Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
'NDRANGHETA

Report dei Servizi inguaia il Pd. “Commissariate Reggio”

Il silenzio di Sinistra e media mainstream sui clamorosi report dei Servizi segreti su intrecci di appalti, funzionari e 'Ndrine nella Rossa Reggio Emilia quando Delrio era sindaco: episodi su cui Carabinieri e Aisi chiesero di indagare, ma che la Procura non approfondì. Quagliariello chiede di commissariare il Comune targato Pd e denuncia la «congiura del silenzio».

Politica 11_09_2020
Graziano Delrio, già sindaco di Reggio Emilia

«Commissariate per mafia il Comune di Reggio Emilia». L’accusa choc arriva dal senatore Gaetano Quagliariello che, assieme ad altri colleghi, ha presentato una interrogazione al Ministro degli Interni Lamorgese per chiedere di approfondire gli ultimi sviluppi emersi in questi giorni in tema di ‘Ndrangheta e politica.

È curioso che una richiesta così clamorosa, nata da notizie su informative dei Carabinieri e dei Servizi segreti che coinvolgevano pesantemente il Comune amministrato nel 2012 dall’attuale capogruppo Pd Graziano Delrio, non siano state riprese dalla grande stampa e non abbiano scatenato un terremoto politico come invece accade quando ad essere coinvolte sono le giunte di centrodestra.

Eh sì, perché i temi sono proprio quelli del doppiopesismo mass mediatico che tende a lasciare stare la Sinistra e quello dei sospetti di parzialità giudiziaria di certe toghe quando ad essere toccate sono le giunte rosse.

Che a Reggio Emilia sia stata operativa la ‘Ndrangheta è acclarato dall’inchiesta Aemilia che attualmente è approdata in Appello a Bologna con il suo iter giudiziario di condanne di imprenditori cutresi affiliati al sodalizio criminale. Ma nessuno sapeva che il Comune di Reggio fosse stato oggetto di alcuni report dei carabinieri e dell’Aisi che chiedevano di indagare i vertici del Comune, amministrato dal Pd. E che quelle informative non ebbero alcun seguito.

Informative molto precise e svelate da un giornale insospettabile di finalità politiche come il Riformista. Il giornale diretto da Piero Sansonetti ha infatti pubblicato alcune note informative dei servizi segreti risalenti al 2012 e 2013 inerenti sospetti di rapporti tra il Partito democratico e la cosca calabrese dei Grande Aracri, protagonista in negativo poi un paio di anni dopo dell’inchiesta Aemilia sulle infiltrazioni nel tessuto emiliano.

L’Aisi, allora diretta dal generale dei carabinieri Arturo Esposito, inviò queste informazioni al Reparto operativo del Comando provinciale dell’Arma di Reggio Emilia nell’ambito dell’attività ispettiva sulla ricostruzione del post sisma che a sua volta le spedì in Procura a Reggio e da lì andarono in procura a Bologna dove già si stava indagando, in quella che poi sarebbe diventata l’inchiesta Aemilia, sugli intrecci tra ‘Ndrangheta e politica. Ma arrivate a Bologna sul tavolo del sostituto Marco Mescolini, quelle informative non ebbero nessun risvolto di indagine. Si fermarono. Oggi Mescolini è il Procuratore capo di Reggio ed è stato tirato in ballo da intercettazioni con Palamara sulla sua nomina a procuratore capo per le quali Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno chiesto le sue dimissioni e il processo al Csm.     

Ma che cosa dicevano questi report riservati?

I Servizi segreti avvertivano la Procura, tramite i carabinieri, che c’era un’attività incentrata sulla gestione dell'urbanistica, al cui centro, in un ruolo definito “strategico”, c’era Maria Sergio, all’epoca dirigente del Servizio pianificazione del Comune reggiano. Ma la Sergio era ed è anche la moglie di Luca Vecchi, che nel 2012 era capogruppo del Pd in Consiglio comunale e oggi è sindaco di Reggio, succeduto a Graziano Delrio, ora capogruppo Pd in Parlamento.

Vecchi (in foto) era in forte ascesa – notavano i carabinieri – e la moglie dirigente era originaria di Cutro, feudo centrale dell’emigrazione calabrese a Reggio Emilia e centro della cosca Grande Aracri. 

Sulle origini cutresi della Sergio, si è sempre parlato sui giornali e nella politica locale, anche nel 2016 il Fatto pubblicò un’altra informativa tirando in ballo anche Delrio, ma la dirigente era sempre uscita senza alcuna ombra mentre il marito, anche in campagna elettorale, non esitò a minacciar querele chi provava a lanciare sospetti sul lavoro della consorte.

