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SCANDALI

Riforma della Curia? Ci pensano i giudici di Terni

Confermata ufficialmente la notizia che avevamo dato in esclusiva: monsignor Vincenzo Paglia è indagato per associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e alla turbativa d'asta. L'accusa si riferisce alla compravendita del castello di san Girolamo di Narni.

Ecclesia 27_05_2015
Monsignor Vincenzo Paglia

Aggiornamento ore 16.00 (ANSA):

C'è anche l'ex vescovo di Terni Vincenzo Paglia, attuale presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, tra le persone nei confronti delle quali la procura ternana ha concluso le indagini nell'ambito dell'inchiesta sulla compravendita del castello di San Girolamo di Narni. Associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e alla turbativa d'asta le accuse che verrebbero contestate. 

L'indagine era emersa nel luglio 2013 con l'arresto dell'ex direttore dell'ufficio tecnico della diocesi Luca Galletti, dell'ex economo Paolo Zappelli e del dirigente dell'ufficio Urbanistica del Comune di Narni Antonio Zitti. L'operazione di compravendita sarebbe collegata al buco di oltre 20 milioni di euro nelle casse della diocesi negli anni della gestione di Paglia.

 

Un avviso di garanzia per monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, emesso dai giudici di Terni. È l’indiscrezione – che attende una conferma ufficiale - che si è diffusa nella tarda serata di ieri nel capoluogo umbro dove monsignor Paglia, uomo di punta della Comunità di S. Egidio, è stato vescovo dal marzo 2000 al febbraio 2013.

E proprio a questo periodo si riferiscono le indagini della magistratura. Come si ricorderà infatti con il passaggio di Paglia alla guida del Dicastero vaticano è emerso a Terni lo stato di bancarotta in cui il vescovo aveva lasciato le casse diocesane: 35 milioni di euro di debito, secondo le ultime stime, un record assoluto mondiale in rapporto ai fedeli della diocesi (156mila battezzati), finiti non si sa dove. Da subito sono partite le inchieste, che hanno già portato all’arresto e all’incriminazione dei vari tecnici e collaboratori della diocesi, ma finora il vescovo era riuscito a sfuggire all’inchiesta.

Data la situazione, che in Vaticano era già nota, aveva anche creato stupore la promozione di Paglia alla guida del Pontificio Consiglio per la Famiglia, una scelta attribuita all’allora segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone. Lo stupore nasce dal fatto che in circostanze analoghe – e meno gravi – i vescovi responsabili sono stati semplicemente rimossi. Al contrario monsignor Paglia, in attesa che la riforma della Curia romana riordini i vari dicasteri, malgrado l'emergere di particolari sempre più imbarazzanti - che hanno coinvolto anche lo IOR - continua a godere della proroga alla guida del Consiglio per la Famiglia. Peraltro in questo ruolo Paglia fu subito al centro di una polemica perché nella prima conferenza stampa da presidente del Dicastero per la famiglia fece una inopinata apertura al riconoscimento statale delle coppie di fatto, incluse quelle omosessuali.

Allo scoppiare dello scandalo, la Santa Sede inviò a Terni monsignor Ernesto Vecchi, già vescovo ausiliare di Bologna, quale amministratore apostolico con il compito di rimettere ordine nella situazione disastrata della diocesi che ora, da pochi mesi, ha un nuovo vescovo, monsignor Giuseppe Piemontese. Sia monsignor Vecchi che monsignor Piemontese hanno collaborato pienamente con i magistrati per fare luce sulle responsabilità del debito a cui si deve sommare la sospetta vendita di numerosi beni immobili appartenenti alla diocesi.

Si tratta di una vicenda oscura a cui potrebbero legarsene delle altre, che hanno avuto Terni come epicentro.

Secondo le voci raccolte da ambienti del tribunale un avviso di garanzia riguarderebbe anche l’economo della diocesi al tempo di Paglia, don Francesco De Sanctis.