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IMMIGRAZIONE

Sbarchi e Ong, una svolta e un chiarimento

Stretta delle autorità libiche e italiane sull'attività delle Organizzazioni non governative, che perdono anche l'appoggio incondizionato della Cei: appare sempre più chiaro a tutti che quanto avviene nel Mediterraneo è soltanto traffico di esseri umani, che non può essere tollerato.

Cronaca 12_08_2017
Nave di una Ong con il suo carico umano

La sequela di avvenimenti degli ultimi giorni promette di dare una svolta importante al problema degli sbarchi di migranti sulle coste italiane, ma anche di ridefinire gli equilibri sia all’interno del governo che della Chiesa italiana.

Due sono i fatti chiave ed entrambi hanno al centro l’operato delle Organizzazioni non governative (Ong) che operano nel Mediterraneo, il cui ruolo di fiancheggiamento degli scafisti appare ancora più evidente dopo la pubblicazione da parte de Il Giornale degli atti dell’inchiesta che sta conducendo la procura di Trapani.

Il primo fatto è la decisione del governo libico di creare una “zona di ricerca e di soccorso” vietata a tutte le navi straniere e che va ben oltre le 12 miglia marine delle acque territoriali libiche. La misura, ha detto il portavoce della Marina, è diretta proprio alle Ong «che sostengono di voler salvare i migranti clandestini e di condurre azioni umanitarie», e intende ripristinare la sovranità libica, anche grazie all’aiuto dell’Italia che ha già iniziato la prima missione di sostegno alla guardia costiera libica. In conseguenza di questa decisione le navi delle Ong hanno già arretrato la loro posizione, visto anche che il governo di Tripoli ha tutta l’aria di fare sul serio: pochi giorni fa la nave di una Ong spagnola è stata messa in fuga dagli spari di una motovedetta libica. Tale sviluppo nel governo italiano segna chiaramente un punto a favore del ministro Minniti, la cui opera per ridurre il flusso di migranti clandestini è avversata dal ministro Delrio, notoriamente punto di riferimento delle Ong e delle coop che si occupano di migranti.

Il secondo fatto importante riguarda l’intervento del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei), di cui abbiamo già dato conto (clicca qui), che ha sconfessato la linea di totale appiattimento sull’operato delle Ong e sull’accoglienza senza se e senza ma che univa l’asse Galantino-Caritas-Migrantes-Avvenire, con tutta la simpatia di papa Francesco.

Molte sono le considerazioni che si possono fare a proposito di questi due fatti, ma sembra utile soffermarsi almeno su un paio di punti che permettono di fare chiarezza. 

Anzitutto l’accordo tra Italia e Libia, che si giustifica – è scritto nel documento – come «misura di contrasto al traffico di esseri umani». È una affermazione importante perché, contrariamente a quello che sinistra, cattocomunisti e profittatori del business degli immigrati vogliono far credere, questo è ciò che sta avvenendo nel Mediterraneo. Non si tratta di un’emergenza causata da guerre e situazioni insostenibili nei propri paesi che spingono moltitudini a cercare rifugio in Europa, ma di un vero e proprio traffico di esseri umani, organizzato e gestito da bande criminali ben organizzate che approfittano della povertà di tanti paesi – soprattutto dell’Africa – per far cadere nella propria rete centinaia di migliaia di persone che si fanno attrarre dalla prospettiva di improbabili paesi del Bengodi.

