Sulla Gmg arrivano gli echi della crisi venezuelana
Francesco celebra la Messa nella basilica di Santa Maria La Antigua a Panama. Ma anche durante la veglia coi giovani non sono cessati gli echi della crisi venezuelana nel giorno in cui il governo panamense ha annunciato il suo appoggio a Guaidò. Intanto la Santa Sede si mantiene su posizioni attendiste.
Si avvicina alla fine la XXXIV edizione della Giornata Mondiale della Gioventù. Ieri Francesco ha celebrato la Santa Messa nella basilica di Santa Maria La Antigua a Panama, consacrando il nuovo altare della cattedrale dedicata alla patrona nazionale. La chiesa ha riaperto le porte dopo un periodo di restauro durato mesi e di cui si è occupato il governo in vista della manifestazione che si sta tenendo in questi giorni. Dopo ieri, la basilica panamense potrà vantare uno storico primato: infatti, è la prima volta che un papa consacra un altare nel continente americano.
Nella sua omelia, Bergoglio ha ripreso un pensiero già espresso esattamente un anno fa nel corso del viaggio apostolico in Cile. Lo ha fatto - oggi come allora - parlando ad una platea formata da religiosi, consacrati e seminaristi. Francesco ha messo in guardia dal pericolo di una "stanchezza paralizzante" di cui c'è traccia nelle comunità cattoliche. Una situazione che si crea - ha osservato il papa - quando "la realtà ci 'prende a schiaffi' e mette in dubbio le forze, le risorse e la praticabilità della missione in questo mondo che tanto cambia e mette in discussione". Francesco ha parlato di una tentazione definita "stanchezza della speranza" che scaturisce nel "constatare una Chiesa ferita dal suo peccato e che molte volte non ha saputo ascoltare tante grida nelle quali si celava il grido del Maestro". Il rischio è quello di vivere una fede abitudinaria che sta all'origine di quel "grigio pragmatismo" che trova posto, secondo il Pontefice, "nel cuore delle nostre comunità". "Pensare che il Signore e le nostre comunità non hanno nulla da dire né da dare in questo nuovo mondo in gestazione - ha aggiunto - (è) una delle peggiori eresie possibili della nostra epoca”. Richiamandosi al "Dammi da bere" pronunciato da Gesù, Francesco ha esortato i cattolici ad "avere il coraggio di lasciarsi purificare e di recuperare la parte più autentica dei nostri carismi originari – che non si limitano solo alla vita religiosa, ma a tutta la Chiesa".
Il sabato del papa si è concluso con la veglia di preghiera insieme ai giovani, seguita al pranzo nel Seminario maggiore di San Josè. Anche ieri non hanno smesso di arrivare a Panama gli echi della crisi venezuelana. Una gigantesca bandiera giallo-blu-rossa che invitava a pregare per il Paese sudamericano è comparsa tra i giovani a Campo Santa Maria la Antigua. Ma ieri, soprattutto, è stata la giornata in cui il governo panamense ha annunciato in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il suo appoggio ufficiale a Juan Guaidò, considerato presidente legittimo.
Per quanto riguarda la linea della Santa Sede, l'ultima posizione era stata comunicata dal direttore ad interim della Sala Stampa il 24 gennaio e rivelava come il papa stesse seguendo l'evolversi della situazione, pregando affinché si potessero evitare ulteriori sofferenze alla popolazione. Nelle scorse ore a parlare è stato invece il cardinale Seán Patrick O'Malley, uno dei membri del cosiddetto "C6", il quale si è dichiarato "molto deluso" dalla decisione dei militari di non schierarsi con Juan Guaidò, presidente autoproclamato e riconosciuto come tale dagli Stati Uniti. Secondo l'Arcivescovo di Boston, l'uomo eletto a capo dell'Assemblea Nazionale lo scorso 5 gennaio avrebbe proposto "una formula che potrebbe evitare una guerra civile, potrebbe evitare la violenza, se solo avesse più persone a sostenerlo nel governo e nell'esercito".
Dichiarazioni non equivocabili che, però, sono da considerarsi al momento opinioni personali, sebbene siano state fatte proprio a Panama da uno dei sei collaboratori chiamati a consigliare il papa nel governo della Chiesa. Nelle stesse ore in cui il cardinal O'Malley rilasciava la sua intervista ad "America", "Pais" e "Corriere della Sera", sulla presunta posizione del papa relativamente alla questione venezuelana si è pronunciato anche Juan Grabois, il dirigente sindacale che vanta una lunga conoscenza con Bergoglio sin dai tempi del suo ministero episcopale a Buenos Aires.
L'attivista dei Movimenti popolari argentini - nominato nel 2016 consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - ha sostenuto che Francesco "ha una definizione molto chiara: deve esserci un dialogo all'interno del Venezuela, senza interventi esterni". Durante l'intervista concessa al programma radiofonico "Crónica Anunciada" sull'emittente "El Destape", Grabois ha inoltre affermato: "il papa è alla mia sinistra (perché) dice che questo sistema non regge, non può essere basato sul denaro. Si propone di fare un cambiamento rivoluzionario e sta proponendo riforme. Io sono molto più moderato di lui".
Dichiarazioni personali a parte, nei giorni della Gmg la posizione ufficiale della Santa Sede non è cambiata ed è rimasta quella diffusa in occasione delle polemiche per la presenza di un delegato vaticano alla cerimonia d'insediamento di Maduro: mantenimento delle relazioni diplomatiche con lo Stato venezuelano e sostegno alla popolazione che soffre per l'aggravarsi della situazione e a cui Francesco - come scritto nella nota della Sala Stampa del 24 gennaio - non sta facendo mancare la sua vicinanza con la preghiera.