Sarah: troppa inculturazione banalizza il mistero
Riti "troppo africani e poco cristiani" se l'elemento culturale prevale sul culto: è il monito del cardinale guineano al primo congresso liturgico dell'Africa.
L'altra faccia dell'inculturazione: a forza di voler innestare a ogni costo elementi culturali o etnici su quelli propri del culto cattolico si è finito per svilire il mistero pasquale. È il monito del cardinale Robert Sarah, ex prefetto del Culto Divino, aprendo il primo Congresso internazionale dei liturgisti africani il 4 dicembre scorso a Dakar.
«Siamo così impegnati a diffondere elementi africani e asiatici nella liturgia da distorcere il mistero pasquale che celebriamo», ha detto il porporato. «Se consideriamo la liturgia come una questione pratica di efficienza pastorale, corriamo il rischio di trasformarla in un’opera umana, in un insieme di cerimonie più o meno riuscite».
Il bilancio di 60 anni dalla Sacrosanctum Concilium non si è rivelato all'altezza delle aspettative: «Da 60 anni constatiamo che anno dopo anno la riforma liturgica accompagnata da tanto idealismo e grandi speranze da parte di tanti sacerdoti e laici si è trasformata in una valanga di improvvisazione della creatività». All'auspicato «rinnovamento della Chiesa e della vita ecclesiale» è seguita piuttosto una «desolazione liturgica», non solo in Africa, anzi, «soprattutto in Occidente, assistiamo ad uno smantellamento dei valori di fede e di pietà che ci sono stati tramandati».