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IL CASO

Se anche un'aggressione serve alla causa omosex

L’aggressione al quarantenne genovese picchiato e mandato all’ospedale perché sospettato di essere gay, ha scatenato come da copione una valanga di reazioni indignate. Tutte o quasi a senso unico, con il finale ormai già scritto: occorre battersi i perché i diritti delle persone Lgbt abbiano riconoscimento. 

Cronaca 06_08_2015
L'autobus di Genova dove è avvenuta l'aggressione

Da quel che si è capito –ma le indagini sono ancora in corso mentre scrivo- al quarantenne mandato all’ospedale perché picchiato su un autobus genovese le cose sono andate suppergiù così: fissava distrattamente un giovanotto e la girlfriend di quest’ultimo, scambiandolo per un omosessuale in caccia, lo ha insultato dicendogli quel che facilmente si immagina. Poi l’aggressione di gruppo misto (nel branco le femmine erano due) e l’epilogo che sappiamo. Ovviamente lo sdegno istituzionale è andato alle stelle. Ma, altrettanto ovviamente, le scintille sono tutte rosse. 

Raffaella Paita, capogruppo Pd in Regione Liguria, ha parlato di un «ragazzo (sic!) ridotto in fin di vita (è fuori pericolo, ndr) solo perché sospettato di essere omosessuale». Triste fatto, alla cui deprecazione ci associamo. Tuttavia, visto che c’era, l’esponente Pd di cui sopra ne ha approfittato per aggiungere: «C’è un lavoro politico e culturale da fare, a partire dalle scuole (e te pareva! ndr)». E ha continuato: «Sono atti di violenza che si inscrivono in una cornice culturale in cui ancora le discriminazioni verso le persone Lgbt sono all’ordine del giorno». Discriminazioni? All’ordine del giorno? Vabbe’, direte voi, si sa come parlano i politici. Si sa anche quanto gliene importi delle “vittime” che non fanno parte del loro programma elettorale. Infatti, l’esponente suddetta non manca di concludere che «dobbiamo impegnarci perché i diritti delle persone Lgbt in Italia abbiano un effettivo riconoscimento». 

E che c’entra questo discorso con l’aggressione sull’autobus, direte voi? Niente, diciamo noi. Ma col programma elettorale anzidetto c’entra eccome. Infatti, la questione non ha tardato a finire in Parlamento, con un’interrogazione al ministro dell’Interno e pure alla Presidenza del Consiglio dei Ministri da parte di Alessandro Zan, «deputato gay del Partito Democratico e attivista per i diritti civili» (copyright Il Giornale, articolo redazionale non firmato del 5 agosto u.s.). Attivista per i diritti civili, abbiamo detto. A dimostrazione di quanto asserivamo in un precedente articolo a nostra firma su queste stesse colonne: i radicali non servono più. Lo Zan ha detto che quanto accaduto a Genova «è spaventoso». Ognuno tira l’acqua al suo mulino, com’è noto, perciò certe cose sono più spaventose di altre. Per esempio, nella stessa regione e nello stesso giorno un capotreno è stato mandato all’ospedale da un africano che pretendeva di proseguire la corsa oltre il capolinea del convoglio. Ma qui nessuna interrogazione parlamentare ai massimi vertici istituzionali, solo una “breve” in cronaca regionale.

Anche lo Zan, comunque e visto che c’era, ha rincarato la dose alzando vieppiù i toni dell’indignazione politica: quando successo a Genova, afferma, «ci (sic!) impone una seria riflessione sulle iniziative urgenti da attuare per porre un freno all’incredibile escalation di violenza omofoba che sta colpendo l’Italia». Altro che Isis! Così, in Italia l’autista dell’autobus genovese che non è intervenuto al soccorso del quarantenne è stato denunciato d’ufficio: spiegherà al giudice quale “spavento” lo ha paralizzato di fronte al branco notturno. Intanto, sempre nello stesso giorno, a Torino un altro giudice ha dato torto a un padre separato, dandogli pure dell’omofobo perché pretendeva che la ex moglie, scopertasi lesbica e andata a convivere con una compagna, lasciasse a lui l’affidamento della figlioletta. 

Per quanto ci riguarda, auguriamo lunga, lunghissima vita a tutti i gay del mondo, specialmente a quelli italiani, perché, Dio non voglia, se ci scappasse il morto, per mesi in tutte le sedi pubbliche non si parlerebbe d’altro e per sapere che cosa succede nel resto del pianeta bisognerebbe sintonizzarsi sulle radio clandestine. Facciamo, dunque, un appello alle forze dell’ordine: per l’amor del cielo, fornite ogni omosessuale italiano di scorta armata. Noi, intanto, pregheremo per la sua salute & fortuna.