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DOVE VA LA CHIESA?

Strana, pericolosa ed eccitante: è l'ortodossia

Taluni hanno preso la stupida abitudine di parlare dell’ortodossia come di qualche cosa di pesante, di monotono e di sicuro. Non c’è, invece, niente di così pericoloso e di così eccitante come l’ortodossia; l’ortodossia è la saggezza, e l’esser saggi è più drammatico che l’esser pazzi.

Libertà religiosa 30_05_2018

Caro direttore,
in questi tempi di grande confusione, può capitare anche di imbattersi in qualche sorpresa inaspettata. Recentemente, il New York Times, uno dei giornali che più facilmente attaccano il cattolicesimo, ha pubblicato un articolo interessante, intitolato “La Chiesa torni ad essere strana”. La frase che sintetizza il senso dell’intero articolo è questa: “Quindi l’unico approccio plausibile per il cattolicesimo è quello di offrire se stesso come una piena cultura alternativa a sé stante”. Soprattutto il titolo mi ha riportato alla memoria un passaggio del grande Chesterton, il quale ammirava la Chiesa, alla quale alla fine si convertì, anche perché Essa diceva cose gravi quando la gente si aspettava cose leggere e diceva cose leggere quando la gente si aspettava cose gravi.

Insomma, la Chiesa è sempre andata controcorrente, secondo il comando del Signore, perché la Chiesa vive il paradosso di essere vera ma anche misericordiosa e di essere misericordiosa, ma anche vera. Anche perché, come scrisse lo stesso Chesterton. “quel che è morto non può che seguire la corrente, solo ciò che è vivo può opporsi ad essa”. E poiché la Chiesa è stata fatta pescatrice di uomini, Kierkegaard annotava che “se il pescatore vuol fare una buona pesca, deve recarsi dove si trova il pesce, ma il pesce è sempre contro corrente: quindi deve andare da quella parte”.

L’articolo in questione mi ha molto interessato, anche perché molti cristiani del momento, soprattutto nel mondo occidentale, mi pare che soffrano di un preoccupante complesso, quello di non essere mai “strani”, diventando così succubi del pensiero politicamente corretto. Cioè, finiscono con l’essere terribilmente conformisti e paurosi di doversi confrontare con una modernità che oramai ha portato all’estremo il proprio pensiero, che nega Dio e, quindi, la divinità di Gesù. E’ evidente che, come i primi cristiani, il primo anticonformismo consiste nel testimoniare la “diversità” di Cristo e della Sua Chiesa, purchè non si confonda la testimonianza con una sorta di ritirata da ogni dibattito culturale e da ogni difesa della bellezza della verità di Cristo.

Anche sotto questo profilo ci viene in aiuto Chesterton, il quale aveva, tra i tanti altri, questo grande pregio: quello di essere grande amico delle persone con cui, però, polemizzava circa i grandi temi della verità, legati all’esperienza cristiana. Infatti, un altro equivoco nel quale cascano molti cristiani è questo: polemizzare con qualcuno significa diventarne nemico! Non è vero: per difendere la verità occorre, se necessario, arrivare anche a polemizzare, ma amando la persona con cui si dialettizza. Papa Giovanni, infatti, ci diceva che occorre distinguere tra errore ed errante, il che significa che dobbiamo essere misericordiosi verso l’errante, ma rigorosi nel giudicare l’errore.

Ecco come Chesterton ci può aiutare, quando scrive del “sensazionale romanzo dell’ortodossia”.

“Taluni hanno preso la stupida abitudine di parlare dell’ortodossia come di qualche cosa di pesante, di monotono e di sicuro. Non c’è, invece, niente di così pericoloso e di così eccitante come l’ortodossia; l’ortodossia è la saggezza, e l’esser saggi è più drammatico che l’esser pazzi; è l’equilibrio di un uomo dietro cavalli che corrono a precipizio, che pare si chini da una parte, si spenzoli da quell’altra, e pure, in ogni atteggiamento, conserva la grazia della statuaria e la precisione dell’aritmetica….La Chiesa ortodossa non scelse mai le strade battute, né accettò i luoghi comuni; non fu mai rispettabile.

Sarebbe stato facile accettare la potenza terrena degli ariani; sarebbe stato facile, nel calvinistico diciassettesimo secolo, cadere nel pozzo senza fondo della predestinazione”. E ancora: “La Chiesa Cattolica è la sola capace di salvare l’uomo dallo stato di schiavitù in cui si troverebbe se fosse soltanto il figlio del suo tempo”. E ancora: “La Chiesa aveva ragione nel rifiutare anche le eccezioni, e le eccezioni sono diventate una regola”. E ancora: “La Chiesa si prende la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo su questi errori, e sta proprio qui l’importanza del suo ruolo. Dogmaticamente essa difende l’umanità dai suoi peggiori nemici, quei mostri antichi, divoratori orribili che sono i vecchi errori”.

Caro direttore, potrei riportare tantissime altre citazioni del grande Chesterton, che non possono essere ospitate nello spazio di una lettera. Quel che desidero dirti è che i cristiani non devono avere paura di essere “strani” in questo mondo, perché testimoniare la loro “diversità” fa parte della loro vocazione. Non dobbiamo avere paura di essere “giudicati” dal mondo, perché questo ci è stato profetizzato dallo stesso Gesù. Nessuna paura, anche perché sappiamo con certezza che le tenebre non prevarranno, anche con la nostra audace collaborazione.