Saviano il rosicone, il piagnisteo manda in tilt il kulturame di sinistra
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L'egemonia kulturale di sinistra va in tilt con Saviano. Nessuna esclusione: a non invitarlo alla Fiera del libro di Francoforte sono stati gli editori, non il Governo. E lui lo sapeva, tanto da farsi invitare dai tedeschi per fare adesso il piagnisteo sul regime fascista che lo censura.
Quello di Roberto Saviano escluso dalla delegazione italiana alla Fiera di Francoforte è il classico piagnisteo dell’intellighentzia sinistra preparato a tavolino per gridare al governo fascista. Lo scrittore, infatti, era già stato invitato da tempo dagli editori tedeschi. Una circostanza che non era ignota al commissario italiano Mauro Mazza.
Non è vero, dunque, come sta cercando di far credere adesso lo scrittore di Gomorra, che l’invito tedesco è arrivato soltanto ora, a riparazione dell'esclusione dell’Italia. Per il semplice motivo che non si è trattato né di esclusione, né di censura. Semplicemente si è trattato di un mancato invito. Un normalissimo, legittimo e banalissimo mancato invito.
Il programma dei 113 scrittori italiani che rappresenteranno il nostro Paese alla Buchmesse, infatti, è stato curato dall’Aie, l’associazione italiana editori e non da Mazza, che per conto del Governo è Commissario con un ruolo di coordinamento di tutte le attività.
Certo, che la volontà di non invitare Saviano fosse comunque presa in carico e condivisa dallo stesso Mazza non deve stupire ed è anche giusto che sia così, perché non sta scritto da nessuna parte che Saviano debba essere indiscutibilmente l’ambasciatore della letteratura italiana.
Mazza, nel corso della conferenza stampa, rispondendo alla domanda di un giornalista tedesco ha rivendicato il diritto di non doversi per forza vincolare a quello che un certo milieu di sinistra vorrebbe imporre: «Abbiamo voluto dare voce a chi finora non l’ha avuta. Dall’altro, tra i criteri che ci hanno ispirato, c’è stato anche quello di scegliere autori le cui opere fossero completamente originali». Un modo diplomatico per non incendiare ancora di più le polveri, dato che, dopo la chiamata alle armi dello scrittore napoletano, che si è vantato di non essere stato invitato da questo governo «così ignorante e (guarda un po’ ndr) fascista», altri scrittori potrebbero defilarsi dalla kermesse. Alcuni già lo hanno fatto come Sandro Veronesi, che forse potrà comunque contare su un invito ad personam tedesco e Franco Buffoni, che nella centina degli invitati c’era, ma dovrà starsene a casa perché difficilmente potrà contare sul “paracadute” di altri inviti.
Saviano, dalle colonne del Corriere ha utilizzato parole che definire vittimistiche è eufemistico: «Ormai è diventata una lotta personale. Vogliono costruire un clima di vendetta e di intimidazione. Mi hanno eletto a simbolo di un mondo che vogliono osteggiare. E poi devono nutrire la propria base: e in mancanza di risultati, possono almeno portargli sul piatto il nemico».
Ma a riportare sulla terra le sue pretese ci ha pensato Stefano Zecchi, anche lui invitato a Francoforte: «In realtà Saviano doveva essere invitato dalle case editrici – ha detto il filosofo - ci sono tre testimonial della Buchmesse, di cui uno è Carlo Rovelli, una è Susanna Tamaro e uno sono io. Poi ci sono, come li ha chiamati Mazza, degli “Assolo” di Magris e della Maraini che erano stati invitati nel 1988 e di Baricco. E mi sembra una scelta molto giusta. Ci sono inoltre gli autori che vengono portati, anche perché vengono spesati per le loro trasferte, dalle competenti case editrici. Allora è inutile cambiare le carte in tavola. Saviano si rivolga alle case editrici che non l'hanno invitato e non alla direzione della Buchmesse».
Anche Paolo Mieli, ieri mattina sulla sua rubrica su Radio 24 ha candidamente ammesso di non essere stato invitato, ma di non essersela presa, invitando così lo scrittore napoletano a fare altrettanto.
Tanto più che il criterio di scelta degli editori non può certo essere quello di escludere gli oppositori di questo governo-regime. Tra i cento scrittori che saranno presenti alla fiera di metà ottobre, figurano anche nomi come quello della scrittrice delle cause lesbo-gender Chiara Valerio, il saggista di estrema sinistra Carlo Rovelli e il Dem Andrea Romano, non certo esponenti dell’intellighentzia del regime che Saviano vuole spacciare.
Diverso anche il caso di Antonio Scurati che non sarà nella delegazione italiana per il semplice motivo che è stato lui stesso, dopo l’invito ricevuto, a chiamarsi fuori fin da subito, comunicandolo per tempo. Coerentemente con la sua opposizione politica al governo.
Saviano invece, viste come sono andate le cose, ha agito diversamente, con l’intento di scatenare apposta l’incidente diplomatico per gridare al fascismo che lo opprime. Non si è chiamato fuori come Scurati, ha incassato la wild card di invito dagli editori tedeschi e quando l’Italia ha svelato le carte, ha fatto il suo piagnisteo gridando al regime che lo censurava. Una rosicata maldestra, a conti fatti. Come dicono a Roma: Stacce, Robbè.
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