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LA CAMPAGNA DELLA NUOVA BQ

#salviamolechiese dai balletti delle vanità

La campagna della Nuova BQ #salviamolechiese. E' sempre più presente la moda di usare le chiese per coreografie di dubbio gusto. Buona fede a parte, una mancanza di rispetto per il culto che vi si celebra e un narcisismo all'insegna del kitch che fa perdere il sacro.

Ecclesia 09_12_2017
La performance dei cresimandi

Chi canta prega due volte, diceva Sant'Agostino. E chi balla quante volte prega? Ai posteri l'ardua sentenza e a noi che restiamo qua resterà l'interrogativo ancora aperto per un bel po'. La campagna della Nuova BQ #salviamolechiese si arricchisce di sempre nuove segnalazioni di lettori. Oggi parliamo di come le chiese vengono utilizzate per balletti più o meno artistici con lo scopo della trestimonianza cristiana. Terreno impervio, perché bisogna fare i conti con la buona fede di giovani e meno giovani i quali vengono indottrinati a credere che certe manifestazioni coreografiche siano espressione di fede genuina. 

Prendi una canzoncina diventata famosa nelle radio, la adatti con un testo più o meno cristiano e ti esibisci con movenze che lontanamente assomigliano a un balletto. Il tutto per convincere che questo è un modo nuovo per testimoniare la fede. Sarà. Ma resta di fondo l'interrogativo: perché farlo per forza in chiesa dove l'occhio e il cuore dell'uomo dovrebbero essere orientati al culto e non alla narcisistica pretesa di sentirsi interessanti per qualche motivo? 

Due casi recenti offerti proprio dalla cronaca dato che queste coreografie vengono accalappiate subito dai giornali. A San Teodoro nella Diocesi di Tempio Pausania i cresimandi 2017 hanno offerto il balletto proprio davanti al vescovo che era venuto a imprimere loro il sigillo del sacro crisma. E dato che la Cresima è il sacramento che rende gli adolescenti soldati di Gesù, il parroco ha pensato bene di confezionare una coreografia trasformando la canzone l'esercito del selfie in l'esercito del Cristo. Operazione lodevole per quanto riguarda la buona fede, contro la quale non si dovrebbe mai andare. 

Ma quanto rispettosa del luogo in cui si era, cioè una chiesa durante la messa? E soprattutto quanto utile dal punto di vista della testimonianza? Anche perché di buona fede è lastricato ciò che sappiamo, ma non appena si fa notare che l’esperimento è di cattivo gusto per quanto riguarda il decoro e il rispetto che si deve al Padrone di casa, ecco che, impermalositi, gli autori se la prendono come se gli si fosse rotto il giochino. Succede così tutte le volte che utilizzano le chiese per scopi personalistici e alieni al culto e alla preghiera. Ognuno fa quello che vuole, dunque anche un balletto dalla qualità scadente, anche perché i ragazzi non sono ballerini di professione e non avrebbero potuto aggiungere nulla all’arte della danza, ma il solo fatto di averla pensata dà il diritto di pnesare che essa sia giusta. Quando magari proprio giusta non è. Ad esempio perché induce ragazzi a pensare che in chiesa ci si possa fare più o meno di tutto, in un piano inclinato che poi porterà alle storture che già abbiamo visto. E quindi alla perdita di sacralità. Ma il solo fatto di mettere in discussione tutto questo è un attacco alla buona fede dei protagonisti. 

Il video è ovviamente diventato virale in poche ore anche perché il vescovo, al quale è stato offerto il balletto, non ha mancato di esaltare la performance come espressione più genuina della gioia dei giovani che innervano gli adulti così stanchi e vecchi. Insomma: di cliché in cliché si è riproposto il vecchio leitmotiv della fede che per essere testimoniata deve adattarsi ai modi e alle tendenze dei giovani. Però il tentativo invece sembra già perso in partenza: un parlare il linguaggio del mondo, tra l'altro storpiandolo in modo così kitch che non si può non fare optare per l'originale, ma che resta fermo al palo. 

Speriamo che a questi ragazzi qualcuno abbia spiegato che l'essere soldato di Cristo non lo si vede dai balletti che fanno in chiesa, ma dalle scelte che d'ora in poi prenderanno nella vita assistiti dallo Spirito Santo. E se proprio volete mostrare plasticamente il vostro essere soldati di Cristo, se proprio dovete ballare per spaventare il Nemico, a questo punto buttatevi sulla Haka dei Maori resa celebre dagli All Blacks: è più virile e onorevole rispetto alle movenze effemminate dei tormentoni estivi. 

Però il vizio di riempire le chiese con performance di dubbio gusto coreografico e soprattutto più brutte di un trenino al villaggio vacanze, ha ormai preso piede. In questo video siamo a Napoli nella parrocchia di Santa Maria di Montesanto. Qui il presbiterio viene letteralmente occupato da un’equipe di danzatori improvvisati che coinvolgono i fedeli, pardon il pubblico, in un balletto costretto a fare movenze con le braccia in stile Macarena. 

Ritmo caraibico e applauso finale, basta mettere un Gesù ti amo di qua e un Alleluia di là per passare il limite dell’accettabilità ecclesiastica. Anche qui guai a contestare, perché la buona fede non si contesta. Però, se guarderete il video, non poterete non solidarizzare con il signore che, al minuto 0.16, dopo aver fatto un paio di battimani, si rende conto di quello sta facendo come Adamo che si scopre nudo e si accascia seduto sul banco nonostante la moglie cerchi di coinvolgerlo con l’insistenza tipica di chi vuole per forza tirarti dentro il girone dantesco del gioco aperitivo sulla Costa crociere. Che poi avrà pensato: sono arrivato alla mia veneranda età per andare in chiesa a fare lo scemunito? Signore, abbi pietà.