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EDITORIALE

Sulla Cirinnà non c'è spazio per compromessi

Passata la manifestazione, ecco in campo i teorici del dialogo: vescovi e politici. Ma il messaggio del 20 giugno è chiaro: la Cirinnà va fermata. Chi patteggia tradisce quel popolo.
- Lettera aperta al presidente del Forum delle Famiglie, di V. Lodolo D'Oria ll Il PD pro-famiglia? Non scherziamo, di A. Pellicciari

Editoriali 24_06_2015
Family Day 2015

Family Pride

Dalle prime mosse ieri in Commissione Giustizia al Senato si capisce che la maggioranza va avanti per la sua strada sul ddl Cirinnà, il disegno di legge che sotto il nome di unioni civili intende promuovere niente meno che il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

E questo malgrado il quotidiano dei vescovi si sforzi di mostrare un Pd che, dopo la grande manifestazione per la famiglia del 20 giugno, sarebbe disposto a negoziare. Al proposito è da notare come Avvenire, dopo aver oscurato il raduno di piazza San Giovanni, ora dedichi tanto spazio alle possibilità di un compromesso in Parlamento. Sembrerebbe peraltro una strategia studiata visto che contemporaneamente in questi giorni hanno d’improvviso ritrovato la parola vescovi come monsignor Domenico Mogavero (Mazara del Vallo) e Bruno Forte (Chieti-Vasto) che da diversi quotidiani hanno cercato subito di depotenziare l’evento di sabato scorso invocando un dialogo rispettivamente sui temi del gender e sulle leggi in discussione.

Peraltro monsignor Forte ha spiegato ieri all’agenzia Zenit che la Cei non ha preso posizione prima del 20 giugno «per rispettare il protagonismo laicale». Sappiamo tutti che è una pietosa bugia, ma facendo finta di crederci ci chiediamo allora per quale motivo non continui il silenzio. Evidentemente qualche burattinaio, non essendo riuscito a fermare la manifestazione prima ed avendo fallito il boicottaggio, cerca adesso di deviarne il corso.

Del resto su cosa accadrà ora del movimento del 20 giugno è una domanda aperta. Per certi versi il difficile viene ora, anche perché quel popolo appassionato che si è visto sabato in piazza non può essere ridotto a una contingenza politica. È un movimento nella società che va ben oltre la politica e che chiede una continuità. Eppure c’è un appuntamento immediato ora, che era anche l’obiettivo prossimo della manifestazione: il disegno di legge sulle unioni civili.

Il mandato che il popolo ha dato ai politici il 20 giugno è stato chiarissimo: quella legge non s’ha da fare, e non c’è spazio per compromessi. Chi, magari ascoltando qualche prelato, cercasse di seguire il ministro Boschi nell’annunciata intenzione di accontentare il popolo delle famiglie ma anche quelli del Gay Pride, senza dubbio tradirebbe quella piazza. Per questo desta un certo stupore l’intervista dell’on. Gaetano Quagliarello ad Avvenire – eh sì, guarda caso, sempre Avvenire – in cui si dice disposto a «un compromesso alto». Cosa poi significhi quell’«alto» non è dato sapere, né si capisce se Quagliarello parli a titolo personale o su mandato del segretario del NCD.

Ma c’è un altro dato preoccupante che emerge dall’intervista, essendo Quagliarello il coordinatore del suo partito: dice infatti che pur puntando a un compromesso alto, nel caso il PD andasse avanti per la sua strada, «combatteremo la nostra battaglia fino in fondo, tenendo fuori il governo». Che sarebbe come a dire che si fa una battaglia per finta. Che forza avrebbe una posizione che non mette in discussione le poltrone e il prosieguo del governo stesso? 

Se davvero si considera questa una battaglia decisiva per il futuro del paese, e si ha anche un popolo che si è espresso con chiarezza al riguardo, non solo la permanenza al governo deve essere messa in discussione ma dovrebbe subito essere messa sul banco. O si ritira la Cirinnà o si esce dal governo. Chiunque ponesse condizioni diverse da questa, tradirebbe il popolo del 20 giugno. E per favore eviti di farsi vedere a prossimi eventi pro-famiglia.

- Lettera aperta al presidente del Forum delle Famigliedi V. Lodolo D'Oria 

Il PD pro-famiglia? Non scherziamo, di A. Pellicciari