Stallo negli scontri in Libia, un'opportunità di mediare
Stallo a Tripoli fra le truppe del generale Haftar e quelle fedeli al governo Sarraj. Potrebbe essere il momento giusto per riprendere le trattative. Lo scontro finora, è stato molto contenuto, con relativamente poche perdite. L'Onu ha annullato il vertice libico di Ghadames, dunque può essere l'occasione per l'Italia di presentarsi come mediatrice.
La pausa nei combattimenti tra l’Esercito Nazionale Libico del generale Khalifa Haftar e le milizie che difendono il premier voluto e riconosciuto dall’Onu, Fayez al Sarraj, registrate nelle ultime 24 ore potrebbe indicare una svolta in quella che è stata pomposamente definita la “battaglia per Tripoli”.
Una pausa che in termini militari sottolinea un’impasse che potrebbe infatti lasciare nuovamente ampi margini alla politica e al negoziato. Haftar non ha sfondato il fronte, non è penetrato nel cuore della capitale libica e con ogni probabilità la defezione di alcune milizie tripoline su cui contava non si è verificata. Al tempo stesso le milizie di Misurata e le altre che hanno difeso la città hanno ripreso Ain Zara, il sobborgo conteso a circa 15 chilometri a sudest dal centro di Tripoli, ma non sono riuscite a respingere le forze del generale dai dintorni della città.
Il bilancio di 5 giorni di “battaglia” è del resto molto limitato, troppo per definire quella in corso a Tripoli una “guerra civile” come si sono affrettati molti ambienti che non vedono l’ora di sfruttare questo pretesto per far riaprire i porti italiani a nuove ondate di immigrati illegali. Poco più di 50 morti e 200 feriti (oltre a 8mila sfollati); numeri che sembrano indicare una “drole de guerre”, una serie di scaramucce in cui gli avversari hanno messo in campo più fumo che arrosto, ben attenti a non farsi troppo male a vicenda, persino con i bombardamenti aerei risoltisi da ambo le parti con qualche ordigno a caduta libera (non guidato da strumenti di precisione) sganciato sul nulla senza provocare danni o vittime.
Il vice Primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, Mohamed bin Abdulrahman Al Thani, ha dichiarato che in Libia è necessaria una soluzione politica, non militare: una valutazione condivisa ufficialmente da molti inclusa la Ue anche se Parigi due giorni or sono si è rifiutata di firmare una mozione europea che condannava l’offensiva dell’LNA confermando così le voci di un supporto segreto francese ad Haftar se non addirittura di un via libera all’attacco alla capitale. Parigi nega ogni coinvolgimento con Haftar e un portavoce del ministero degli Esteri ha precisato che le priorità della Francia per la Libia sono "la cessazione delle ostilità e la ripresa del dialogo, come anche il sostegno alla mediazione delle Nazioni Unite per rilanciare il processo politico".
"Personalmente, con altri colleghi stiamo cercando di puntare alla pace e al dialogo parlando con tutti. Qualcuno temo, per interessi economici e per egoismi nazionali, stia giocando alla guerra che è un gioco molto molto pericoloso" ha detto ieri il vicepremier Matteo Salvini al GiornaleRadio Rai. "Mi sembra evidente che chi ha interesse a destabilizzare l'area e l'ha già fatto negli anni passati per interessi economici e non per i diritti umani sia chiaramente oltreconfine", ha aggiunto.
Finora gli scontri a Tripoli hanno dimostrato la scarsa influenza sugli eventi dell’Occidente e della stessa Russia (anch’essa sponsor di Haftar) poiché sul campo i protagonisti sono stati i due fronti arabo-islamici: Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita (quest’ultima più defilata) al fianco di Haftar e l’asse Turchia-Qatar a sostegno dei Fratelli Musulmani, il movimento islamista cui si rifanno molte milizie a Tripoli e Misurata che sostengono al-Sarraj.
Il fallimento delle opzioni militari fa risalire le quotazioni soprattutto dell’Italia come “potenza” in grado di garantire il via libera a nuovi negoziati. Non solo perché Roma non si è sbilanciata tra i due contendenti e non ha “scheletri nell’armadio”, a differenza di Parigi. Ma anche perchè, oltre ad aver ottimi rapporti con entrambi i leader rivali, l’Italia ha mantenuto aperta la sua ambasciata e a differenza di statunitensi ed europei non ha evacuato i suoi militari da Misurata e Tripoli (missione sanitaria e di supporto alla Guardia Costiera libica) mantenendo quindi un ruolo di affidabilità e amicizia nei confronti della Libia che resta ineguagliato.
L’annuncio che le Nazioni Unite hanno annullato il vertice tra le controparti libiche previsto la prossima settimana a Ghadames, aumenta i margini di manovra di Roma per tentare di riunire attorno a un tavolo i leader della nostra ex colonia.