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Santa Maria che sorse sul tempio di Minerva

Santa Maria sopra Minerva, a Roma, non lontano dal Pantheon, sorge sulle rovine di tre templi, uno dedicato a Minerva, l'altro a Iside e il terzo a Serapide. Raro esempio di architettura gotica romana, finanziata da papa Bonifacio VIII alla fine del XIII Secolo, è nota per gli affreschi raffiguranti San Tommaso d'Aquino.

Cultura 28_01_2017
Santa Maria sopra Minerva

Già nell’antica Roma l’area oggi occupata dalla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nei pressi del Pantheon, era considerata sacra. Vi sorgevano ben tre templi: il Minervum, di epoca dominiziana, dove si rendeva onore a Minerva Calcidica, l’Iseum e il Serapeum, rispettivamente intitolati a Iside e a Serapide.

Dall’VIII secolo è documentato un oratorio dedicato alla Vergine, dapprima affidato alle cure delle monache basiliane fuggite da Costantinopoli per le persecuzioni iconoclaste e in seguito, nell’ultimo quarto del XIII secolo, divenuto cuore di un complesso conventuale domenicano altrimenti detto insulae sapientiae. A questi anni risale la costruzione della grande chiesa, raro romano esempio di architettura gotica, nonostante i molteplici interventi susseguitisi nei secoli. Nel 1280, infatti, su disegno dei domenicani fra Sisto Fiorentino e fra Ristoro da Campi, fu aperto il cantiere finanziato da un importante contributo di papa Bonifacio VIII e dai numerosi lasciti di semplici fedeli. Le essenziali linee gotiche allora impresse all’edificio furono cancellate dalle modifiche barocche apportate a tutto il complesso nel corso del XVII secolo, per poi essere ripristinate, in parte, quando i frati, negli anni Venti dell’Ottocento, rientrarono finalmente in possesso del loro convento dopo la soppressione napoleonica.

Due file di pilastri in finto marmo a pianta cruciforme spartiscono lo spazio in tre navate, le cui pareti e volte sono rivestite da affreschi di gusto neogotico raffiguranti Profeti, Apostoli e Dottori della Chiesa, di fattura ottocentesca e coevi alle figure di santi domenicani che campeggiano nei sottarchi e nelle vetrate. Tra le cappelle di famiglie patrizie ve n’è una celeberrima per il ciclo di affreschi tardo quattrocenteschi, collocata nel lato destro della basilica. Il cardinale Carafa la fece costruire alla fine del Quattrocento per dedicarla alla Vergine e a San Tommaso d’Aquino. Su consiglio di Lorenzo de Medici la decorazione pittorica fu affidata a Filippino Lippi, documentato a Roma a partire dal 1488. Sotto una volta abitata dalle quattro Sibille, Cumana, Libica, Tiburtina e Delfica, sulla parete di fondo, si sviluppa un’insolita scena di Annunciazione, in cui Tommaso d’Aquino presenta a Maria il Cardinale. Sui lati e nella zona superiore, racchiusa in un finto arcone decorato a candelabre, Lippi dipinse l’Assunzione della Vergine con angeli musicanti che Le danzano attorno.

Sulla parete destra un’ariosa architettura inquadra la scena di san Tommaso assiso in cattedra tra la Filosofia, la Teologia, la Dialettica e la Grammatica, sotto un padiglione ricoperto da volta a crociera. Il santo tiene in mano un libro con la citazione paolina Sapientiam sapientum perdam, ovvero “distruggerò la sapienza del sapiente”, cui fa eco l’iscrizione del cartiglio della figura sdraiata ai suoi piedi, ricoperta di libri, che in latino dice: “la Sapienza vince la malizia”. Entrambe le iscrizioni alludono all’importanza che i domenicani conferiscono al ruolo della conoscenza nel combattere l’eresia. Ed eretiche sono, infatti, le figure che popolano la scena, rese riconoscibili dai nomi dorati sulle loro vesti. La lunetta sovrastante è occupata da altri episodi della vita del Santo, come il Miracolo del Libro in cui Cristo crocefisso elogia l’opera scritta da Tommaso, alla presenza di un angelo con il giglio in mano, simbolo di purezza. 

Dal 1566 Santa Maria sopra Minerva è una basilica minore col titolo cardinalizio: vi si custodiscono le spoglie di Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, e del pittore Beato Angelico, proclamato nel 1984 patrono universale degli artisti.