Stati generali, la rivoluzione bioetica francese
Oggi, 18 gennaio, prendono il via, in Francia, gli "Stati generali della bioetica", un grande dibattito nazionale sulle riforme da affrontare sulla vita e sulla famiglia. Al centro dell'attenzione è sempre la maternità surrogata. I progressisti la vorrebbero legalizzare, ma femministe e Manif pour Tous si oppongono alla mercificazione.
“Papà, perché alcune persone dicono che un padre non è importante?”; “Mamma com’è avere un papà?”, “il mio papà è il più forte!”. Sono le frasi e gli innocenti interrogativi che campeggiano nei pensieri dei bambini rappresentati nei manifestini della Manif Pour Tous, diffusi in occasione dell’apertura degli Stati generali della bioetica, che prendono il via oggi, 18 gennaio, in Francia per proseguire fino al prossimo 7 luglio. L’evento è coordinato dal Comitato consultivo nazionale sull'etica per la scienze della vita e della salute (Ccne) e ha lo scopo di animare una consultazione nazionale di esperti e cittadini, tramite dibattitti e incontri, che porterà, entro il prossimo autunno, all’elaborazione di una serie di proposte legislative sulle questioni della biotica.
In pratica la missione del Comitato consultivo nazionale sull'etica è "fornire opinioni su problemi etici e questioni sociali sollevate dai progressi nei campi della biologia, della medicina e della salute" (legge del 6 agosto 2004) sottoponendo tali questioni anche all’esame della società civile, mendiate eventi pubblici come gli Stati generali. I pareri prodotti saranno poi tenuti in considerazione dal legislatore in sede di elaborazione delle normative che regolano le suddette tematiche. L’organismo risente del retaggio storico della Rivoluzione Francese, quando appunto venivano convocati gli Stati generali.
Dopo l’approvazione del matrimoni gay nel 2013, i dossier più importanti sul tappeto saranno quelli dell’utero in affitto e della fecondazione eterologa per tutti. Non è un mistero infatti che diversi esponenti del governo del presidente Emmanuel Macron, anche se posizionati in ordine sparso, siano favorevoli alla legalizzazione di tali pratiche. Già nella campagna elettorale della scorsa primavera il leader di En Marche, pur negando possibili aperture alla maternità surrogata, aveva promesso che tutte le donne, etero, lesbiche e single, potranno avere accesso, tramite il sistema sanitario nazionale, alla fecondazione assistita. Un impegno confermato durante tutti questi primi mesi dal segretario di Stato all’Eguaglianza, Marlène Schiappa, che ha salutato l’arrivo del 2018 come l’anno della procreazione per tutte le donne.
Intanto, in vista dei possibili aggiornamenti legislativi che potrebbero scaturire dai lavori degli Stati generali, le lobby e l’élite ultra progressiste esercitano le loro pressioni. Martedì un collettivo di 110 note personalità francesi ha lanciato sul sito di Le Monde un appello per una riforma urgente volta a regolamentare (leggasi legalizzare) il fenomeno della gestazione per altri (Gpa). Tra i firmatari del testo intellettuali del calibro della sociologa Irène Théry e Elisabeth Badinter, scrittrice, filosofa e presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Publicis, multinazionale francese che si occupa di pubblicità, comunicazione e marketing. Le motivazioni avanzate da questi personaggi sono sempre le stesse: i bambini nati attraverso l’uso della Gpa ci sono, non posso essere negati i loro diritti, tanto vale regolamentare il fenomeno. Un discorso che, preso acriticamente per buono, potrebbe essere applicato a qualsiasi tipo di attività illegale e nociva all’integrità dell’essere umano, dalla prostituzione al commercio della droga, passando per il suicidio assistito dei depressi fino alla commercio di materiale pedo-pornografico. Il ragionamento fatto da queste “menti” della Franca non prede in considerazione nemmeno il fatto che a regolare questa pratica è sempre un passaggio di denaro che porta così a mercificare anche l’atto primigenio della vita. Per non parlare del fatto che le donne indigenti che mettono in vendita il proprio utero, la propria maternità, sono spesso costrette a firmare contratti che impongono loro perfino di non accarezzarsi la pancia per non creare legami con il nascituro. Insomma per molti figli del ’68 è normale che tutto, anche un figlio, diventi merce.
Un valido contraltare a queste posizioni arriva dal campo femminista. Infatti proprio in Francia, a Parigi, nel febbraio del 2016, diverse sigle femministe di tutto il mondo firmarono la Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata. Il documento denuncia “l’utilizzo degli esseri umani il cui valore intrinseco e la cui dignità sono cancellati a favore del valore d’uso o del valore di scambio” e rifiuta “la mercificazione del corpo delle donne e dei bambini”. I gruppi che hanno dati vita all’iniziativa francese sono stati il Cadac (Collettivo diritti delle donne), il Clf (Coordinamento Lesbiche francese) e il CoRP (Collettivo Rispetto della Persona) capitanato Sylviane Agacinski giornalista femminista e moglie dell’ex premier socialista Lionel Jospin.
Senza alcun dubbio, come abbiamo accennato all’inizio del pezzo, è però la Manif Pour Tous il movimento più impegnato a informare, sensibilizzare e coinvolgere tutti i cittadini nel dibattito sull’antropologia umana che si tiene a partire da questa settimana presso gli Stati generali della bioetica. I manifesti che immaginano lo sconcerto di un bambino davanti alla cancellazione di una delle figure genitoriali sono emblematici. In una nota pubblicata nei giorni scorsi, il movimento che ha riempito le piazze francesi nel 2013 denuncia il fatto che i diritti del bambino rischiano di essere i grandi assenti nelle riflessioni che si faranno nel grande consesso che durerà mesi. Si sta considerando deliberatamente, sottolinea la Manif, di privare alcuni figli dell'amore di un padre o di una madre, di renderli orfani fin dal concepimento di uno dei due genitori e di negare loro il diritto all’identità tramite la legalizzazione del ricorso alla donazione anonima di seme e ovuli.
Per avere contezza degli effetti di queste derive basta guardare il formarsi in tutto il mondo di gruppi organizzati di figli nati tramite donatori anonimi, impegnati in una ricerca spasmodica del padre; oppure la solitudine dilagante in Svezia, dove l’ottimo welfare statale permette a sempre più donne single di programmare figli senza partner, ricorrendo all’acquisto di seme che ormai viene spedito a casa come un pacco di Amazon.
Il movimento guidato da Ludovine de La Rochère, e che vede nei suoi vertici anche omosessuali e intellettuali di sinistra, chiede sostanzialmente che lo Stato rispetti il diritto di ogni nascituro ad avere un papà e una mamma ed esorta tutti a partecipare alle discussioni degli Stati generali. Dal canto suo, il governo francese non ha una posizione granitica e potrebbe decidere a seconda dell’andamento del dibattito. Scetticismo o aperta contrarietà all’eterologa per le coppie lesbiche e alla maternità surrogata in passato sono stati espressi dal premier Édouard Philippe e dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire, entrambi di estrazione neogollista. Insomma c’è ancora spazio per chi crede che la generazione della vita non può essere ridotta ad un mercimonio ed ora più che mai è il momento di far sentire il peso di tutte le realtà contrarie alle nuove pratiche di ingegneria umana. D’altra è facile immaginare che qualsiasi segnale uscirà dall’evento francese avrà ripercussioni su tutti i Paesi europei.