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India

Se il cristianesimo non basta a salvare i dalit indiani

Non tutti i fuori casta convertiti al cristianesimo trovano nella Chiesa l’accoglienza sperata quando il sistema delle caste prevale

 

Essere due volte discriminati. È quello che può succedere in India ai dalit convertiti al cristianesimo quando il messaggio cristiano non riesce a sconfiggere la tradizione indù. I dalit, come è noto, nel sistema indù delle caste sono gli ultimi, i reietti, confinati al gradino più basso della scala sociale ed economica, addetti ai lavori più umili e sgradevoli. I cristiani sono una minoranza mal tollerata dagli integralisti indù che, contando sul favore del governo guidato dal leader del partito nazionalista BJP, Narendra Modi, li sottopongono a vessazioni, violenze, intimidazioni. Il sistema delle caste è stato abolito fin dal 1947, ma continua ad avere una influenza enorme. I cristiani tuttavia dovrebbero lo dovrebbero rifiutare, ma non tutti lo fanno. Così si verificano episodi di intolleranza e discriminazione anche nelle comunità cristiane. Ne fanno le spese, ad esempio, i dalit cristiani della parrocchia di San Francesco Saverio che fa parte della diocesi di Kumbakoman e si trova nello stato del Tamil Nadu. La parrocchia comprende due villaggi, Purathakudi e Magizhambadi,  circa 1.500 famiglie di cristiani non dalit e altrettante di cristiani dalit. Ma questi ultimi sono esclusi dalle attività religiose e culturali della chiesa. La parrocchia non ha neanche costituito un Consiglio parrocchiale per evitare che i dalit entrassero nell’amministrazione della chiesa. Il momento che più evidenzia la situazione dei dalit nell’ambito della comunità cristiana è la celebrazione della festa della parrocchia, il 3 dicembre, alla quale non hanno il permesso di partecipare: esclusi da fiaccolate, sfilate di auto e processioni. “Pur avendo la fede cristiana sempre affermato che tutti siamo figli di Dio – commenta per l’agenzia di stampa AsiaNews il padre gesuita A.X.J. Bosco, da anni impegnato in difesa dei dalit – di fatto molti cristiani hanno sempre trattato i dalit come intoccabili e quindi diseguali, con il sostegno silenzioso dei vescovi e dei sacerdoti, perpetuando la mentalità delle caste”.