Salvini e Di Maio litigano. Spread a cinque stelle
Più che alla tenuta del governo e al bene del paese, le forze politiche dell'esecutivo paiono interessate soprattutto alla loro campagna elettorale delle europee. A costo di far saltare il banco. I mercati esprimono sfiducia a modo loro: spread alle stelle. Fino a quando durerà?
Quanto sta accadendo in queste ore sulla scena politica conferma che in fondo la campagna elettorale non è mai finita. Il tira e molla sulla manovra economica, che indispettisce Bruxelles e innervosisce i mercati, è la riprova che Lega e Cinque Stelle, più che avere a cuore le sorti del Paese, sono terrorizzati dall’idea di perdere voti in vista delle prossime elezioni europee.
Per arrivarci nel migliore dei modi sono perfino disposti a far saltare il banco e ad arrivare allo scontro finale con l’Unione europea, consapevoli che in caso di urne anticipate potrebbero paradossalmente lucrare vantaggi in termini di voti. L’agonia delle opposizioni, tanto il Pd quanto Forza Italia, lascia ai due alleati di governo ampi margini di errore, perché alternative non se ne vedono all’orizzonte e perché tutti i parlamentari, soprattutto quelli d’opposizione, hanno paura di perdere la poltrona e sarebbero probabilmente disposti a votare qualsivoglia provvedimento e qualsiasi governo pur di prolungare la vita a questa legislatura.
La farsa sul condono, con Luigi Di Maio che denuncia di essere stato preso in giro sui contenuti del provvedimento, e la risposta a stretto giro di Matteo Salvini, che smentisce categoricamente il suo collega vicepremier, danno l’impressione di un’alleanza di governo precaria e priva di collante strategico sulle questioni cruciali che riguardano il futuro del Paese. La contraddizione più stridente riguarda il peso dato alle singole questioni. Da una parte si sbandiera ai quattro venti la vittoria sull’abolizione dei vitalizi, che alimenta il vento anti-casta dell’elettorato grillino ma che incide assai poco sul bilancio dello Stato in termini di risparmi. Dall’altra, si sottovaluta il danno grave che l’uso, da parte dei governanti italiani, di un linguaggio sfidante e minaccioso nei confronti di mercati e Ue produce sull’economia italiana.
Le cifre in questo senso parlano da sole. Ieri lo spread Btp/Bund ha toccato quota 340 punti base, livello che non raggiungeva da 5 anni, anche se poi è sceso leggermente. La Borsa di Milano ha perso oltre un punto percentuale e si è confermata maglia nera in Europa, con un crollo dei titoli bancari. La lettera che la Commissione Ue ha inviato al governo italiano per contestare la deviazione “senza precedenti” dei conti pubblici dalle regole del Patto di stabilità ha evidentemente turbato i mercati, che reagiscono con timore.
D’altronde, le difficoltà dei titoli bancari riflettono questo clima di sfiducia: gli istituti di credito sono i primi detentori dei titoli di Stato italiani e i creditori in questo momento più esposti. Gli esperti di Fitch, agenzia di rating che entro fine mese dovrà esprimersi sui conti pubblici italiani, già ieri hanno commentato in modo apocalittico lo scenario che si va delineando: «L’aumento dello spread mette a rischio le banche italiane, che per finanziarsi dovranno spendere di più e ricapitalizzarsi per far fronte alla svalorizzazione dei titoli di Stato che possiedono». In vista del “verdetto” di fine mese, l’agenzia di rating ricorda che «le banche italiane subiscono una maggiore pressione sui rating dal rischio sovrano».
Non meno allarmanti sono i dati della Banca centrale europea che riguardano gli investimenti stranieri in Italia, sempre più in discesa. Gli investitori esteri hanno venduto 17,9 miliardi di euro di titoli italiani (azioni, obbligazioni e titoli di Stato) nel solo mese di agosto. La situazione è dunque oggettivamente allarmante e le rivalità tra Cinque Stelle e Lega la rendono ancora più ingarbugliata e incerta. E’ vero che entrambe le forze politiche hanno come obiettivo quello di sovvertire l’attuale ordine europeo e quindi almeno su questo punto sono unite e determinate. Ma sul come disarcionare gli attuali vertici Ue le strategie divergono. E la campagna elettorale per il voto del maggio 2019 porterà Carroccio e grillini a enfatizzare le differenze che li dividono, proprio al fine di massimizzare quel voto identitario che entrambi rischiano di perdere unendosi troppo nell’azione di governo.
Se dunque il Presidente della Camera, Roberto Fico (Cinque Stelle), a proposito del condono, ricorda che «siamo molto diversi dalla Lega, altrimenti ci saremmo presentati al voto con la Lega», il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (Lega), Giancarlo Giorgetti accusa i pentastellati di vedere complotti ovunque e avverte che «continuando così il governo non va avanti per molto e i grillini andranno presto a schiantarsi, ma da soli». Che fiducia Lega e Cinque Stelle possono trasmettere ai vertici Ue, ai nostri creditori, agli osservatori internazionali, alle agenzie di rating, e ai mercati continuando a litigare su tutto, esclusivamente per massimizzare il dividendo elettorale, anche a costo di mandare in malora il Paese? Fa sorridere che perfino Silvio Berlusconi, fatto cadere nel 2011 proprio usando la leva dello spread, ora arrivi a considerare attendibile il differenziale Btp/Bund, tanto da invitare Matteo Salvini a staccare la spina al governo, al fine di salvare il Paese. Ora il Cavaliere, pur di tornare in gioco, arriva a tifare per lo spread, che sette anni fa fu il killer del suo governo. Come cambiano i tempi.