A questo si lega la seconda considerazione, relativa all’intervento del cardinale Bassetti, approfondito dall’intervista allo stesso Bassetti pubblicata ieri da Avvenire (clicca qui) con una certa noncuranza. Le parole del presidente della Cei, che ha chiaramente esortato a non offrire alcun «pretesto di collaborare con i trafficanti di carne umana», fanno capire che la posizione realistica assunta non è un di meno nella difesa dei migranti per venire incontro alle esigenze dell’Italia; ma è un di più di interesse alla persona che tiene conto di tutti i fattori che riguardano i drammi di chi arriva sulle coste italiane dopo mesi e mesi di sofferenze e violenze che iniziano dal paese d’origine. «Sapete – ha detto ad Avvenire il cardinale – che non c’è una donna fra i migranti accolti qui che non sia stata violentata? E sapete che tutti vengono continuamente minacciati di essere affogati se non cedono ai ricatti di vere e proprie mafie che gestiscono i traffici dei migranti?». E si potrebbe continuare ricordando ad esempio i cristiani che vengono emarginati o perseguitati nei campi profughi e nei centri di accoglienza da parte dei musulmani, e andando a ritroso si deve tenere a mente le violenze e i soprusi di cui questi migranti sono fatti oggetto da quando partono dai loro paesi, al punto che coloro che arrivano ad imbarcarsi sulle coste della Libia sono comunque i sopravvissuti di un numero ben più grande.

«Ecco perché - ha detto ancora il cardinale Bassetti - proprio per difendere l’interesse del più debole, non possiamo correre il rischio, neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità, di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana. E aggiungo che non possiamo scendere a patti con chi sfrutta in modo inumano il fenomeno migratorio».

Parole che, pur nella prospettiva comune di fermare i viaggi nel Mediterraneo, permettono di distinguere la posizione di un vescovo cattolico da quella di chi semplicemente rifiuta la solidarietà a persone nel bisogno. Il realismo sta nel riconoscere che a queste condizioni permettere le partenze dalla Libia significa solo ingrassare la criminalità organizzata e far cadere nelle mani di queste mafie un numero ancora più grande di persone. 

A questo proposito merita un cenno anche la vicenda del sacerdote eritreo don Mussie Zerai, finito nell’inchiesta della procura di Trapani, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È sostanzialmente accusato di fare da tramite tra scafisti e navi delle Ong, segnalando a queste ultime la posizione dei barconi. Dopo essere stato difeso a spada tratta da Avvenire – che con lui ha da anni uno stretto rapporto – ieri don Zerai si è difeso in una intervista a Radio Vaticana (clicca qui).

Ha denunciato una «caccia alle streghe» che colpisce duramente chiunque mostri solidarietà ai migranti, ha accusato l’Europa di crimini contro l’umanità, di sé ha detto semplicemente che lui aiuta soltanto quanti rischiano il naufragio e a lui chiedono aiuto, riferendo poi alle autorità competenti e alle Ong. Non sappiamo cosa appurerà la procura di Trapani, né conosciamo da vicino l’opera di don Zerai, che quindi non ci permettiamo di giudicare. Ma bisogna riconoscere che le sue parole, più che chiarire la posizione, fanno nascere molte domande. Ad esempio: come fa don Zerai a conoscere la posizione dei barconi? Chi è che gli telefona veramente? È credibile che un giovane partito dalla Nigeria o una donna dal Senegal abbiano il numero di cellulare di don Zerai e ovviamente abbiano a bordo di un barcone il proprio telefonino con cui lo chiamano mentre stanno per fare naufragio? Oppure è più facile credere che siano gli scafisti ad avere il suo numero contando che possa fare da tramite con le Ong? E se lo schema è “gli scafisti chiamano don Zerai – don Zerai avverte le Ong sulla posizione dei barconi – le navi delle Ong portano i migranti in Italia”, siamo sicuri che tale attività di don Zerai sia solidarietà disinteressata e non favoreggiamento nel perpetrare un reato?

Ma tornando alla Chiesa italiana, è tutto da vedere se alla fine nella Cei prevarrà la linea Bassetti oppure, passata l’onda delle reazioni, sarà ancora il segretario monsignor Galantino ad andare avanti indisturbato per la sua strada insieme all’arcivescovo di Ferrara, già presidente di Migrantes, monsignor Giancarlo Perego. È certo però che la convivenza tra presidente e segretario della Cei si profila sempre più difficile, visto che già sul “caso Charlie” si era aperta una crepa; e al centro dello scontro non possono non finire i media della Cei (Avvenire, Tv2000 e RadioInBlu), oggi saldamente guidati da monsignor Galantino.