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VISTO E MANGIATO

San Valentino a Roma

Per festeggiare il santo in modo inusuale, un itinerario archeologico nel cuore della Capitale. All’interno del foro romano è stata di recente riaperta al pubblico l’area del grande tempio di Venere e Roma, il più grande di Roma Antica...

Visto e mangiato 12_02_2011
Tempio di Venere a Roma

OPERA ARTE

Per proporre uno o più itinerari a Roma non è necessario attendere ricorrenze particolari, ogni possibile spunto permette infatti di trovare una rispondenza nell’arte della città eterna. Seguendo come d’abitudine il calendario vogliamo quindi ricordare la prossima ricorrenza di San Valentino in modo inusuale, con un itinerario archeologico nel cuore di Roma. All’interno del foro romano, visitato ogni giorno da migliaia di turisti, è stata di recente riaperta al pubblico dopo un attento restauro l’area del grande tempio di Venere e Roma, il più grande di Roma Antica.

Questo tempio, dedicato a Venere dea “genitrice” del popolo romano, come madre di Enea, divenne il luogo di culto di quella forza femminile fertile e potente, cantata da Lucrezio non come divinità lussuriosa ma come beltà vivificante in grado di governare la natura e portare pace e prosperità soggiogando con l’amore la perpetua ira di Marte. Il tempio voluto dal coltissimo imperatore Adriano risponde a questa idea della divinità, e l’imperatore stesso si impegna nel disegno del grandioso progetto. Il tempio viene eretto in un’area appartenuta alla Domus Aurea di Nerone, su di un terrazzamento artificiale recintato da colonne di granito grigio che permetteva alla struttura di essere sopraelevata sia rispetto al piano del resto degli edifici del foro – verso cui era rivolta la cella dedicata a Venere - che a quello verso il Colosseo – dove invece si affacciava la cella dedicata alla dea Roma. Il tempio era infatti bifronte, con due celle opposte circondate da un monumentale colonnato corinzio in marmo bianco.

Oggi è possibile camminare sul pavimento a tarsie marmoree della cella verso il Colosseo, ammirando i resti delle colonne in porfido superstiti e il soffitto cassettonato dell’abside – risalente al restauro voluto dall’imperatore Massenzio – i cui stucchi si dice abbiano ispirato il Palladio. La cella dedicata a Venere ha avuto un diverso destino, ha mantenuto la sua destinazione di luogo sacro venendo inglobata in una chiesa tardo antica dedicata alla Vergine e agli Apostoli Pietro e Paolo, divenuta nel XV secolo, dopo la traslazione delle reliquie della santa, la celebre chiesa di Santa Francesca Romana. All’interno della chiesa sono conservate alcune opere d’arte di grande valore, tra cui un’icona del V secolo detta della “Madonna della dolcezza”. Pertinente invece alla ristrutturazione rinascimentale è la pregevole volta della prima cappella sulla destra, affrescata da Melozzo da Forlì, pittore prediletto di Papa Sisto IV.

La chiesa conserva anche una particolare reliquia, una lastra di marmo che secondo la tradizione reca le impronte degli apostoli Pietro e Paolo che proprio nello spazio antistante il tempio si erano inginocchiati a pregare provocando per intercessione divina la caduta di Simon Mago, che aveva sfidato gli Apostoli con le sue pretese arti magiche. Proprio per questo motivo il luogo divenne sacro per il cristianesimo, e appena fu possibile l’amore di Venere fu sostituito dall’amore di Maria.

 

 

PAPILLONCONSIGLIA

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