Scuola alla canna(bis) del gas: i Radicali spacciano in aula
Un incontro al Mamiani di Roma diventa pretesto dei Radicali per distribuire semi di cannabis che una volta piantati costituiranno reato. Protesta Giovanardi, che consegna al dipartimento antidroga del governo un "esemplare". Ma l'episodio rientra nella strategia della Rosa nel pugno: farsi denunciare per spaccio di sostanze a scuola e scatenare così il clamore mediatico. E alla scuola di Stato non resta che abdicare alla sua funzione educativa.
Semi di cannabis regalati a scuola. Il fatto, che non è reato, ma induce a compierlo, è stato portato in scena consapevolmente e provocatoriamente dai soliti Radicali con la complicità delle autorità scolastiche. E’ questa la Buona Scuola di Renzi? Una scuola dove si prende l’occasione di parlare del tema della legalizzazione delle droghe cosiddette leggere per distribuire ai ragazzi semi di cannabis da piantare in vaso e indurli così a commettere un reato?
Roma, liceo Mamiani, uno dei licei migliori della Capitale. L’istituto invita due relatori in palestra a parlare agli studenti della legalizzazione delle droghe leggere. Da una parte il senatore Carlo Giovanardi, che ha espresso le ragioni del no; dall’altra non un parlamentare di schieramento opposto, ma un esponente Radicale, il segretario italiano Riccardo Magi. E già qui c’è una riflessione da fare: secondo le istituzioni scolastiche i Radicali, che non siedono in Parlamento, hanno autorevolezza sufficiente per rappresentare il mondo antiproibizionista: perché loro sono l’essenza dell’antoproibizionismo, l’antonomasia del vietato vietare. Non stupisce dunque che ai Radicali venga dato così tanto spazio, perché tutte le campagne antiproibizioniste in Italia sono partite dalle loro gambe. E la politica non ha fatto altro che accodarsi.
Complimenti al preside, il quale, invitando Giovanardi avrà anche pensato di aver rispettato l’ipocrita manuale Cencelli delle ospitate tra i banchi. Con una piccola variazione sul tema, però. Nel corso dell’incontro al quale hanno partecipato gli studenti, Magi ha estratto una tessera chiamata Radical Cannabis Club. Si tratta della nuova iniziativa della Rosa nel pugno volta a creare il caso. Come? La tessera si acquista al prezzo di 10 euro e al suo interno contiene un seme di cannabis. Chi la riceve può dunque piantarlo a casa e in quel momento commetterà di fatto un reato. I Radicali questo lo sanno e lo provocano apposta perché come per la vicenda del suicidio assistito, l’autodenuncia o la denuncia provocata fa parte della strategia antiproibizionista volta a mettere in crisi le falle delle leggi e la loro applicazione.
Lo avevano fatto manifestamente a Torino all'inizio della campagna: avevano piantato un seme di cannabis in un vaso nel corso di un incontro pubblico. E alcuni esponenti di Fdi avevano annunciato una querela. Ecco la risposta affidata al movimento fondato da Marco Pannella ed Emma Bonino: "Ben venga dunque la denuncia penale annunciata dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Marrone – hanno detto – perché ci aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo".
Magi ha consegnato a Giovanardi una tessera ad honorem che il senatore ha rifiutato denunciandola come “un’operazione vergognosa”, salvo poi prenderne una senza nominativo che ha poi consegnato al D.C.S.A. (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) “per avere una sua opinione sulla diffusione di semi di cannabis e relative istruzioni d’uso all’interno di una scuola dove ci sono anche studenti minorenni”.
In effetti la questione coinvolge diversi ambiti: uno sicuramente giudiziario perché a scuola è avvenuto uno spaccio o quanto meno si è invitato i ragazzi a piantare i semi a casa, quindi a commettere un reato. E la legge punisce lo spaccio e prevede aggravanti per chi lo fa fuori dalle scuole, figuriamoci dentro.
Il secondo ambito è politico: di fronte alla tematica della legalizzazione delle droghe come la cannabis l’iniziativa Radicale appare decisamente in vantaggio e di facile presa nel mondo giovanile al quale viene raccontata la favoletta, perché di questo si tratta, che una legalizzazione comporterebbe una fuoriuscita delle mafie dal business. Ma come è stato più volte dimostrato da esperti questa è soltanto una pia illusione. In realtà con la legalizzazione il business crescerà a tal punto che le mafie entreranno in concorrenza sempre più vincente con lo Stato, il quale non potrà acconsentire alla messa in commercio di principi attivi sempre più elevati di sostanza.
Il terzo ambito, e qui sta non solo allo Stato, ma alla scuola, è prettamente educativo. Quale serietà educativa può offrire una scuola che su una faccenda così delicata offre i ragazzi in pasto all’ideologia libertaria di chi ha fatto del diritto all’autodistruzione una questione di vita? La cannabis fa male e fa male prima di tutto al cervello, poi al mondo delle relazioni. Anche qui a dirlo è la scienza, ma i Radicali invece di smontare questi assunti, preferiscono non tenerne in conto e raccontare ancora la favoletta che la cannabis in fondo non fa male più dell’alcol o del tabacco, costringendo insegnanti ed educatori a dover rincorrere su un tema che invece li dovrebbe vedere protagonisti. In questo modo la scuola smette di essere un alleato dei genitori nell’opera educativa e formativa dei figli per diventare un’agenzia di veicolazione di istanze politiche e sociali che hanno come scopo principale proprio la non educazione o se vogliamo una anti-educazione. Quale garanzia di affidabilità può offrire un sistema scolastico del genere?
Infine, è ormai chiaro e lampante che la denuncia di Papa Francesco sulle nuove ideologie come campi di rieducazione trova nella scuola un habitat favorevole per crescere, imporsi e radicarsi. Dopo il comparto gender e con l’Arcigay ormai in pianta stabile a insegnare ai ragazzi una visione della sessualità sganciata dal dato di natura, i ragazzi adesso vengono utilizzati come cavie anche per le droghe leggere. Campi di sperimentazione, con il benestare di docenti, presidi e in definitiva dei ministri che in questi anni si sono succeduti. Il tutto sulla pelle di adolescenti, i quali a quell’età o sono circondati di formatori che hanno a cuore i desideri più veri da tirare fuori oppure sono sballottati alla mercé del migliore offerente. E il migliore offerente, di solito è quello che ti regala di più, fosse anche un semino da piantare e innaffiare.