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IMMIGRATI DA STAR

Se anche Angelina Jolie fa la predica all’Occidente

Secondo l’attrice Angelina Jolie, che è stata per dieci anni ambasciatrice dell’Acnur (l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) l’Europa sbaglia tutto sull’immigrazione. Lo ha detto alla Bbc, aggiungendo che non è l’Occidente a pagare i costi più alti del fenomeno immigrazione. Ma la star si sbagia.

Esteri 19_05_2016
L'attrice Angelina Jolie

L’attrice Angelina Jolie è stata per dieci anni Goodwill ambassador dell’Acnur, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (l’Onu sceglie come suoi “ambasciatori” personaggi molto noti del mondo dello spettacolo e dello sport). Poi, nel 2012, è stata nominata Inviato speciale sempre dell’Acnur. In tale autorevole veste ha preso la parola lo scorso 16 maggio durante una trasmissione della Bbc intitolata “Un mondo in movimento”, un evento durato un giorno intero a cui hanno partecipato tra gli altri l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati Filippo Grandi e l’ex capo dei servizi segreti britannici Sir Richard Dearlove. 

Per motivi diversi, sia Jolie sia Grandi e Dearlove hanno rimproverato l’Europa per come affronta la pressione migratoria. Sir Dearlove ha duramente criticato l’Unione Europea per la sua risposta incerta ed esitante aggravata dalle reazioni divergenti degli stati membri: «se l’Europa», ha detto, «non riesce a convincere la maggioranza dei suoi cittadini di essere in grado di controllare la crisi migratoria verrà travolta da una rivolta populista, che è già iniziata». Inoltre, ha definito «irragionevole» l’abolizione dei visti d’ingresso nell’Unione europea per i cittadini turchi nell’ambito dell’accordo che impegna la Turchia a bloccare la rotta migratoria attraverso i Balcani: «concedere l’ingresso libero a 75 milioni di turchi per arginare il flusso egeo degli emigranti è come immagazzinare della benzina vicino al fuoco che stiamo cercando di spegnere».

Per Filippo Grandi limitarsi a mandar via gli emigranti non basta. Il fenomeno è ormai di portata mondiale. Occorrono più fondi e piani di re-insediamento dei rifugiati dai paesi di primo asilo a paesi terzi. Secondo Angelina Jolie, il timore di una immigrazione incontrollata comporta il «rischio di una corsa al ribasso con gli Stati che fanno a gara a chi è più duro nella speranza di proteggersi, senza preoccuparsi delle ripercussioni sui Paesi vicini e delle proprie responsabilità internazionali». 

Anche la star ha parlato di fenomeno globale: «l’Occidente non è il centro della crisi dei rifugiati», ha detto, il che è vero se riferito ai profughi perché l’86% di quelli espatriati e la quasi totalità degli sfollati si trovano in Paesi non occidentali. Ma ha torto invece per quel che riguarda gli emigranti: quelli irregolari provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina si dirigono in gran parte proprio verso i Paesi occidentali. 

«…E non siamo neanche noi occidentali a compiere i sacrifici più grandi», ha aggiunto l’attrice: e su questo si sbaglia. Dovrebbe saperlo essendo inviato speciale dell’Acnur che dal 1951 assiste profughi e rifugiati grazie ai contributi volontari forniti in gran parte da governi, ong, privati cittadini, istituti religiosi, aziende e fondazioni occidentali. Nel 2015 l’Acnur ha presentato un bilancio di circa sette miliardi di dollari. L’agenzia Onu, inoltre, opera in collaborazione con decine di migliaia di ong e con altre agenzie delle Nazioni Unite – Fao, Unicef, Oms, Ocha… – a loro volta finanziate prevalentemente da fondi messi a disposizione da governi e cittadini occidentali. 

Durante il programma della Bbc del 16 maggio un servizio è stato dedicato all’Uganda, portata a esempio e lodata per essere uno dei Paesi al mondo che meglio accolgono e integrano i profughi a cui vengono generosamente dati casa, cibo, istruzione scolastica e servizi sanitari gratuiti, persino dei piccoli appezzamenti di terra da coltivare. Ma è l’Acnur ad assistere, insieme ad altre agenzie Onu e a numerose ong locali e internazionali, gli oltre 500.000 profughi ospitati in Uganda, senza contare che la cooperazione internazionale provvede al 40% del bilancio nazionale di quel Paese (e, di nuovo, l’Occidente svolge un ruolo determinante nell’assistenza ai paesi poveri: dei 135 miliardi di dollari spesi a tal fine nel 2014, 71 sono stati forniti da Paesi europei, 16 dall’Unione Europea e più di 31 dagli Stati Uniti).

Lo speciale della Bbc ha preceduto di un giorno la pubblicazione del rapporto Europol e Interpol 2016 sul fenomeno migratorio. Il documento congiunto redatto dalle due agenzie di sicurezza europee conferma dati e informazioni da tempo noti, riportati ad esempio nel libro di Di Nicola e Musumeci “Confessioni di un trafficante di uomini” (Chiarelettere, 2014) e ripresi e commentati anche nel secondo volume della collana “Sapere per capire” di La Nuova Bussola Quotidiana: “Migrazioni, emergenza del XXI secolo”, 2015. 

Il 90% degli emigranti che raggiungono l’Europa – si legge nel rapporto – ricorre a reti di trafficanti originari di oltre cento Paesi che organizzano ogni aspetto del viaggio, dalla partenza clandestina all’arrivo a destinazione, seguendo rotte terrestri e marittime costellate di punti di raccolta e di sosta. Solo dalla Libia, sempre secondo il rapporto Europol-Interpol, circa 800.000 persone sarebbero in attesa di imbarcarsi alla volta dell’Europa, diretti alle coste italiane. Il contrabbando di uomini nel 2015 ha fruttato tra i cinque e i sei miliardi di dollari. L’importo minimo, per i trasferimenti più brevi e semplici, è di 3.200 dollari. Ma i costi aumentano in ragione della lunghezza del viaggio e dei servizi forniti.