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ITINERARI DI FEDE

S. Andrea a Mantova, la cattedrale di Longino

Fu lo stesso Longino, il centurione che trafisse con la lancia il costato di Gesù a raccogliere la terra intrisa del Sacro Sangue e trasportarla in un’urna dove oggi sorge Mantova. Su quel luogo fu eretta la maestosa cattedrale.

Cultura 31_05_2014
S. Andrea

Fu lo stesso Longino, il centurione che trafisse con la lancia il costato di Gesù in croce, convertitosi in quell’istante alla fede cristiana, a raccogliere la terra intrisa del Sacro Sangue e trasportarla in un’urna dove oggi sorge Mantova. Se ne perse, poi,  traccia fino a quando, nell’anno 804, un’apparizione dell’Apostolo Andrea consentì di identificare il punto dove era stata prudentemente nascosta accanto alle reliquie del Santo centurione, morto martire nel 37 d .C.  in contrada Cappadocia. Sul luogo del ritrovamento venne costruita una chiesetta, nucleo originario di quella che è oggi la maestosa concattedrale di S. Andrea, l’edificio religioso più grande della città lombarda.

La basilica attuale fu voluta dai Gonzaga per accogliere il numero sempre crescente di pellegrini e lasciare, contemporaneamente e ad imperitura memoria, un segno del prestigio della loro signoria. L’ambizioso progetto venne affidato nel 1470 a Leon Battista Alberti che consegnò al marchese Ludovico i disegni per la trasformazione della preesistente chiesa benedettina, di cui si conservò il tardogotico campanile. Il prospetto principale, preso a modello nei secoli a venire, si ispira allo schema dell’arco trionfale romano, ad un solo grande fornice, inquadrato, a Mantova, da lesene corinzie e chiuso da un elegante frontone triangolare. Il gusto classico e le proporzioni monumentali volute dall’Alberti furono rispettate da Luca Fancelli che ereditò il cantiere alla morte dell’architetto genovese, scomparso solo due anni dopo l’avvio dei lavori. Grandioso è anche lo spazio interno, a croce latina ad aula unica che si apre in profonde cappelle. Di queste, la prima a sinistra è la cappella funeraria di Andrea Mantegna, celeberrimo pittore al servizio, per oltre quarant’anni, della corte dei Gonzaga. L’ambiente, impreziosito da due degli ultimi dipinti del maestro, venne illusionisticamente affrescato da un suo giovane allievo, Antonio Allegri, meglio conosciuto come Correggio. Navata e cappelle sono ricoperte da volte a botte decorate a lacunari, come accadeva nel tempio etrusco, all’Alberti noto attraverso la descrizione che ne fece Vitruvio.

All’incrocio del transetto la grandiosa cupola venne firmata da Filippo Juvarra, che vi mise mano a partire dal 1732. Negli anni Ottanta di quello stesso secolo il pittore veronese Giorgio Anselmi concluse la decorazione ad affresco del catino absidale e della stessa cupola, popolando una superficie di circa tremila metri quadrati con innumerevoli figure, tra le quali quella della città di Mantova con le ampolle del Sangue del Redentore, circondata da angeli, profeti, santi e patriarchi. Questi affreschi sono stati recentemente oggetto di un impegnativo restauro conservativo che ha ridato luce e splendore all’intero apparato decorativo. Nella cripta sottostante un tempietto ottagonale custodisce i Sacri Vasi, cuore e origine dell’edificio.