Smentita la fuga in massa dei cristiani minacciati da Boko Haram nel Niger sudorientale
Boko Haram ha ingiunto ai cristiani della regione di Diffa di andarsene se non volevano essere uccisi. Le autorità hanno deciso di moltiplicare i controlli soprattutto in prossimità delle chiese
Il 7 giugno Boko Haram, il gruppo jihadista nigeriano, ha rapito una donna cristiana nel villaggio di Kintchendi, nella regione sudorientale di Diffa, in Niger. L’ha poi rilasciata con una lettera indirizzata ai cristiani che vivono nell’area. “Lasciate la città entro tre giorni o sarete uccisi”, diceva il messaggio. Nei giorni successivi fonti locali hanno riferito all’organizzazione non governativa Open Doors USA che ai cristiani di Diffa era stato detto di trasferirsi nella capitale Niamey e che già diverse famiglie erano in procinto di andarsene. Tuttavia il 14 giugno la notizia dell’imminente partenza è stata smentita da monsignor Anthony Coudjofio, vicario generale di Niamey. “I cristiani sono minacciati – ha spiegato all’agenzia Fides – ma è falso che abbiano iniziato ad abbandonare in massa l’area”. La comunità cristiana di Diffa ha confermato al presule di aver ricevuto il messaggio contente la minaccia: “hanno detto che il fatto è certamente inquietante – riporta monsignor Coudjofio – ma hanno aggiunto che le forze di sicurezza stanno pattugliando l’area, proteggendo le chiese. I fedeli cattolici, sia pure spaventati, non hanno lasciato le loro case. È una notizia priva di fondamento”. È dal febbraio del 2015 che Boko Haram è presente nella regione di Diffa, che confina con la Nigeria e con il Ciad. Vi ha messo a segno diversi attentati il più recente dei quali risale alla fine di marzo quando due donne si sono fatte esplodere nel mercato di un villaggio uccidendo dieci persone.