Rimpasto di governo per arginare la debacle 5 stelle
Sono i Cinque Stelle a voler fare fin da subito un tagliando al governo prima delle elezioni europee, mentre la Lega ha tutto l’interesse a lasciare le cose come stanno fino al 26 maggio per poi chiedere e ottenere il rimpasto da una posizione di forza. I sondaggi, infatti, sono unanimi nell’attribuire una supremazia al Carroccio e un calo ai grillini.
Nella conferenza stampa di fine anno del premier Giuseppe Conte non sono passate inosservate le sue dichiarazioni, poi smentite, sull’ipotesi di un tagliando al contratto di governo e, conseguentemente, sull’eventualità di un rimpasto nella compagine dell’esecutivo. Non c’era da stupirsi della cosa, visto e considerato che molti ministri, dopo pochi mesi, si sono già distinti per scivoloni imbarazzanti e dimostrazioni di palese inadeguatezza.
L’idea di rivedere la squadra poggia quindi sulla necessità di rafforzare l’esecutivo, il cui banco di prova sarà proprio la tenuta dei conti pubblici, anche a seguito dell’approvazione definitiva, entro oggi, di una manovra piena di nuove tasse e benevoli sussidi. Ufficialmente il Presidente del Consiglio ha già fatto dietrofront e definisce non all’ordine del giorno l’ipotesi rimpasto, mentre i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio mostrano irritazione di fronte a voci del genere, che definiscono surreali.
Ma la realtà è che il fuoco cova sotto la cenere e che il duo Casalino-Casaleggio si sta impegnando non poco per ridurre al minimo le esternazioni di ministri considerati ormai in caduta libera, come Danilo Toninelli (Infrastrutture) e Giulia Grillo (Salute), e per arginare e bilanciare il crescente peso mediatico di Salvini e i suoi.
Al di là, quindi, delle considerazioni di facciata, sono i Cinque Stelle a voler fare fin da subito un tagliando al governo prima delle elezioni europee, mentre la Lega ha tutto l’interesse a lasciare le cose come stanno fino al 26 maggio dell’anno prossimo, per poi chiedere e ottenere il rimpasto da una posizione di forza. I sondaggi, infatti, sono unanimi nell’attribuire, sia pure con percentuali diverse, una supremazia più o meno netta al Carroccio e un calo più o meno vistoso ai grillini, che diventerebbero il secondo partito, dopo essere stati nettamente primi nelle urne meno di dieci mesi fa.
A urne chiuse, Salvini avrebbe buon gioco nel chiedere un rimpasto e nel rivendicare un numero maggiore di poltrone per il suo partito, che attualmente ne ha meno proprio perché il governo si è costituito sulla base dei rapporti di forza emersi dal voto politico del 4 marzo.
Il Ministro dell’Interno, in caso di successo clamoroso della Lega alle europee, sulla falsariga di quanto accadde a Matteo Renzi nel 2014, con il 40,8% dei consensi, potrebbe mettere in discussione perfino la figura e il ruolo del premier, che non a caso ha già fatto sapere di non voler in alcun modo fare campagna elettorale nei prossimi mesi, perché dovrebbe in tal caso prendere posizione in favore dei Cinque Stelle, movimento al quale indubbiamente è più vicino, nonostante il suo ostentato profilo di terzietà.
Una soluzione indolore per Luigi Di Maio potrebbe invece essere proprio quella di chiudere già a gennaio-febbraio la partita rimpasto, per poi non doverla riaprire dopo il voto di maggio, che quasi sicuramente lo indebolirà.
Il centrodestra al momento non mostra particolari segnali di ripresa, visto che Forza Italia e Fratelli d’Italia insieme non raggiungono neppure la metà dei voti della Lega, ma ove dalle urne di maggio dovesse emergere, sia pure solo in via teorica, visto che si vota con il sistema proporzionale, la possibilità di una nuova maggioranza di centrodestra, potrebbero anche prefigurarsi nuovi scenari di governo già in questa legislatura. Ipotesi che non dispiacerebbe all’ala grillina che fa capo al Presidente della Camera, Roberto Fico, critica verso l’attuale alleanza con la Lega e desiderosa di riposizionare sulla sinistra l’asse di governo, magari con un’apertura ad un Pd nel frattempo “de-renzizzato”.
Dunque Lega e Cinque Stelle presto inizieranno a litigare anche sull’ipotesi rimpasto, in particolare sulla poltrona di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, attualmente ricoperta da Toninelli. Di Maio vorrebbe affidarla al fidatissimo Riccardo Fraccaro, ora Ministro dei rapporti con il Parlamento, mentre Salvini la rivendicherebbe per un suo uomo, al fine di poter correggere la linea governativa in materia di grandi opere e in particolare di Tav.
Deludente finora viene considerato l’apporto di Elisabetta Trenta, Ministro della Difesa, in odore di sostituzione con un’altra figura proveniente dalle fila dei cinque stelle. Barbara Lezzi, Ministro del sud, dopo il “tradimento” sul gasdotto Tap, rischia grosso e a scaldarsi a bordo campo per prendere il suo posto ci sarebbe la “pasionaria” grillina Carla Ruocco, Presidente della commissione finanze alla Camera, vicinissima a Fico. La Ruocco è in pole position anche per sostituire il sottosegretario all’economia Laura Castelli, spesso contestata negli stessi ambienti grillini.
Meno problemi nella Lega, che potrebbe al limite sostituire Lorenzo Fontana, Ministro della Famiglia e disabilità, ed Erika Stefani, Ministro per gli affari regionali, magari per far posto a qualche giovane deputato.
Ma il nodo, come detto, è tutto politico, relativo al bilanciamento tra le due forze politiche di governo, più che ai singoli nomi. Subito dopo la Befana si capirà se il rimpasto resterà una mera ipotesi natalizia o un concreto approdo di un governo già in evidente affanno dopo poco più di sei mesi di vita.