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CRIMINI DI MADURO

Rapporto Onu svela gli orrori del regime venezuelano

In Venezuela vengono sistematicamente violati i diritti umani. Dopo un anno di lavoro, gli ispettori dell’Alto Commissariato per i diritti umani Onu hanno confermato i peggiori sospetti. In un rapporto di oltre 400 pagine, con 274 interviste a vittime e carnefici hanno scoperchiato una galleria degli orrori: esecuzioni sommarie, tortura nelle carceri, uccisione di manifestanti e rapimenti. Maduro è ritenuto direttamente responsabile

Esteri 19_09_2020
Forze armate bolivariane schierate a Caracas

Ora c'è una prima conferma ufficiale: in Venezuela vengono sistematicamente violati i diritti umani. Dopo un anno di lavoro, gli ispettori dell’Alto Commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite hanno confermato tutti i peggiori sospetti. In un rapporto di oltre 400 pagine (qui la sintesi), fondato sull’indagine di 223 casi di abusi sospetti, con 274 interviste di vittime e carnefici, gli ispettori hanno scoperchiato una vera galleria degli orrori. E ha sottolineato che gli ordini partono da Maduro, sua è la responsabilità.

L’indagine era stata lanciata il 27 settembre 2019, dopo un anno di manifestazioni e repressione politica in Venezuela. Con il parlamento scavalcato da un’assemblea costituzionale (eletta con un nuovo sistema per comunità e non a suffragio diretto), Maduro si è praticamente ritagliato un potere assoluto. La sua ultima riconferma alla carica di presidente è stata ritenuta frutto di elezioni fraudolente da parte di tutti i partiti di opposizione e degli osservatori internazionali. In mancanza di un presidente legittimo, Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea Nazionale (parlamento) ha assunto la carica di presidente ed è stato riconosciuto da gran parte della comunità internazionale. Il braccio di ferro fra i bolivariani, sostenitori di Maduro e le opposizioni democratiche, è sfociato in vasti e continui scontri di piazza. Ma soprattutto, chi può fugge, anche a causa della gravissima crisi economica che ha ridotto sul lastrico, in condizioni di povertà assoluta, ormai più della metà della popolazione del Venezuela, di uno Stato con un passato relativamente prospero, produttore di petrolio e uno dei più ricchi di risorse naturali in tutto il Sud America.

Gli investigatori dell’Onu hanno prima di tutto indagato sull’attività di polizia e paramilitari dal 2014 ad oggi. In 16 operazioni di polizia ed esercito scrutinate, hanno documentato l’uccisione di 53 persone in esecuzioni sommarie, extragiudiziali. In altri 2552 casi, gli ispettori dell’Onu calcolano 5.094 morti. Nell’Operazione per la Liberazione del Popolo (Olp) avviata nominalmente contro il crimine nel 2015 e terminata due anni dopo, gli agenti e i militari hanno impiegato tattiche brutali di contro-guerriglia, con distruzioni, saccheggi, maltrattamenti e uccisioni anche degli abitanti delle aree vittime dei rastrellamenti. Il 59% delle uccisioni è imputabile a due corpi: le Faes (forze speciali della polizia) e la Polizia Nazionale Bolivariana. In una singola operazione nello Stato di Miranda, nel 2016, decine di civili sono stati detenuti arbitrariamente, 2 giustiziati a colpi di pistola e 10 massacrati a colpi di machete.

I due servizi segreti bolivariani, il Sebin e il Dgcim, prendono di mira soprattutto oppositori, dissidenti e “nemici politici” veri o presunti, arrestandoli e internandoli in centri di detenzione esterni al regolare sistema carcerario, dove possono essere impunemente torturati. Fra le varie forme di tortura, fisica e psicologica, sono molto diffuse le violenze sessuali, sia su uomini che su donne. Rafael Acosta Arévalo, capitano ribelle della marina venezuelana è morto in detenzione sotto tortura, così come almeno altri due casi documentati di prigionieri politici. Il team degli ispettori dell’Onu ha anche dimostrato che almeno 36 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di polizia e paramilitari durante le proteste. Quando civili vengono uccisi da forze irregolari, i “collettivi”, lo Stato non punisce i carnefici. La magistratura venezuelana, in generale, ha dimostrato di essere ben poco indipendente, lasciando impuniti i criminali che sparano sulla folla.

La missione dell’Alto Commissariato ritiene direttamente responsabile Maduro e i vertici dello Stato venezuelano. “Il presidente Maduro e i ministri dell’Interno e della Difesa sono a conoscenza dei crimini. Danno ordini, coordinano le attività e forniscono risorse per l’applicazione dei piani e delle politiche nell’ambito dei quali i crimini vengono commessi”. Il rapporto completo verrà pubblicato il 27 settembre prossimo, a un anno esatto dall’inizio dell’indagine. Sarà sicuramente un tassello in più nell’indagine preliminare aperta, nel 2018, dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia nei confronti di Nicolas Maduro, per crimini contro l’umanità.