Sovranità europea? Questo europeismo è troppo ideologico
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La polemica della Lega dopo le parole di Mattarella sulla sovranità europea è un'ulteriore prova che l'europeismo ha ormai forti caratteri ideologici e chi lo contesta è sovversivo. La figura del presidente della Repubblica è contornata da un'aureola di santità repubblicana che lo mette al riparo da qualsiasi osservazione.
In campagna elettorale tutto si ingarbuglia. Però nel guazzabuglio creato dalla Lega sul tema della sovranità dell’Italia e dell’Unione Europea qualcosa di serio e di immune dal tira e molla partitico c’è. Bisogna però depurare la diatriba dalle accentuazioni strumentali, ammesso che questo sia possibile in prossimità delle urne… Nessuno dei contendenti coinvolti lo può fare, ma almeno proviamoci noi a fare un’opera di disinfestazione mentale.
Cominciamo dal discorso del presidente Mattarella in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno scorso. Egli ha parlato di “sovranità europea” che le prossime elezioni del parlamento europeo attesterebbero: «Tra pochi giorni, consacreremo, con l’elezione del parlamento europeo, la sovranità della UE». Questa “sovranità europea” egli l’ha posta in relazione alla nascita della Repubblica italiana, aperta all’Europa e desiderosa di recare aiuto laddove fosse necessario difendere la libertà dei popoli e favorire la pace. Il discorso di Mattarella è stato in linea con la versione “istituzionale” e di repertorio che è ormai diventata il copione a cui le forze politiche dovrebbero attenersi come ad un galateo.
Niente di sostanzialmente nuovo, quindi. Però adoperare l’espressione “sovranità europea” non è stata una buona scelta in prossimità di elezioni che proprio su questo vedono due campi politicamente contrapposti. Molti partiti stanno contestando proprio questo concetto, molti candidati si presentano proprio per contrastare questo processo. Molti cittadini italiani andranno a votare non per “consacrare la sovranità dell’UE”, ma per fermarla. L’espressione di Mattarella è stata una forzatura politica ed era prevedibile una reazione in questo periodo di clima caldo.
Il Presidente ha poi posto in relazione causale la repubblica e l’Unione Europea. Anche questo aspetto del suo discorso può legittimamente suscitare perplessità. Nell’articolo 11 della Costituzione non si dice certamente che l’Italia voglia questa Unione Europea. Mattarella parla di Europa e di Unione europea indistintamente. Del resto, la scelta per la Comunità europea, successiva alla proclamazione della Repubblica, fu molto combattuta e una importante forza come il Partito Comunista, che pure aveva sottoscritto il patto repubblicano, era fermamente contrario. Il Presidente, inoltre, ha legato il concetto della libertà dei popoli con quello dell’Unione Europea, forse non pensando che molti cittadini che andranno a votare ritengono che questa Unione Europea abbia messo in pericolo la libertà dei popoli. Quanti vorrebbero legittimamente frenare il processo unitario lamentano che in esso i popoli non vengono rispettati. Però bisognerebbe rispettare anche questi elettori.
Passiamo ora agli interventi di Claudio Borghi e Matteo Salvini che hanno colto l’opportunità elettorale. La Lega, infatti, si propone tra i partiti più critici verso nuove concessioni di sovranità all’Unione. Lo fa non solo per essere presente in Europa ma cerca di raccogliere i consensi dell’area del dissenso antieuropeista anche per finalità di politica interna (come del resto fanno tutti i partiti che parlano di programmi italiani che di per sé non c’entrano nulla con le elezioni europee) e non uscire troppo ridimensionata tra i partiti di governo. Solo che Borghi è stato alquanto maldestro, sostenendo che se Mattarella, nel giorno della sovranità italiana, celebra invece la sovranità europea, “dovrebbe dimettersi”.
Valutazione incauta che ha fatto scattare come una molla l’allarmismo costituzionalista di sistema: «Attacco sovranista al Quirinale» ha titolato Repubblica e sul Corriere Marzio Breda ha parlato di «dichiarazioni eversive». Naturalmente la sinistra ha parlato anche di fascismo. Invece l’intervento di Salvini alla trasmissione “In Mezz’ora” su Rai3 è stato argomentato in modo pacato: Il 2 giugno è una festa istituita per celebrare la sovranità dell’Italia e non quella dell’Unione, che allora non esisteva nemmeno. Non si può dire che quanti si sono sacrificati per l’Italia si siano anche sacrificati per questa Europa.
Questo quadro della polemica sollecita due questioni emergenti. La prima è che abbiamo avuto una ulteriore prova che l’europeismo ha ormai forti caratteri ideologici. Esso è un insieme di assunti istituzionalizzati dichiarati indiscutibili nelle loro articolazioni concrete. La critica al processo dell’Unione è considerata una eresia politica e il rifiuto della parola “sovranità” applicata all’Europa è vista come un fatto sovversivo. Molte forze politiche sono appiattite in modo convenzionale su un insieme di verità che esse pongono come caratterizzanti un nuovo “arco costituzionale”.
La seconda è che la figura del Presidente della Repubblica è ormai contornata da un’aureola di santità repubblicana che lo mette al riparo da qualsiasi osservazione. A parte le scivolate di Borghi, perché non si può criticare un passaggio di un discorso del Presidente, soprattutto se egli, espressamente o per allusione, parla di un punto nevralgico della campagna elettorale? Quindi un punto eminentemente politico? A ben vedere proprio questo dogma dell’impoliticità di Mattarella anche quando fa interventi politici ha un forte carattere politico.