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Repubblica scopre le famiglie dopo averle disprezzate

Repubblica scopre le culle vuote dopo aver disprezzato le famiglie italiane scese in piazza a Verona e a San Giovanni. E intervista il ministro Bonetti col suo Family act. Che sarà un flop: perché servono interventi strutturali e non mance da due miliardi. Ma soprattutto comprendere che la causa delle culle vuote sono divorzio, aborto e cultura contraccettiva, che hanno ucciso la speranza di fare figli. 

Editoriali 13_02_2020
Il ministro Elena Bonetti

Non è vero che «nessuno vede il vero virus che dobbiamo affrontare cioè la denatalità» come con spocchiosa saccenteria Massimo Giannini ci diceva ieri su Repubblica. Qualcuno c’è, invece, ma Rep non l’ho ha mai voluto vedere. C’era un popolo che aveva visto il virus e che in questi anni ha condotto la battaglia nel deserto ed è il popolo della famiglie che sono scese orgogliosamente in piazza al Circo Massimo, a San Giovanni e Verona e che Repubblica ha umiliato in tutti i modi in buon compagnia con molti altri media, partiti politici e militanti di Sinistra. Le hanno calpestate con quello sprezzante “famiglie cattoliche tradizionali”. Il fatto è che non erano e non sono tradizionali, erano e sono solo naturali, perché le tradizioni possono cambiare. Ma la natura no.

E sono scese in piazza in questi anni per dire che un Paese che non fa figli è un Paese destinato a morire. Cosa di cui adesso anche Giannini sembra accorgersi pensando di essere il primo ad aver scoperto l’acqua da quando ieri non è stato svegliato dal monito – tiepidino per la verità – del presidente della Repubblica.

Famiglia dunque, bene. E finalmente. Solo che non basta lagnarsi dell’assenza di politiche famigliari ad ogni rapporto Istat. Bisogna parlarne tutti i santi giorni e agire subito, ma il Palazzo, quello che Repubblica ieri ha intervistato, non ha la più pallida idea di che cosa serva per invertire la rotta.

Il piano della ministra della Famiglia Elena Bonetti chiamato pomposamente Family Act, non solo è insufficiente, ma sconta il solito vizio della logica assistenzialista con la quale sono state fatte le politiche famigliari in tutti questi anni: qualche mancetta a chi secondo certi parametri è considerato povero e zero vere riduzioni fiscali a chi povero lo è davvero, come le famiglie numerose.

Anche la trovata, per la verità introdotta dalla Lega, merito che va riconosciuto al ministro di allora della Famiglia Lorenzo Fontana, dell’assegno unico può essere un aiuto. Ma se l’assegno finisce per essere solo una riorganizzazione e una razionalizzazione della jungla attuale di detrazioni, bonus e incentivi vari, non servirà a nulla. Sarà solo una scatola che cambierà di cassetto. Sono troppo pochi i due miliardi messi dalla Bonetti, il ministro dell’Economia Gualtieri non ne vuole sganciare di più, ma anche se fossero il doppio non sarebbero sufficienti dato che non è di politiche assistenziali che la famiglia ha bisogno, ma di una riforma strutturale completa, che parta dalla riorganizzazione fiscale. Non è possibile infatti che un padre di famiglia che guadagna 2500 euro sia tassato come un ricco. Se ne stupiva Aldo Cazzullo sul Corsera l’altro giorno, ma sembra che in pochi a palazzo abbiano capito l’antifona.

Sennò non si spiegherebbe perché la ministra debba continuare a inquadrare l’assegno unico con la solita logica decrescente attuata fino ad ora. Si continuerà a tenere conto primariamente del reddito, considerando i figli a carico come elemento conseguente e non primario. Questo è quanto succede anche oggi. Il Family Act resterà un pannicello caldo che consentirà a qualcuno di acquisire meriti presso un certo mondo, ma farà sprofondare le famiglie sempre più.

Bisognerebbe poi non solo chiedersi come riempire le culle con interventi economici portanti, ma domandarsi perché si sono svuotate. Ma ci toccherebbe scomodare e ricordare il dramma dell’aborto che ha spopolato un Paese intero, l’inganno del divorzio che ha annientato la famiglia e la cultura contraccettiva che ha abbassato il tasso di fertilità.

Senza dimenticare la facilità con la quale oggi chiunque ragioni in termini di famiglia e non di individuo singolo venga declassato come cittadino di serie B. A Sanremo, chi ha lodato la fidanzata di Valentino Rossi per il fatto di “stare appena un passo indietro” del suo più famoso fidanzato è stato massacrato, perché queste sono le logiche delle famiglie – direbbe Rep – tradizionali. Quelle, tanto per stare all’articolo di Giannini di ieri che «resistono al cambiamento dei ruoli di genere». Come se la crisi demografica si risolvesse con mamma che va al lavoro e papà che sta a casa. Bene allora, provate a riempirle così le culle, se ci riuscite. Il fatto è che non si fanno figli perché tutti questi “diritti” hanno ucciso il senso di responsabilità e spento ogni desiderio di guardare la vita con speranza. Che serve mettere su famiglia se poi il divorzio e l’aborto sono considerati l’approdo di libertà più elevato della nostra società?