Schlein piacerà anche ai cattolici Pd (ormai evanescenti)
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Elly Schlein non è meno borghese dei precedenti segretari, ha solo un metodo diverso. E pure riceverà il consenso dei cattolici più di Bonaccini. Ormai consenzienti su aborto e nuovi diritti, dimentichi della gravità di queste cose perché nessuno nella Chiesa glielo ricorda più, i cattolici mantengono la foglia di fico sulla loro evanescenza sociale e politica puntando sull’uguaglianza, la diversità, l’accoglienza, la giustizia, l’ambiente… tutte cose ben presenti nel linguaggio della Schlein.
La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Partito Democratico richiede una valutazione anche da parte cattolica. Su due aspetti. Il primo riguarda l’agenda del radicalismo postmoderno: ci sarà una ulteriore pressione avanzata per i “nuovi diritti”? Il secondo riguarda l’attrattiva per il consenso dei cattolici: la Schlein renderà loro più attraente il suo Partito che non Letta o Bonaccini?
Secondo la famosa interpretazione di Del Noce, il comunismo occidentale sarebbe stato destinato a trasformarsi in una ideologia borghese radicale. Dopo aver abbandonato la versione forte legata al concetto di rivoluzione, esso sarebbe diventato materialismo individualista, narcisismo ludico, soggettivismo postmoderno, materialismo sofisticato. La modernità è stata un processo borghese, il comunismo è il vertice della modernità, ergo il comunismo è il borghesismo allo stato puro. Il Partito Democratico è stata la conclusione di questo percorso e sembrava essere arrivato al capolinea, proprio perché nulla più c’era da raschiare nel fondo del barile dell’ordine naturale, tutto era posto ormai nelle mani dell’autodeterminazione dell’individuo. La politica del neo-comunismo italiano non serviva più, quello che doveva fare l’aveva fatto. Tesi delnociana confermata.
A prima vista, però, il passaggio alla Schlein sembra contraddire questa autorevole visione delle cose. Il nuovo segretario dei Democratici riutilizza concetti rivoluzionari, critica il soggettivismo borghese, parla di giustizia, di nuova centralità dello Stato e mira a ridare una identità ideologica alla sinistra. Se il Partito Democratico non sembrava ormai più, nemmeno lontanamente, un partito di sinistra, ma espressione di una cultura ormai rappresentata solo a San Remo una volta l’anno dal trasgressismo avanguardista, ora la Schlein riprende concetti di classe, parla di lavoratori, di povertà, di impegno sociale, di sfruttamento. Ad una sinistra edulcorata e da salotto, ella vuole sostituire una sinistra nuovamente popolare e di lotta. Una sinistra vecchia maniera, verrebbe da pensare, una sinistra identitaria e militante. Qui, però, cadrebbe la visione delnociana e il pendolo della storia tornerebbe indietro. Del resto, non c’è a livello mondiale un ritorno del comunismo? In America Latina ormai tutti gli Stati sono così impostati.
Il fatto è che anche il comunismo non ha un andamento sempre lineare e bisogna sempre distinguere i momenti di riorientamento dalla strategia. Perfino i Pontefici romani sono stati imprudenti a questo proposito, quando hanno invitato a distinguere tra le ideologie e i movimenti storici, soprattutto a proposito appunto di comunismo e socialismo. Mi riferisco a Giovanni XXIII della Mater et magistra (1961) e a Paolo VI della Octogesima adveniens (1971). Certi cambiamenti possono essere più pericolosi delle fasi precedenti. Dal punto di vista cattolico sarà così anche nel caso Schlein?
Elly Schlein è dichiaratamente e orgogliosamente gay, sull’aborto è disposta a spostare i paletti ancora più in là, ha dichiarato in più occasioni che la 194 implica per le donne un diritto ad abortire, è dell’idea che lo Stato dovrebbe garantirlo anche negando l’obiezione di coscienza dei medici. È ecologista radicale ed è a favore di tutte le transizioni, che sono oggi sul tappeto. Ai tempi del Covid si era allineata al pensiero unico. Se vogliamo quindi porla sulla postmodernità liquida, la Schlein è molto più avanti di Letta o Bonaccini, nonostante loro non fossero granché indietro. Esaminata con le categorie di Del Noce viste sopra, Elly sembra pensare che nel fondo del barile dell’ordine naturale qualcosa da raschiare ci sia ancora. Per questo motivo è più pericolosa di Bonaccini. Tra l’altro sembra in grado di risvegliare un Partito Democratico morente. Con Bonaccini avrebbe forse continuato a morire, con la Schlein potrebbe riprendersi dal coma.
Elly Schlein non è quindi meno borghese dei precedenti segretari, cerca di attuare piuttosto un diverso metodo. Dice di partire dalla società civile per arrivare al partito e non viceversa. Infatti, i voti alle primarie li ha presi nei gazebo e non nelle segreterie. Ma di diverso c’è solo il metodo, gli obiettivi sono gli stessi, aggravati dalla possibile maggiore partecipazione.
E pure riceverà il consenso dei cattolici più di Bonaccini. Ormai consenzienti su aborto e nuovi diritti, dimentichi della gravità di queste cose perché nessuno nella Chiesa glielo ricorda più, i cattolici mantengono la foglia di fico sulla loro evanescenza sociale e politica puntando sull’uguaglianza, la diversità, l’accoglienza, la giustizia, l’ambiente … tutte cose ben presenti nel linguaggio della Schlein. Per loro sarà meglio non appoggiare maschi burocrati di partito, ma una donna apparentemente aperta al nuovo.
Infine, la vittoria della Schlein produrrà qualche malessere anche nella maggioranza di governo. Se il nuovo segretario PD punterà sulla società, l’etica, la mentalità e la cultura, più che sulla politica, la Meloni si troverà in difficoltà, perché sta percorrendo la strada opposta: partita dalla volontà di cambiamento diffuso della società civile sta ingessando politicamente il proprio ruolo.