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Selvaggio, il santuario della Lourdes piemontese

Dopo poco più di mezzo secolo dalla prima apparizione della Vergine Maria a Bernadette dell’11 febbraio 1858, in in Val Sangone in Piemonte veniva completato uno dei tanti santuari che sarebbero stati poi dedicati alla Nostra Signora di Lourdes. Il sacerdote riuscì ad infiammare il cuore dei fedeli di tale amore nei confronti della Vergine da indurli a coinvolgersi direttamente nella costruzione.

Cultura 11_02_2017

Dopo poco più di mezzo secolo dalla prima apparizione della Vergine Maria a Bernadette dell’11 febbraio 1858, in Italia veniva completato uno dei tanti santuari che sarebbero stati poi dedicati alla Nostra Signora di Lourdes. Ci troviamo in Piemonte, in Val Sangone, una valle alpina percorsa dall’omonimo torrente dove è situata la frazione Selvaggio, toponimo derivante da termini occitani che stavano a significare “altura delle mucche”.

Proprio qui nel 1908 fu posta la prima pietra di una chiesa poi trasformata e portata definitivamente a compimento, e quindi consacrata, nel 1926. La devozione mariana in questo luogo era, però, già radicata. Si ha, infatti notizia, nel Seicento, di una cappella rurale intitolata a Maria, dotata di un modesto campanile: oggi ne resta traccia solo nelle due statuette collocate dietro l’altare maggiore, raffiguranti San Rocco e Sant’Antonio abate, protettori delle stalle e delle persone semplici. Fu il cappellano e teologo Carlo Bovero a promuovere, al posto della cappella ormai fatiscente, la fabbrica di una primitiva chiesa.

Il sacerdote riuscì ad infiammare il cuore dei fedeli di tale amore nei confronti della Vergine da indurli a coinvolgersi direttamente nella costruzione: gli abitanti del borgo, uomini e donne di ogni età, si misero a disposizione per portare al cantiere, come in una processione, i materiali edili necessari per il tempietto, concluso, nella sua prima e umile versione, già nel 1909.

L’attuale Santuario del Selvaggio, Lourdes delle Prealpi, è frutto di un successivo progetto più ambizioso, in termini di dimensioni e valore artistico, messo in atto per il sempre crescente afflusso di pellegrini e affidato alla sovraintendenza di Giulio Valotti.  L’architetto adottò lo stile neoromanico, creando un edificio, tutto di pietra lavorata a mano, con pianta a croce latina, tre navate, transetto, cupola ottagonale e prospetto inquadrato da due torri campanarie alte 52 metri ciascuna.

All’interno è stata riprodotta la grotta di Massabielle entro cui è collocata la bellissima statua della Madonna in marmo di Carrara, opera dello scultore Cerini. L’altare maggiore, sul fondo dell’abside, è in marmo cipollino. Al centro del presbiterio, invece, si trova una mensa di legno, decorata con angeli che imitano figure di Beato Angelico, utilizzato per la celebrazione dell’Eucarestia versus populum, come stabilito dai dettami del Concilio Vaticano II. Pregevoli sono pure i manufatti lignei della cattedra episcopale e del pulpito.  A Santa Maria Bernadetta Soubirous è intitolata l’unica cappella della chiesa, aperta all’altezza dell’ultima campata della navata destra.

Sono due le reliquie, custodite entrambe nella sacrestia: il rosario utilizzato da papa Giovanni XXIII prima di morire e il reliquiario d’argento che il Santo Curato d’Ars portava sempre con sé. Dal 1998 il Santuario è affidato alle cure dell’Ordine dei Monaci di San Paolo Primo Eremita.