Il lavoro dell’Aisi però – e qui sta la novità di questi giorni – in quel caso riportava fatti circostanziati con nomi e cognomi che chiedeva alla procura di approfondire: «Secondo i Servizi segreti – ha scritto il Riformista -, la cosca cutrese Grande Aracri avrebbe fornito rassicurazione ad un imprenditore, tale Giovanni Mazzei, sulla possibilità di avere appalti grazie proprio a Maria Sergio. Sempre secondo i Servizi, in passato dei favoritismi della Sergio avrebbe beneficiato, tra gli altri, l’imprenditore cutrese Gaetano Papaleo, “la cui moglie Maria Lucente è nipote del defunto capo cosca Antonio Dragone”».

E ancora: «Sergio avrebbe favorito l’inserimento di un terreno edificabile di proprietà di Alberto Zambelli, un geometra che avrebbe avuto il compito per la ’Ndrangheta di individuare lotti di terreno da acquistare con capitali di provenienza illecita per poi rivenderli una volta che erano divenuti edificabili, con conseguente maggiorazione di prezzo».

Accuse che i carabinieri chiesero alla Procura di poter approfondire insieme agli elementi raccolti dai carabinieri di Reggio sulla vendita, attraverso “un complicato giro di società”, del terreno ex casello A1 di Reggio a una immobiliare di cui Luca Vecchi, nella sua attività di commercialista era revisore dei conti.

La nota venne trasmessa il 28 gennaio del 2013 al procuratore di Reggio Emilia Sergio Grandinetti e in essa i carabinieri chiedevano anche il sequestro di documentazione e intercettazioni telefoniche. Il procuratore di allora girò il materiale al procuratore distrettuale di Bologna specificando: «Come da intese telefoniche, in attesa di comunicazioni in ordine al prosieguo delle indagini nel caso si renda necessario un coordinamento». Il fascicolo arrivò il 7 ottobre 2013 sul tavolo di Mescolini. E da quel momento si persero le tracce.

A questo si aggiungono anche le dichiarazioni del Pm Roberto Pennisi che ha chiaramente detto di essere stato in disaccordo con Mescolini sulle persone da colpire nell'inchiesta Aemilia. 

«Non sono di Reggio e non conosco la situazione in modo particolare – ha spiegato Quagliariello alla Bussola - ma ho letto il Riformista e gli altri giornali che si sono occupati di questi fatti oltre al libro “Storie di ordinaria ingiustizia” di Giovanni Paolo Bernini (ex assessore di Parma indagato, processato e assolto dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa in cui denuncia quelle che ritiene gravi anomalie nel maxi processo “Aemilia” ndr.) e penso che sia mio dovere chiedere un intervento degli organi competenti».

Il senatore ora iscritto al Gruppo misto ha specificato che «nella mia interrogazione non è citato nulla di scandalistico e nemmeno il nome di magistrati, ma chiedo solo di sapere se queste notizie sono vere e se non si debba procedere con il commissariamento di Reggio proprio per tutelare l’attività investigativa e quella del Comune. Avrei fatto un’interrogazione simile anche se a capo del comune fosse stata una giunta di centrodestra», ha aggiunto, rimarcando poi il particolare disinteresse del circuito mediatico sul “caso Reggio”.

«A colpirmi è questa congiura del silenzio che aleggia su queste notizie perché o si dice che non sono vere oppure, se le accuse sono vere, bisogna prendere delle decisioni obbligate e conseguenti. È giustissimo commissariare i comuni del sud dove ci sono infiltrazioni della malavita, che molto spesso riguardano i funzionari, ma per le quali pagano solo i politici eletti, ma è innegabile che questo debba valere anche per i comuni del nord dove – è noto – la malavita ha cercato e cerca tuttora intrecci col potere politico locale».

A Reggio, le notizie del Riformista – riprese anche dal Fatto Quotidiano – sono state accolte con fastidio dal Pd, che ha difeso l’operato del procuratore Mescolini dalle accuse, e dalla stampa mainstream, mentre hanno visto molto battagliero sul fronte della richiesta di chiarezza la locale sezione di Fratelli d’Italia con l’ex consigliere comunale di An Marco Eboli e Forza Italia. E mentre la Cgil definisce l’interrogazione di Quagliariello «extraterrestre» solo un giornale, Reggioreport, sta seguendo con indipendenza l’evolversi dei fatti. «Sarà interessante capire nei prossimi giorni – ha spiegato alla Nuova BQ il direttore del giornale Pierluigi Ghiggini – per quale motivo il partito di governo in questa città (e in Regione) sia stato sistematicamente al riparo da inchieste giudiziarie anche su questioni molto importanti».