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ELEZIONI DA RIFARE

Shock in Austria: il presidente europeista non ha vinto

Il verde europeista Van der Bellen aveva vinto in Austria per un pugno di voti contro l'euroscettico Hofer. E nell'Ue avevano tutti tirato un sospiro di sollievo. Ma il ballottaggio non era regolare. La Corte Costituzionale austriaca decide il ritorno alle urne. E a Bruxelles, all'indomani della Brexit, si apre un'altra crisi.

Esteri 02_07_2016
Alexander Van der Bellen

Nuovi guai in vista per l’Unione Europea. A Bruxelles avevano tirato un sospiro di sollievo quando, in Austria, il verde indipendente Alexander Van der Bellen aveva battuto per un pugno di voti (poco più di 30mila in un paese di 8,5 milioni di abitanti) il nazionalista Norbert Hofer, nelle elezioni presidenziali dello scorso 22 maggio. Ma il ballottaggio è stato irregolare. E così, ieri, con una decisione prima nel suo genere, la Corte Costituzionale austriaca ha annullato l’esito elettorale e ordinato di ritornare alle urne il prossimo autunno. L’Austria torna ad essere un paese senza capo di Stato ancora per qualche mese. A Bruxelles tornano a trattenere il fiato: il candidato nazionalista è infatti un euroscettico convinto e dichiarato.

Il sospetto che l’elezione fosse irregolare era già molto diffuso, ma solo su fonti austriache e piccoli blog e quotidiani indipendenti, solitamente ritenuti “inaffidabili” quando non “complottisti”. La parola d’ordine, dopo il 22 maggio, era quella della “vittoria dell’Europa sui nazionalismi”. Van der Bellen, intellettuale cosmopolita con una bella storia familiare da raccontare era diventato il simbolo dell’ideale dei confini aperti, dell’accoglienza ai rifugiati, dell’Europa senza muri che costruisce ponti. Guai a metterlo in discussione, insomma. Eppure… Fin dal primo giorno seguente al voto erano emersi dubbi e trapelati numeri. Tanti numeri strani. Il partito Fpo, che sostiene la candidatura di Hofer denunciava che a Linz l’affluenza fosse smisuratamente alta, forse più voti degli stessi elettori. Per il voto per procura soprattutto: non vedenti e invalidi in grande quantità. C’erano sospetti più che fondati che le schede arrivate dall’estero, per il voto per posta (rivelatosi determinante) fossero decine di migliaia in più rispetto agli elettori stessi. E poi, come denunciava il partito sconfitto, quelle schede erano state aperte prima del tempo e conteggiate da personale non autorizzato. L’Fpo ha segnalato anche minorenni, stranieri e defunti illegalmente iscritti nelle liste elettorali e votanti. A parte le battute su resurrezioni e regolarizzazioni-lampo degli immigrati, il partito di destra ha spedito il tutto alla Corte Costituzionale.

La sentenza, arrivata ieri, afferma che non vi siano prove di brogli elettorali, ma che le regole sullo scrutinio siano state violate in modo grave, in particolar modo l’apertura anticipata delle schede del voto estero. Dunque c’erano elementi a sufficienza per annullare il voto. Il fatto che non vi siano prove di brogli eclatanti salva la faccia alla democrazia austriaca. La scelta di tornare alle urne per violazione delle regole, invece, dimostra la determinazione necessaria a rispettare la legge. Nell’annunciare la sentenza, il giudice Gerhard Holzinger dichiara: “La decisione che sto annunciando oggi non ha vinti, né vincitori, ha solo uno scopo: rafforzare la fiducia nello Stato di diritto e nella democrazia”.

Van der Bellen, che avrebbe dovuto insediarsi come presidente la settimana prossima e prestare giuramento, accoglie sportivamente la notizia dell’annullamento della sua vittoria: “L’Austria ha bisogno di essere ben rappresentata in Europa e nel mondo. Se ce l’abbiamo fatta una volta, ce la possiamo fare ancora”. Prudenza da parte di Norbert Hofer, che dichiara soltanto di aver fiducia nello Stato di diritto. La corsa al voto ricomincerà immediatamente, nonostante la pausa estiva ed è tutta da giocare. Van der Bellen confida, appunto, nello spirito trionfalistico che ha accompagnato il suo primo successo e spera di aumentare i consensi entro il prossimo autunno, allargando il margine sul suo avversario. Hofer conta, all’opposto, sull’effetto spiazzante della sentenza. Perché la violazione delle regole c’è stata comunque e una vittoria rubata dovrebbe scatenare una reazione nell’opinione pubblica.

Il fatto è che, appunto, le elezioni in Austria sono importanti soprattutto per l’Unione Europea, più che per la carica presidenziale in sé che è quasi solo notarile e cerimoniale. Si scontra la visione di Van der Bellen degli Stati Uniti Europei senza frontiere e aperti agli immigrati di tutto il mondo, con il ritorno allo Stato nazionale di Hofer. A fronte della decisione britannica di abbandonare l’Ue, Van der Bellen ha disapprovato la scelta degli elettori del Regno Unito, mentre Hofer ha dichiarato di voler ripetere l’esperienza in Austria, facendo votare i suoi cittadini appena possibile, nel caso che Bruxelles continui a centralizzare il potere e violi il principio di sussidiarietà. Dopo la Brexit, l’Ue teme l’effetto domino. E di sicuro non sta facendo molto per apparire attraente, prima condannando con toni forti un voto popolare (nel Regno Unito) e poi scoprendo che la tanto sbandierata vittoria europea alle urne austriache era in realtà frutto di irregolarità.