Siete medici, non Schettino: rimettetevi quei camici
La vera emergenza sanitaria è la "diserzione" dei medici di base che non curano i sintomi dei pazienti Covid i quali devono poi ricorrere al fai da te rischiando l'ospedale. Oppure scrivono alla Bussola, che non può fare nulla. Le realtà sussidiarie di medici in rete sono state demolite da campagne denigratorie oppure intasate perché non possono sostituirsi allo Stato. Storture di una rete di medicina territoriale che ha detto ai professionisti di non curare il virus, ma di occuparsi di burocrazia. Però se si mettono a vaccinare ricevono subito 80 euro in più di diaria.
In questi ultimi giorni, complici anche alcuni articoli sull’argomento cure domiciliari (QUI e QUI) nella cura del covid, la Bussola sta ricevendo moltissime richieste di intervento medico o di consulenza. C’è chi chiede il contatto di questo o quel medico che ha scritto sulle nostre colonne, chi invece vorrebbe avere consulenze su farmaci e dosaggi, chi inoltre domanda se conosciamo medici nella zona di Pavia o Macerata (sono esempi) disposti a curare i positivi sintomatici a casa. Positivi, i quali vorrebbero seguire un minimo di terapia sotto controllo medico per non ricorrere al fai da te e magari vedersi peggiorati dopo pochi giorni andando all’ospedale.
La Bussola può testimoniare dal suo modesto osservatorio che si tratta di numero ingente di persone: sono dieci? Sono venti? Sono 50? Sono comunque tanti. Sono lettori del nostro giornale, alcuni affezionati sostenitori, che sono in estrema difficoltà a causa dell’abbandono dei medici di base del loro compito principale di cura e sostegno.
E sono un campione di una maggioranza di italiani molto più vasta. Sono lo specchio di una situazione che per molti casi è drammatica perché trovarsi a casa con la febbre e non poter contare su un contatto medico non è piacevole. C’è ancora chi – ed è medico - siccome il 99% dei malati covid non finisce all’ospedale, sostiene che tanto vale affidarsi alla attesa più o meno vigile. Così tende a minimizzare una situazione che presuppone non poter essere curata sistematicamente.
Il fatto, però, è che quell’1% che finisce all’ospedale, poi, è quasi sempre – anzi, togliamo il quasi -, un paziente che non è stato curato adeguatamente a casa. Il paziente si cura male senza colpe e il gioco è fatto.
Però ci preme chiarire un fatto. Ringraziamo tutti i lettori e i sostenitori che ci investono di così tanta fiducia nel condividere le loro situazioni mediche. È una confidenza della quale portiamo volentieri il peso spiritualmente e che affidiamo alle nostre povere preghiere nel Rosario quotidiano.
Ma purtroppo, e qui vorremmo rispondere fisicamente a tutti quanti ci hanno scritto, non possiamo dare loro i contatti dei medici, né segnalare i casi, né farci tramite per una consulenza medica. E neppure consigliare schemi terapeutici perché ciò sarebbe una pesante ingerenza nel campo della sicurezza sanitaria che non ci compete per nessun motivo oltre che un’invasione della privacy di professionisti che in queste ore sono subissati di richieste di cura.
Non possiamo, semplicemente perché non è il nostro mestiere, che invece è quello dei giornalisti. Ed è in quel campo che abbiamo cercato di dare il nostro meglio segnalando quelle associazioni di medici che hanno iniziato a curare indipendentemente dai protocolli vigile attesa & Tachipirina del Ministero e senza curarsi delle ritorsioni che in alcuni casi sono arrivate.
È bene ricordare a tutti i lettori perché siamo finiti in questa situazione di totale e sistematica assenza di cure da parte dei medici di base. Perché dal 22 febbraio 2020 una circolare del Ministero diceva che questo misterioso virus non era curabile. Da quel momento ai medici delle Asl è stato praticamente detto – circa la cura di covid - di togliersi il camice e di dedicarsi a certificati di isolamento e a pratiche mediche inerenti la pandemia. È un discorso che rischia di essere generalizzato e qualunquista, lo sappiamo, se non motivato bene (noi dalle nostre colonne l’abbiamo fatto sempre), ma che per la gran parte del territorio italiano è vero. I pochi medici che hanno continuato a curare i sintomi del covid ben sapendo che non esiste una cura specifica, ma che la cura è aiutare il nostro corpo a lottare per scongiurare un ingresso in ospedale, sono stati ostacolati in ogni modo.
In particolare, quelli che si sono organizzati in reti di supporto tanto volontariste quanto lodevolmente sussidiarie. La Bussola ha raccontato l’esperienza di cura di Ippocrate e del Comitato di Terapie domiciliari retto dall’avvocato Erich Grimaldi, ma anche della formidabile chat del dottor Mangiagalli.
Il primo è stato massacrato da una campagna stampa denigratoria e da un’inchiesta giudiziaria ed è praticamente finito, il secondo invece, organizzatosi con una web app per cercare di offrire un servizio il più serio possibile, è ora subissato di richieste e a volte di pretese da parte di quei tanti pazienti abbandonati dai medici, che lo hanno scambiato per un sostituto delle Asl. Ma è chiaro che un’opera nata dalla buona volontà di pochi medici non può sostituirsi alla rete della medicina territoriale che, evidentemente, non sta facendo il suo dovere, sempre salvo eccezioni lodevoli.
È a questi medici che abbiamo dato voce, ma adesso che la variante Omicron sta infettando metà della popolazione, è chiaro che anche queste associazioni vanno in sofferenza.
Che fare? È indispensabile che i medici oggi impegnati a occuparsi solo di scartoffie da igiene pubblica, si rimettano il camice e ricomincino a visitare, telefonare, informarsi sui loro pazienti e prescrivere antinfiammatori con coscienza retta e scienza medica, che non hanno scordato, ma hanno solo messo da parte un attimo.
Non è una questione di soldi, ma di volontà e di opposizione a un modus operandi partito dall’alto, ma che è il colpo di grazia alla medicina territoriale italiana che era il nostro fiore all’occhiello nazionale e oggi viene sempre più depauperata.
Ma se anche fosse una questione di soldi, potremmo fare così: gli 80 euro in più di diaria che si danno ai medici vaccinatori, (chissà perché ma quelli non mancano e si trovano sempre), possono essere destinati agli stessi medici di base togliendogli la siringa e mettendogli il fonendoscopio sul collo anche se sappiamo che i medici sono già lautamente pagati dalle Asl.
In ogni caso i malati a casa devono pretendere dai medici di base di essere ascoltati, anche a costo di risultare molesti o fastidiosi per evitare un triste e penoso pellegrinaggio telefonico alla ricerca di un'anima pia disposta a farsi carico di una malattia che potrebbe portare il poveretto all'ospedale. È successo e sta succedendo ancora oggi.
A dieci anni dal disastro della Concordia, ci vorrebbe qualcuno nelle vesti del comandante De Falco che imponga ai dottori Schettino di questo Paese di rimettersi il camice e uscire dal centro vaccinale per salire in ambulatorio a fare quello per cui sono lautamente pagati: curare il covid.