FEDE E SCIENZA
Satelliti cadenti, il gen. Broglio e Santa Rita
La vicenda della caduta del satellite, rimanda ad analogo fatto del 1978, ma gestito in modo diverso. Grazie anche alla santa degli impossibili.
Attualità
30_09_2011
La vicenda della caduta sulla terra dei rottami di un satellite artificiale nella notte tra il 23 e il 24 settembre rimanda a un altro fatto analogo accaduto molti anni fa. Come si ricorderà per settimane si è lanciato l'allarme per le possibili conseguenze della caduta del satellite UARS, esattamente 20 anni e nove giorni dopo il suo lancio in orbita e dopo 14 anni di funzionamento. Durante la fase di rientro il satellite è passato sulla costa orientale dell’Africa, sull’Oceano Indiano, sull’Oceano Pacifico, passando per il Canada Settentrionale, l’Oceano Atlantico settentrionale sino ad un punto imprecisato dell’Africa occidentale. Ma alla fine non si sa esattamente in quale di questi punti possa aver impattato. Sei anni dopo essersi spento, UARS si è rotto in migliaia di pezzi al suo rientro in atmosfera. Così, senza danni, è finito l’allarme per una “stella cadente” prodotta dall’uomo che non ha suscitato la stessa emozione e poesia di quelle naturali.
Come detto, si è ripetuta in parte la storia del 1978, quando il Generale dell’Aeronautica Militare Luigi Broglio, uno dei padri dell’astronautica italiana, sulla base dei suoi calcoli giunse all’improbabilità di danni in superficie. A interpellarlo di notte, in vista dell’imminente caduta di un satellite spia russo, il Cosmos 954 (a ricordarlo è Giorgio Di Bernardo nel suo libro-intervista a Broglio dal titolo “Nella nebbia, in attesa del sole”), fu l’allora ministro degli Interni Francesco Cossiga. A preoccupare era soprattutto il carico di materiale radioattivo che alimentava il reattore atomico di bordo.
«Io gli spiegai che era impossibile prevedere il punto d’impatto ma che comunque le probabilità che cadesse in Italia erano minime», ricorda Broglio. Il satellite fu monitorato per 20 giorni senza - a differenza dei nostri giorni - allarmare la popolazione. «Così feci risparmiare al governo un sacco di soldi, perché loro volevano fare molte cose e avrebbero speso inutilmente centinaia di miliardi». Il 24 gennaio 1978 il Cosmos 954 cadde tranquillamente in un’area disabitata del Canada, nei pressi del Great Slave Lake.
Grazie a Luigi Broglio il 15 dicembre 1964 l’Italia è stato il terzo paese al mondo, dopo USA e URSS, a lanciare un proprio satellite nello spazio: era il satellite “San Marco I” utilizzato per studiare l’atmosfera. Fu sempre lui a creare la base spaziale italiana per lancio di satelliti all’equatore, la famosa piattaforma San Marco posizionata nelle acque dell’Oceano Indiano, di fronte al Kenya. Broglio ebbe inoltre il merito di fondare una scuola di specializzazione dove si formarono i primi ingegneri spaziali. Purtroppo con il trascorrere dei decenni alcuni suoi programmi furoni abbandonati.
Grazie a Luigi Broglio il 15 dicembre 1964 l’Italia è stato il terzo paese al mondo, dopo USA e URSS, a lanciare un proprio satellite nello spazio: era il satellite “San Marco I” utilizzato per studiare l’atmosfera. Fu sempre lui a creare la base spaziale italiana per lancio di satelliti all’equatore, la famosa piattaforma San Marco posizionata nelle acque dell’Oceano Indiano, di fronte al Kenya. Broglio ebbe inoltre il merito di fondare una scuola di specializzazione dove si formarono i primi ingegneri spaziali. Purtroppo con il trascorrere dei decenni alcuni suoi programmi furoni abbandonati.
Senza dubbio Luigi Broglio fu il “padre” dello spazio italiano. Quest’uomo, che toccò i massimi livelli della tecnologia e scienza, alla domanda di come fosse riuscito nell’impresa di superare tutte le problematiche del lancio di satelliti primo in Europa, rispondeva: “C’è chi mi ha definito “fiume carsico” per la mia determinazione e capacità a riemergere da situazioni difficili per portare avanti progetti in cui credo. Ma ritengo che ciò non sarebbe bastato senza l’aiuto determinante di Santa Rita. E’ l’unica spiegazione che riesco a dare se ripenso a tutti i momenti di difficoltà e agli aiuti inaspettati che abbiamo ricevuto.[…] Proprio per questo, ne sono convinto, a guidare tutto fu Santa Rita, la santa delle cose impossibili. Se nonostante tutto, siamo riusciti ad andare avanti, vuol dire che veramente Santa Rita ci ha protetto e ci protegge”.
“Passare attraverso tante esperienze e difficoltà alla fine è una bella esperienza perché ci si rende conto che le cose non sono casuali, ma che c’è la Provvidenza; infatti io non ho preso tragicamente il fatto che ci hanno bloccato il programma San Marco, per quanto ci tenga e per quanto mi sembri una cosa assurda e ingiusta. Penso semplicemente che se sono riusciti a bloccarci, così doveva andare. I miei genitori, che erano credenti, mi portavano a messa tutte le domeniche. Però ero indifferente. Quando invece mi sono trovato in mezzo ai problemi per me nuovi e seri, mi sono convinto per tante ragioni che la Provvidenza esiste e che c’è un trascendente che ci guida, ci dirige, ci perdona”.
Avrebbe oggi potuto fare le stesse affermazioni senza dare adito ad infuocate polemiche? L’ormai immeritatamente dimenticato Luigi Broglio resta uno dei tanti credenti che seppe unire proficuamente fede e scienza.