delle nascite nel mondo.

Sia detto a loro merito, i vescovi cattolici del Kenya non solo hanno sostenuto il contro-evento, ma hanno anche parlato fuori dai denti contro il programma abortista della conferenza Onu. L’arcivescovo di Mombasa, Martin Kivuva, ha detto ad Aci Africa che il programma della conferenza è “inaccettabile, secondo l’insegnamento della Chiesa Cattolica”. Ha esortato il presidente Uhuru Kenyatta, il cui governo è uno sponsor del forum, a diffidarne. “Si ricordi – ha detto l’arcivescovo Kivuva – che gran parte della conferenza riguarda il calo demografico, che in Europa sono a crescita zero e dicono a noi che siamo in troppi. Dicono che siamo poveri perché siamo in troppi, e questa è una menzogna”. Il vescovo Alfred Rotich, che presiede l’ufficio per la vita e la famiglia, ha dichiarato: “Pensiamo che una conferenza di questo genere non sia un bene per noi e sia distruttiva per la vita. Sappiamo che qui ci saranno 10mila persone e sappiamo cosa vengono a fare. Non difendono la vita, sono 10mila abortisti. Praticano ciò che è contro la vita”.

L’ultima volta che il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione aveva cercato di imporre la legalizzazione dell’aborto in tutti i Paesi del mondo e aveva spinto per il controllo demografico di quelli poveri, si era trovato con le mani legate da San Giovanni Paolo II. Il papa santo non aveva semplicemente criticato il Fondo dell’Onu, ma aveva lanciato una campagna diplomatica su tutti i fronti per opporsi. Aveva mandato una potente delegazione alla conferenza del Cairo per la Popolazione e lo Sviluppo, creato una coalizione di Paesi cattolici e musulmani e, infine, aveva vinto la guerra delle parole. La conferenza del Cairo aveva raggiunto un consenso sul fatto che i “diritti alla salute riproduttiva” non includessero l’aborto. L’Unfpa ha imparato da quell’esperienza che, se si lascia redigere la dichiarazione finale dell’incontro dai popoli del mondo, il risultato potrebbe non piacerle. Ecco perché, stavolta, l’Onu ha deciso di truccare il processo. Ha tenuto in segreto consultazioni con i suoi alleati, redatto una Dichiarazione di Nairobi molto in anticipo rispetto all’inizio dell’incontro ed è determinata a non ammettere ulteriori dibattiti sul suo linguaggio. Quel che viene chiamato “Summit di Nairobi”, dunque, non è altro che uno spot pubblicitario per promuovere gli obiettivi del movimento internazionale abortista e anti-natalista. Ecco perché la missione della Santa Sede all’Onu ha tardivamente annunciato, venerdì 8 novembre, appena quattro giorni prima dell’inizio del Summit, che avrebbe rinunciato all’incontro.

In un comunicato, la missione della Santa Sede “Si rammarica del fatto che non si sia svolta alcuna consultazione sostanziale sul testo (della Dichiarazione di Nairobi, ndr)” e questa è troppo incentrata sui “diritti riproduttivi”. “È deplorevole la decisione degli organizzatori – continua il comunicato - di incentrare la conferenza su alcuni temi controversi e divisivi che non godono di consenso internazionale e non riflettono accuratamente la più ampia agenda per la popolazione e lo sviluppo delineata dall’Icpd” (…) “La Santa Sede è e resta convinta sostenitrice dell’impegno per il progresso di uno sviluppo umano equo, sostenibile e integrale, che promuova la dignità delle persone e il bene comune per ogni uomo, donna e bambino”.

Ora, tutto ciò è buono e giusto, ma avrei gradito almeno una frase o due inequivocabilmente contrarie al programma abortista e di controllo demografico della Dichiarazione di Nairobi. E perché poi adottare lo stesso linguaggio del nemico, che è di suo ingannevole? Mentre capisco perché il Vaticano abbia pensato che mandare una delegazione a partecipare al Summit di Nairobi fosse una scelta priva di senso, avrebbe potuto mandare qualcuno a parlare al contro-evento che si stava tenendo contemporaneamente. O che almeno pronunciasse una sia pur piccola dichiarazione a sostegno di qualcuno della sua gerarchia. Invece i cristiani e cattolici del tormentato Kenya, assieme ad un pugno di associazioni pro-vita, sono stati lasciati soli ad opporsi al colosso abortista. Le organizzazioni laiche in difesa della vita e della famiglia andranno avanti comunque, ma sarebbe cortese che, sapendolo, in mezzo all’oceano di paure sull’ambiente, il clima, gli indigeni e la stessa madre Terra, venisse espresso almeno un minimo di preoccupazione anche sul diritto alla vita dei nascituri.

Dopotutto, la vita è un diritto fondamentale senza il quale tutti gli altri diritti perdono senso.

Articolo apparso su Life Site News, il 13 novembre 2019 col titolo originale Vatican queitly stands by as UN vigorously pushes abortion, population control; Steven Mosher è il presidente del Population Research Institute