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IL CARDINALE MULLER

Sinodo e Medjugorie, le anticipazioni del cardinale Müller

Il Sinodo dovrà affrontare «la sfida di trovare vie pastorali per una più forte integrazione nella comunità» dei divorziati «senza riduzioni della parola di Gesù e del conseguente insegnamento della Chiesa». Lo dice il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E su Medjugorie...

Ecclesia 05_08_2015
Il cardinale Gerhard Müller

Mentre il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, manda un messaggio ai giovani che si riuniscono a Medjugorie per il Festival 2015, il cardinale Ludwig Müller conferma che la decisione vaticana sulle presunte apparizioni balcaniche dovrà attendere la «sessione ordinaria di autunno». Dopo quella riunione della congregazione della Dottrina della Fede la palla passerà direttamente a papa Francesco che avrà l'ultima parola. Intanto il cardinale Schönborn dice ai giovani riuniti a Medjugorie che è «con loro con il cuore e con la preghiera intensa».

Nell'intervista concessa a katholische.de, pubblicata il 3 agosto scorso, il prefetto dell'ex Santo Ufficio, a proposito di Medjugorie, ha ricordato il lavoro svolto dalla Commissione diretta dal cardinale Ruini, un istruttoria che costituirà la base dell'approfondimento che farà la sessione autunnale della congregazione presieduta dal card. Müller. Come la Nuova Bussola Quotidiana ha più volte ricordato le conclusioni del lavoro della Commissione Ruini non sono negative, ma sono corredate da una serie di dubbi e incertezze sulle presunte apparizioni mariane di Medjugorie. Alcune voci dicono che dal lavoro della Congregazione della Dottrina della Fede dovrebbe scaturire innanzitutto una maggior cautela pastorale nell'approccio dei fedeli alle presunte apparizioni. Il cardinale Schönborn ha chiesto ai giovani riuniti per il Festival medjugoriano di «pregare per il Sinodo della famiglia», un appuntamento per cui il card. Müller si augura che non venga «compromessa la Parola di Gesù e l'insegnamento della Chiesa sulla base di esso». Perché, ha dichiarato Müller, «per il futuro della Chiesa e della società la famiglia è di importanza insostituibile» Quelle sfide che per molti sembrano essere di importanza assoluta (divorziati risposati, persone omosessuali e convivenze), per il cardinale Müller sono importanti, ma sono la preparazione al matrimonio e l'accompagnamento degli sposi che innanzitutto «richiedono rinnovamento e approfondimento».

La preoccupazione del corretto rapporto tra dottrina e pastorale è uno dei temi su cui più volte è intervenuto il cardinale Müller fin dall'inizio del dibattito sinodale. Le due non possono essere in contraddizione e, pertanto, la Congregazione della Dottrina della Fede svolge un compito di promozione e vigilanza in stretto rapporto con il Santo Padre. Qualcuno aveva maliziosamente strumentalizzato le parole del cardinale a proposito del ruolo della Congregazione da lui presieduta. In un'intervista, infatti, il cardinale aveva parlato di un compito della Congregazione di «strutturare teologicamente» il pontificato, e così qualche media che si occupa di cose vaticane si era sentito in dovere di tirare le orecchie a Müller, probabilmente ritenuto reo di lesa maestà. Oggi lo stesso chiarisce. «La mia preoccupazione», ha detto a katholische.de, «era quella di richiamare l'attenzione sul compito specifico della Congregazione per la Dottrina della Fede: deve promuovere e difendere la fede e la morale in tutta la Chiesa cattolica, a nome del Papa. (…) Personalmente la fedeltà al Papa lungo tutta la mia vita è sempre stato il desiderio del mio cuore».

Tra l'altro il prefetto condivide con il Santo Padre anche una certa sensibilità verso la teologia della liberazione. A proposito del recente viaggio di Francesco in Sud America, che pure non ha mancato di sollevare qualche perplessità, il cardinale Müller dice che «questo viaggio dimostra che la Chiesa deve usare un'autentica teologia della liberazione», cioè quella che non è in contrasto con quanto stigmatizzato proprio da due celebri documenti della Congregazione dell'ex Sant'Uffizio quando a dirigerlo era l'allora cardinale Ratzinger. «Il libretto», dice Muller, «che ho pubblicato di recente con Gustavo Gutierrez e di cui papa Francesco ha scritto la prefazione, è un segno» che va in tale direzione.

In un'intervista che affronta molti temi, non è mancata anche la domanda sui rapporti tra il Vaticano e la Fraternità S. Pio X, il gruppo sacerdotale fondato da monsignor Marcel Lefevbre che da tempo è impegnato in un confronto con la Santa Sede quanto alla piena comunione con Roma. Il cardinale Müller ha risposto dicendo che «non ci sono novità sostanziali» e il Papa vuole che si prosegua con «tenacia e pazienza» (in italiano nel testo in tedesco a indicare le parole precise del pontefice). Negli ultimi mesi, ha specificato Müller, «ci sono stati incontri di vario genere, volte a migliorare la fiducia reciproca».  In questo ambito negli ultimi tempi vi sono stati effettivamente alcuni fatti interessanti tra cui la nomina di monsignor Fellay, superiore generale della Fratermità, a giudice di prima istanza nel procedimento contro un prete lefebvriano macchiatosi di un grave delitto. Tale nomina è stata formalmente ratificata proprio dalla Congregazione della Dottrina della Fede e, al di là della questione specifica, mostra comunque di essere un «segno di benevolenza e magnanimità», come ha dichiarato al proposito monsignor Pozzo, segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei

Un altro fatto interessante arriva dalla diocesi di Buenos Aires da cui proviene papa Francesco. In questo caso l'attuale arcivescovo, Aurelio Poli, che ha sostituito il cardinale Bergoglio dopo l'elezione al soglio di Pietro, ha dato il via libera perché i lefebvriani venissero registrati dal governo dell'Argentina come “associazione diocesana”. Nel caso della Fraternità S.Pio X «l'esigenza di una completa riconciliazione”, ha specificato Müller a katolische.de, «è la firma di un preambolo dottrinale, per garantire la piena conformità alle questioni essenziali della fede». Ma i segni di “benevolenza”, con papa Francesco regnante, non mancano affatto.