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SOCIETÀ

S'avanza un'intollerabile discriminazione verso i nonni

Con sempre maggiore insistenza si parla di misure per continuare l'isolamento degli anziani anche dopo la ripresa delle attività. Una decisione che sarebbe gravissima, in quanto negherebbe la funzione che i nonni hanno in ogni famiglia e nell'intera società.

Editoriali 18_04_2020

Sento spirare un’aria che non mi piace circa il presente ed il futuro degli anziani, che io preferisco chiamare nonni, sia perché, nella loro maggioranza, lo sono sia perché tale parola sottolinea una funzione ineliminabile all’interno di ogni famiglia e all’interno dell’intera società. Sento un venticello malizioso, che non vorrei  si trasformasse in burrasca.

Faccio due esempi. La giornalista Maddalena Guiotto, riferendosi al solito immancabile virologo (forse pescato a caso, visto che ognuno di loro dice una cosa diversa), scrive che in spiaggia occorre “studiare zone separate per i più anziani”. Occorre, in sostanza, separare i nonni dai nipoti. Bella trovata! Un altro esempio riguarda una persona che, di solito, appare di buon senso, ma che, in questo caso, ha profondamente deluso. Si tratta di Toti, il governatore della Liguria, il quale, durante una trasmissione radiofonica, ha magnificato una soluzione olandese, secondo la quale nei negozi e nei supermercati “la mattina dalle sette alle nove possono andare solo gli anziani, per evitare che incontrino un ragazzo, magari portatore sano, che potrebbe infettarli”.

Innanzi tutto, qualcuno dica a Toti che proprio in Olanda i nonni sono quelli meno tutelati, tanto che, superati i settanta, essi non possono accedere ai reparti emergenziali. Meglio l’eutanasia, in Olanda!! Ma, al di là di questi esempi, c’è un pensiero vagante sui nonni che non mi piace affatto. Pare quasi che aleggi un inconscio e taciuto desiderio di apartheid verso questa categoria di persone, che “categoria” non è e non può essere neppure pensata come tale.

Dietro tutto questo c’è una grande smemoratezza. Innanzi tutto, una smemoratezza (barbarie?) umana, figlia della perdita della memoria dell’esperienza cristiana. Senza la memoria viva di Cristo  sarà sempre più difficile guardare con occhi misericordiosi i bisogni dell’uomo. C’è, poi, una smemoratezza giuridica e costituzionale. L’articolo 3 della Costituzione, il famoso articolo 3, stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Evidentemente, l’età rientra in queste “condizioni personali e sociali”. Il seguito dell’articolo 3 aggiunge che la Repubblica deve rimuovere tutti gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, non creare campi riservati. 

C’è anche una smemoratezza sociale, che dimentica che la popolazione italiana è costituita per circa il 25% di ultrasessantacinquenni, per il 20% di ultrasettantenni, per circa il 9% di ultraottantenni e per più dell’uno% di ultranovantenni. I nonni, cioè, costituiscono una presenza poderosa, che non si può tentare di mettere da una parte o di emarginare in qualche modo. Ma quasi tutte le considerazioni circa i nonni non tengono conto anche di un altro aspetto che è essenziale.

Due mesi fa, quando i nonni servivano, tutti a declamare le loro lodi, perché custodivano i nipoti, permettendo ai figli di andare a lavorare mentre i nipoti non andavano a scuola. Oggi, tutti a sottolineare solo il peso costituito dai nonni non autosufficienti. In verità, occorre affrontare insieme i due problemi, ma prendendoli in considerazione nella loro diversità.
C’è il problema dei nonni non autosufficienti, che deve essere affrontato dal punto di vista assistenziale e sanitario in collaborazione con la famiglia d’origine del nonno. Questo costituisce un problema grave, circa il quale quasi tutto il mondo è in arretrato, compresa l’Italia. Le vicende di questi giorni hanno messo in luce che esistono problemi da affrontare con urgenza, sperando che la magistratura non faccia perdere troppo tempo.

La stragrande maggioranza degli ultrasessantecinquenni, però, è autosufficiente, almeno dal punto di vista vitale e mentale: questi nonni, allora, non vanno trattati come se anch’essi fossero non autosufficienti. Sono persone nel pieno delle loro capacità relazionale, che devono essere innanzi tutto ascoltati e non messi in cattività preventiva. Essi sanno come regolarsi coi figli, coi nipoti e con tutti gli altri: anzi, dall’alto della loro esperienza e della loro saggezza, sanno comportarsi con più prudenza e con più attenzione di chiunque altro. Questi nonni sanno comportarsi, con i propri nipoti, meglio dei virologi, dei giornalisti e dei politici, i quali, invece di emettere decreti senza capo né coda, potrebbero chiedere consigli proprio ai nonni.

Un caro amico, nonno da poco, mi chiedeva in questi giorni: ma i nonni, essendo i più saggi ed anche, spesso, i più vicini alla meta finale, non potremmo lasciarli liberi più di altri, facendo loro godere il giusto premio di una vita di fatiche invece che metterli ai “domiciliari” (i politici oramai, per paura, sono sempre ispirati dai magistrati!!). Ed io gli ho detto: “ma li vogliono imprigionare per il loro bene, per evitare loro di essere appestati”. Risposta: ma loro, una volta istruiti, da persone sagge e intelligenti quali sono, sanno come comportarsi e, ancora una volta, la libertà li aiuterebbe più delle attuali regole per principianti.

Devo dire che, nell’intimo, ho molto apprezzato questo amico. Anche perché i nonni per primi stanno alle regole e nessuno vuole sottrarli a tali regole. Ma, nel contempo, nessuno deve pensare a trattamenti “speciali” per i nonni.

In sintesi, teniamo pure conto di tutte le regole sagge possibili (ed i virologi si mettano d’accordo su quali sono), atteniamoci pure a regole di prudenza e di realtà, teniamo pure conto di tutti i fattori in gioco, ma per favore, teniamo conto anche che i nonni, qualunque sia la loro età, sono persone. Teniamo conto di tutto, ma in sintesi, tutti quanti tenete giù le mani dai nonni!!