Roma, un'altra registrazione di una figlia di coppia gay
A Roma l'anagrafe, senza l'intervento del giudice, ha registrato una bambina come figlia legittima di due uomini. Qualche chiarimento su casi simili.
Lui e lui si “sposano” all’estero e poi in Canada con l’utero in affitto hanno una bambina. Lì la bambina viene iscritta all’anagrafe come iglia entrambi gli uomini.
I due tornano in Italia e il comune di Roma recepisce l’atto anagrafico stilato in Canada. I commentatori sottolineano che come a Torino non c’è stato bisogno dell’intervento del giudice. Ovvio, perché il giudice interviene se c’è una vertenza. Spieghiamoci meglio. Prima dei casi di Torino e Roma, quando una coppia gay chiedeva all’ufficiale di stato civile di registrare un minore come figlio di entrambi giustamente tale ufficiale opponeva un diniego perché la legge italiana tutt’ora vieta che un minore possa avere due papà o due mamme (a questo punto perché non tre?). Non c’è vuoto normativo come i media continuano a dire: semplicemente la legge vieta tale trascrizione. Le coppie a questo punto non ci stavano e andavano dal giudice il quale, inchinandosi al gaiamente corretto, ordinava la trascrizione.
Nei casi di Torino e Roma – e c’è un caso simile anche nelle Marche – non si aperta vertenza giudiziaria perché le coppie hanno ottenuto subito quello che volevano direttamente dall’anagrafe. Il caso di Roma, eccezion fatta appunto per il mancato intervento del giudice, è assai simile ad altri. Invece il caso di Torino è unico, non tanto perché manca appunto un’ordinanza del giudice, ma perché – a differenza di altri casi – non si è recepito un atto anagrafico stilato all’estero, bensì ex novo si è proceduto ad iscrivere all’anagrafe il minore come figlio di due donne.