Star Wars, le radici New Age della filosofia Jedi
Star Wars, incluso l'ultimo capitolo, è una saga epica come poche. I suoi dialoghi più filosofici sono comunque impregnati di una cultura New Age ben visibile. George Lucas, l'ideatore della saga si ispirava a Joseph Campbell (1904-1987), storico delle religioni, vicino all'esoterismo gnostico di Jung.
Sono finalmente riuscito a vedere l'ultimo (ma non l'ultimo) film della saga Guerre stellari, intitolato Gli ultimi jedi. E, come al solito, ne ho dato una lettura poco conforme alle recensioni che ho letto.
Si, è vero, è un film epico; Disneyano, ma ancora epico. È una cosa insolita, per una saga avventurosa? È vero anche che ci sono le spede (laser), che ci piacciono molto; e un antichissimo ordine cavalleresco. Otttimo. C'è anche il tema del padre: mano sul cuore e ritti sull'attenti. Ma c'è anche altro, molto altro.
Non mi riferisco a Chewbecca che diventa vegano; o a quella specie di pinguini che sanno parecchio di marketing. Mi riferisco ad un dialogo assolutamente illuminante, che conferma quanto pensavo da tempo sulla saga di Lucas. Siamo sull'isola dove si è rifugiato l'ultimo Jedi, Luke Skywalker; e dove l'ha raggiunto una aspirante cavaliere, Rey. Luke acconsente ad addestrare (in tre lezioni) Rey: la porta su un masso a strapiombo sul mare e le chiede di chiudere gli occhi.
Questo è il dialogo tra i due:
Luke: La forza è l'energia tra tutte le cose viventi. Una tensione, un equilibrio che mantiene unito tutto l'universo.
Rey: Ho capito. Ma che cos'è?
Luke: Chiudi gli occhi. Respira. Ora espanditi.
[…]
Respira. Così. Respira. Espandi le tue sensazioni. Che cosa vedi?
Rey: L'isola. Vita; morte e putrefazione... che nutre nuova vita. Calore; freddo. Pace; violenza.
Luke: E fra tutto questo?
Rey: Equilibrio. Un'energia... una forza!
Luke: E dentro di te?
Rey: Dentro di me... la stessa forza!
Tutto chiaro? Chiarissimo! No? Forse è meglio fare un passo indietro... Negli anni Sessanta del secolo scorso il giovane George Lucas frequentò i corsi di cinematografia presso la University of Southern California. Che c'è di strano? Beh, tutto ciò che avveniva in California negli anni Sessanta era piuttosto strano: la psichedelia, le droghe, le religioni vediche, la liberazione sessuale... Un intero movimento che trovò uno dei suoi coaguli a Esalen, un «istituto» che ebbe una grandissima influenza nella cultura statunitense della seconda metà del secolo scorso. Uno dei guru di Esalen era, ad esempio, Joseph Campbell (1904-1987). Nato cattolico, Campbell si avvicinò alle religioni dei nativi americani, poi a quelle vediche, infine all'esoterismo gnostico di Jung. Studiò diversi «archetipi», tra i quali quello dell'eroe. Tale archetipo ha, secondo Campbell, alcune caratteristiche immutabili e universali: una nascita misteriosa; un rapporto complicato con il padre; il ritiro dalla società e l'apprendimento di un insegnamento esoterico grazie ad una guida; il ritorno alla società e l'adempimento di una missione, spesso grazie ad un'arma che solo lui (o lei) può usare.
Queste riflessioni finirono in un libro (L'eroe dai mille volti) sul quale Campbell tenne diverse lezioni a Esalen. Vi ricorda qualcosa? Forse la trama di... Guerre stellari? In effetti, Lucas lesse ed apprezzò il libro di Campell. Quando la trilogia originale fu conclusa, Lucas invitò Campbell per vedere insieme tutti e tre i film, per ringraziarlo del suo contributo.
Ora, rileggiamo il dialogo tra Luke e Rey: c'è una energia cosmica impersonale che coinvolge tutto l'universo; noi siamo semplicemente una piccola particella di quell'energia. Questa energia si manifesta come equilibrio di opposti (vita, morte; caldo, freddo; pace, violenza). Pura new age, la stessa new age che Campbell e altri insegnavano a Esalen. La famosa forza non è il Bene, ma equilibrio tra bene e male. Il bene e il male (come tutti gli opposti gnostici) hanno bisogno l'uno dell'altro, coesistono, sono l'uno nell'altro. Pensiamoci: i sith e i jedi... il cattivo che viene addestrato dal buono... il conflitto, nel buono come nel cattivo, tra il lato oscuro e quello luminoso della forza... Ripeto: la forza non è il bene, ma l'equilibrio tra il bene e il male, la «coniunctio oppositorum» gnostica e junghiana.
Ricordate Episodio I – La minaccia fantasma? Il maestro Qui-gon Jinn riconosce nel piccolo Anakin Skywalker il predestinato a portare equilibrio nella forza, non a far prevalere il lato luminoso della forza sul lato oscuro. Eh, sì, perché la forza ha anche un lato oscuro... Nel caso in cui questa interpretazione vi appaia tirata per i capelli, ecco le parole di George Lucas in persona: «Volevo avere questa base mitologica perché stavo basando il film sull'idea che la Forza ha due lati, il lato buono, il lato cattivo, ed entrambi hanno bisogno di essere lì. La maggior parte delle religioni sono costruite su questo, sia che si chiami yin e yang, Dio e il diavolo - tutto è costruito sulla tensione push-pull creata da due lati dell'equazione. Fin dall'inizio, questo è stato il tema chiave di "Star Wars"».
Nel caso non fosse ancora chiaro, torniamo per un attimo a Gli ultimi jedi. Ad un certo punto, il maestro Yoda compare a Skywalker e gli rivolge queste parole: «Uhm... Skywalker, l'orizzonte ancora tu guardi. Ma è qui, ora!». Ora: sarà un caso, ma il «qui ed ora» era uno slogan di Esalen, inventato da uno dei suoi guru, lo psicologo Fritz Perls (1893-1970). Guerre stellari è quindi una saga new age? Se lo dicono gli stessi jedi, dobbiamo crederci...