Saddam, il mistero delle armi di distruzione in un film
Official Secrets, del regista Gavin Hood, racconta la storia vera di Katharine Gun, che denunciò le pressioni inglesi per attaccare Saddam.
C’è di buono che c’è sempre qualcuno che prima o poi ci fa un film. Ricordate le famose armi di distruzione di massa di Saddam? Dopo che quest’ultimo era stato praticamente solleticato a prendersi il Kuwait, e dopo che l’Iraq si era svenato per dieci anni in una guerra contro l’Iran, la mossa gli scatenò contro la più grande coalizione militare della storia ai tempi di Bush senior nel 1991.
Poi, nel 2003, c’era da finire il lavoro e il segretario di stato Powell si presentò all’Onu con la storia delle armi di distruzione di massa. E il lavoro fu finito. Però, sul campo tali armi non vennero mai trovate e solo nel 2010 un film Green zone, del regista Paul Greengrass, con Matt Damon, insinuò che forse non c’erano mai state. Ma ormai le cose erano fatte. Peccato che non siano mai finite, da quelle parti. Senza la dittatura di Saddam l’Iraq è finito nel caos, così come la Libia senza la dittatura di Gheddafi. Stesso servizio doveva essere fatto con la Siria, ma qui le cose si sono rivelate più complicate.
Comunque, un fatto poco noto riguarda l’Inghilterra di Tony Blair, nel 2003 alleato di ferro degli Usa di Bush jr. In quell’anno una traduttrice inglese, Katharine Gun, lavorava all’ente governativo di comunicazioni per i servizi segreti GCHQ (Government Communications HeadQuarters, con sede a Cheltenham). La giovane donna intercettò un messaggio di tal Frank Koza, dell’NSA (National Security Agency) americano. In esso si raccomandava, ovviamente in via top secret, di far pressioni sui membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu perché autorizzassero l’intervento anglo-americano in Iraq. Il fatto era che il governo inglese aveva qualche difficoltà a far digerire la guerra sia al popolo che allo stesso apparato.
Infatti, il procuratore generale, lord Goldsmith, aveva dato parere negativo: senza mandato Onu, la Gran Bretagna non aveva alcun diritto di attaccare l’Iraq. Goldsmith, però, viaggiò a Washington e al ritorno aveva cambiato misteriosamente idea. Ora, la traduttrice Katharine Gun era sposata con un curdo. Così, pensò bene di far pervenire quel che aveva scoperto alla redazione dell’Observer, quotidiano fin lì favorevole alla guerra. Da questa storia è stato tratto un film non ancora uscito in Italia, Official Secrets, del regista Gavin Hood, con Keyra Knightley nei panni della Gun e Ralph Fiennes in quelli dell’avvocato che l’assistette.
Sì, perché la Gun fu scoperta e processata per tradimento. Ma poi, a ridosso delle elezioni, le accuse a suo carico vennero ritirate per non dare ulteriore pubblicità alla faccenda. Il film è tratto da un libro, The Spy who tried to stop a War, di Marcia e Thomas Mitchell. L’unica variante è che la vera Gun è bionda, mentre nel film è mora. Intervistata sul perché avesse deciso di tradire il suo Paese rivelando quel che sapeva alla stampa (e rischiando, oltre al carcere, l’espulsione del marito), disse che non aveva tradito il Paese, bensì i suoi governanti del momento e che quella guerra non era solo a Saddam ma anche a 30 milioni di irakeni.
In effetti, di questi ne morirono circa un milione, pare. Più, 4600 inglesi e americani. Il film non risparmia nemmeno i particolari grotteschi che la vicenda a un certo punto assunse. Per esempio, la stampa filogovernativa, per sostenere che si trattava di un falso, puntò i riflettori su certe parole del messaggio trafugato, parole che gli americani scrivono in modo leggermente diverso dagli inglesi, come recognise anziché recognize. Ebbene, venne fuori che la redattrice dell’Observer, nel batterle al computer, aveva fatto ricorso, meccanicamente, al correttore automatico.