Spirito Santo e cittadinanza ecologica
Uno "strano" Spirito Santo aleggia sul Sinodo amazzonico. Uno Spirito amante delle novità, che ha sposato in pieno l'agenda progressista. Insomma uno Spirito alquanto sospetto. Poi, non paghi della burocrazia padrona, eccoci a invocare la "cittadinanza ecologica".
«La fede nello Spirito Santo deve essere più forte della paura di sbagliare». Anche ieri, nella Congregazione generale pomeridiana del Sinodo, si è fatto appello all’apertura allo Spirito Santo e a non resistere ai suoi suggerimenti. Più che giusto. Solo che lo Spirito Santo di cui parlano certi vescovi e cardinali ha delle caratteristiche un po’ sospette. Intanto in Paradiso sembra un po’ annoiarsi, visto che inevitabilmente chiede «novità» agli uomini di Chiesa. Poi, guarda caso, le novità che chiede coincidono con una certa agenda progressista, per non dire protestante: ordinazione sacerdotale di uomini sposati, diaconato femminile tendente al sacerdozio, per non parlare della conversione ecologica, qualsiasi cosa voglia dire. È uno Spirito Santo ovviamente molto critico di san Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e di tutta la tradizione, e in perfetta sintonia con i cardinali Kasper e Marx. Sarà, ma qualcosa non torna.
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Non pensate di cavarvela, «ci serve una cittadinanza ecologica»: è il concetto chiave emerso nella Congregazione generale mattutina del Sinodo. Capire cosa voglia dire però non è facile. Fatte le debite ricerche scopriamo che in realtà è da tempo che si parla di “cittadinanza ecologica”. Addirittura l’Osservatore Romano la invocò nel lontano 11 gennaio 2018, attribuendo all’enciclica Laudato Si’ la descrizione di comportamenti etici adeguati alla crisi ecologica in atto (o presunta tale), cui dovrebbero essere affiancate nuove norme per creare una società ecologica e solidale. In altre parole nuovi stili di vita, sobrietà, consumi ridotti al minimo sostenuti da leggi ad hoc. Chissà perché a queste parole mi viene in mente la Cina comunista… E un brivido mi scorre per la schiena.