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SCONTRO DI POTERI

Salvini contro i magistrati (e dunque contro i 5 Stelle)

Salvini contro il procuratore Spataro: si riaccende lo scontro fra il ministro degli Interni e la magistratura. Il braccio di ferro si riflette nella distanza politica fra gli alleati, fra i giustizialisti 5 Stelle, amici dei magistrati, e una Lega che sta ripercorrendo le linee del centrodestra. Mattarella potrebbe avere un piano B in caso di caduta del governo.

Politica 06_12_2018
Matteo Salvini

La vicenda del sequestro dei fondi della Lega ha certamente il suo peso nell’opinione che Matteo Salvini ha maturato sui giudici. E il leader leghista non perde occasione per esternarla. Lo aveva già fatto due anni fa parlando della magistratura come di “una schifezza”. Ma anche più di recente, definendo le indagini a suo carico delle "medaglie". E lo ha fatto anche martedì replicando alle critiche del procuratore capo di Torino, Armando Spataro, dopo che il vicepremier aveva aperto la mattina con tweet trionfanti su arresti di stranieri avvenuti in varie città d’Italia.

«Ci si augura che, per il futuro, il Ministro dell’Interno eviti comunicazioni simili a quella sopra richiamata o voglia quanto meno informarsi sulla relativa tempistica al fine di evitare rischi di danni alle indagini in corso», era stata la dura reprimenda del magistrato. A stretto giro la risposta del leader del Carroccio: «Vada in pensione». Il procuratore di Torino osservava che, al di là delle modalità di diffusione della notizia da parte di Salvini, il tweet di quest’ultimo era arrivato ad operazione ancora in corso, con conseguenti rischi di danni al buon esito della stessa. «La diffusione della notizia – ha aggiunto Spataro - contraddice prassi e direttive vigenti nel Circondario di Torino secondo cui gli organi di polizia giudiziaria che vi operano concordano contenuti, modalità e tempi della diffusione della notizie di  interesse pubblico, allo scopo di fornire informazioni ispirate a criteri di sobrietà e di rispetto dei diritti e delle garanzie spettanti agli indagati per qualsiasi reato».

Dopo nemmeno un'ora è arrivata la replica del vicepremier: «Basta parole a sproposito. Inaccettabile dire che il ministro dell'Interno possa danneggiare indagini e compromettere arresti. Qualcuno farebbe meglio a pensare prima di aprire bocca. Se il procuratore capo a Torino è stanco, si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato. Se il capo della polizia mi scrive alle 7,22 informandomi di operazioni contro mafia e criminalità organizzata, come fa regolarmente, un minuto dopo mi sento libero e onorato di ringraziare e fare i complimenti alle forze dell'ordine». Il Consiglio superiore della magistratura, nella persona del suo vicepresidente, David Ermini, è subito intervenuto per solidarizzare con Spataro, per esprimergli apprezzamento e per prendere le distanze dalle parole di Salvini («Un impegno da grande e leale servitore dello Stato che non può essere in alcun modo messo in discussione da toni sprezzanti. Il lavoro serio, puntuale e rischioso della magistratura non può e non deve essere utilizzato per scopi di propaganda»).

Ma al di là della polemica con Spataro, che si sta già sgonfiando, rimangono alcune considerazioni a latere. Anzitutto, a soli tre mesi dalle frasi di Salvini che parlava di “golpe della magistratura” contro di lui, immediatamente criticate dal guardasigilli, Alfonso Bonafede, riesplode la tensione tra i due alleati di governo, perché la Lega ha un elettorato molto eterogeneo e spesso anche critico nei confronti della magistratura, mentre i Cinque Stelle hanno costruito le loro fortune proprio sul giustizialismo e dunque non possono assolutamente permettersi di rivolgere rimbrotti alle toghe. Lo aveva lasciato subito intendere il vicepremier Luigi Di Maio, commentando quelle parole di Salvini pronunciate nel settembre scorso: «A Salvini ho detto che non deve attaccare i magistrati, perché sono gli stessi magistrati che arrestano i corrotti, i mafiosi e gli scafisti, e di questo siamo contenti, allo stesso modo i magistrati si rispettano quando ci indagano». C’è chi sospetta che il leader del Carroccio alzi ciclicamente i toni contro i magistrati proprio per provocare e irritare la base pentastellata e accelerare la rottura.

Tanti ministri in passato hanno utilizzato strumentalmente retate e altri successi nella lotta alla criminalità organizzata per farsi belli di fronte all’elettorato. Salvini non è certamente il primo. La reazione del Csm, però, fa pensare. Al di là della difesa di prammatica nei confronti di Spataro, per bocca del vicepresidente David Ermini, s’intravvede un Presidente della Repubblica preoccupato da questa escalation nei rapporti tra governo e potere giudiziario. Sergio Mattarella segue più di quanto non appaia le dinamiche dei rapporti tra i due alleati di governo e, in quanto presidente del Consiglio superiore della magistratura, mal sopporta le esternazioni sopra le righe del vicepremier. Anche qui, però, c’è chi sorprendentemente ritiene che questa volta il Quirinale sia meno alterato del solito. Per tranquillizzare i mercati e rabbonire l’Unione Europea, le ricette economiche grilline sono fortemente controindicate. Sostituire i grillini con le forze di centrodestra e con una pattuglia di responsabili potrebbe essere il piano B di Mattarella in caso di ulteriore deterioramento della situazione interna e dei rapporti con l’Ue. Sarebbe un modo per ridare slancio e fiducia alle imprese, che con questo governo temono la recessione e sperimentano ogni giorno gli effetti nefasti del decreto dignità e del semplice annuncio di misure assistenzialistiche come il reddito di cittadinanza. Dunque agli occhi di Mattarella la rottura del patto di governo tra Lega e Cinque Stelle ora come ora potrebbe non essere il peggiore degli scenari.