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INTERVISTA

San Massimiliano, la strategia dell’amore è parlare di Cristo

Il 14 agosto 1941 veniva ucciso, in un campo di concentramento nazista, padre Massimiliano Maria Kolbe. Si sacrificò al posto di un padre di famiglia. Il santo scombussolò la strategia dell’odio «parlando semplicemente di Cristo», spiega alla Nuova Bussola padre Raffaele Di Muro, direttore della Cattedra Kolbiana del Seraphicum.

Ecclesia 14_08_2020

San Massimiliano Kolbe, vittima dei campi di concentramento nazisti, riportò con il suo martirio “la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo” (Giovanni Paolo II). Sono tuttora molti i luoghi che vedono una vera e propria guerra contro il cristianesimo, contro i suoi simboli, contro sacerdoti e religiosi.

Aggressioni e violenze interessano oggi 260 milioni di cristiani nei 50 Paesi più colpiti dalle persecuzioni, per citare i dati dell’ultimo rapporto “World Watch List” di Porte Aperte, agenzia missionaria che aiuta i cristiani perseguitati. E la vita di Massimiliano Kolbe (vedi qui) rappresenta una delle più profonde testimonianze di martirio per la fede del secolo scorso, un martirio avvenuto il 14 agosto 1941 dopo che il santo volle sacrificarsi al posto di un padre di famiglia.

La Nuova Bussola ha fatto alcune domande a padre Raffaele Di Muro, frate minore conventuale, direttore della Cattedra Kolbiana presso la Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura (Seraphicum) e autore di diversi testi sul santo polacco, tra cui “Massimiliano Kolbe. Il trionfo dell’amore” (2016).

Il martire Massimiliano Kolbe: l’uomo che con il suo amore “dava fastidio”. Una storia, in fondo, che - purtroppo - ancora continua per molti sacerdoti e in diversi Paesi del mondo. L’amore dà ancora fastidio, padre Raffaele?
Quando Massimiliano viene arrestato nel febbraio 1941, le SS cercano proprio lui. E questo è un dato che è indice di quanto proprio lui, san Massimiliano, potesse dare fastidio al regime autoritario. Era lui, con la sua forza, il suo carisma a poter portare amore. E i frati, suoi compagni, lo sapevano: si sono offerti in cambio di Massimiliano, perché sapevano della sua capacità di dare amore. La strategia dell’odio, del terrore è cercare di mettere uomo contro uomo e non poteva convivere - certo - con la “strategia dell’amore”. Massimiliano non fa politica. Massimiliano, parlando semplicemente di Cristo, andava a scombussolare la strategia dell’odio. E così accade oggi. Penso, ad esempio, ai martiri di Pariacoto: Michał Tomaszek (1960-1991) e Zbigniew Strzałkowski (1958-1991) erano giovani missionari francescani polacchi. Il 9 agosto 1991, dopo appena due anni tra la gente di Pariacoto, piccolo paese nelle Ande peruviane, furono fucilati dai terroristi di Sendero Luminoso (organizzazione comunista, ndr). I guerriglieri motivarono con queste parole l’uccisione dei due frati: “Ingannano il popolo perché distribuiscono alimenti della Caritas, che è imperialismo; con la recita del Rosario, il culto dei Santi, la Messa e la lettura della Bibbia predicano la pace e così addormentano la gente”.

È famosa la frase di Kolbe, “Solo l’amore crea”. Perché nel mondo contemporaneo è così difficile mettere in pratica questo dettame?
Ci scontriamo, quotidianamente, con una mentalità che guarda solo al profitto personale, all’individualismo che è il male della nostra società. Un individualismo che non riesce a farti seminare per gli altri. Padre Kolbe, invece, ha una visione assai comunitaria dell’amore: quando fonda la Milizia dell’Immacolata, quando fa le missioni, non è mai solo. Ed è consapevole che solo amando, in comunione con gli altri, è possibile creare amore. Amare gli altri con gli altri.

Il contraltare dell’amore è l’odio. Basti pensare, ad esempio, a quello che avviene in Francia contro le immagini sacre, i simboli cristiani. San Massimiliano è stato anche duro contro chi perseguiva campagne di odio. Difensore dell’Immacolata, della sua immagine che - oggi - troppe volte è presa di mira da profanazioni o campagne dissacranti. La prima domanda è: perché avviene tutto questo? La seconda: san Massimiliano cosa farebbe?
Ho sempre nella mente le immagini della statua dell’Immacolata spezzata qui a Roma, anche. Non serve neanche - purtroppo - spingersi così lontano. Fa male quell’immagine perché Maria rappresenta la creatura più bella, è una madre. Come me lo spiego? La risposta potrebbe essere racchiusa in una società in cui fa paura la purezza, la bellezza. Ciò che è cristallino, fa paura. Se troviamo una persona limpida, e ci specchiamo in questa, è possibile che siano ancora di più messi in risalto i nostri difetti, e allora non vogliamo vederli. Fuggiamo e combattiamo contro lo specchio, tanto da volerlo distruggere. Cosa farebbe Massimiliano? Sicuramente continuerebbe - come fece nella cella del bunker della fame e della sete, quando non aveva immagini della Madonna, e così poteva solo pregare - nella sua “buona battaglia”: ci direbbe di continuare a proporre la Bellezza.

San Massimiliano Maria Kolbe, oggi, è abbastanza ricordato?
Non è più ricordato come accadeva tempo fa. Le nostre generazioni di giovani non percepiscono la grandezza di san Massimiliano. Rimangono, infatti, scioccate quando mi trovo a parlare del suo sacrificio. Allontanandoci da quegli avvenimenti - in una società che tende a dimenticare, a esorcizzare il passato - la memoria sembra quasi affievolirsi. E questo è davvero preoccupante.