Raid sulla Spianata delle moschee. Verso l'Intifada
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Azione della polizia israeliana sulla Spianata delle moschee, 12 i feriti. I palestinesi denunciano un uso sproporzionato della forza, la polizia si difende affermando di essere stata attaccata da gruppi di provocatori. La vicenda ha comunque provocato la reazione di Hamas, che ha lanciato razzi da Gaza e la protesta da parte dei governi di Giordania, Qatar ed Egitto.
Facendo uso di granate assordanti e gas lacrimogeni, le forze di sicurezza in assetto antisommossa, sono entrate, all'alba di ieri mattina, nella Spianata delle moschee, durante la preghiera dei fedeli musulmani. Almeno 400 i palestinesi arrestati. Testimoni hanno dichiarato che le forze israeliane hanno usato una forza sproporzionata, provocando, con manganelli e calci di fucile, numerose ferite ai fedeli presenti. La Mezzaluna Rossa ha riferito di 12 palestinesi trasferiti in ospedale e che ai loro medici è stato impedito di raggiungere la Spianata dove si trova la moschea di Al-Aqsa.
La polizia israeliana ha dichiarato, invece, di essere stata costretta ad entrare nel complesso religioso, dopo che "agitatori mascherati" si sono barricati all'interno della moschea, armati di bastoni, pietre e fuochi d’artificio. «Quando la polizia ha messo piede nella Spianata è stata raggiunta dal lancio di pietre, e fuochi d'artificio sono stati fatti esplodere dall'interno della moschea da un folto gruppo di agitatori», è quanto si legge nel comunicato diffuso dal Comando delle forze di sicurezza, sottolineando il fatto che un agente è rimasto ferito ad una gamba. La protesta è proseguita fino a tarda mattinata, quando i militari israeliani sono stati nuovamente visti aggredire e respingere i palestinesi fuori dal complesso della moschea e impedire loro di pregare. La tensione tra ebrei e palestinesi è già molto alta da alcuni mesi a Gerusalemme est e in tutta la Cisgiordania. Ci sono preoccupazioni per ulteriori violenze, per il Ramadam e da ieri sera è iniziata la Pasqua ebraica, che terminerà il 13 di aprile, mentre per venerdì è prevista la Via Crucis da parte dei cristiani.
Immediate le reazioni delle autorità giordane e palestinesi. La Giordania, che funge da custode dei luoghi santi musulmani di Gerusalemme, in base a un accordo sullo status quo in vigore dalla guerra del 1967, ha condannato l'assalto alla Spianata delle moschee da parte di Israele. Il primo ministro dell'Autorità palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha dichiarato: «Quello che è successo a Gerusalemme è un grave crimine contro i fedeli. La preghiera nella moschea di Al-Aqsa non dipende da un permesso degli occupanti [israeliani], ma piuttosto è un nostro diritto». Anche l'Egitto ha preso posizione. Il ministero degli Esteri egiziano, nel frattempo, ha chiesto l'immediata cessazione del “palese assalto” di Israele ai fedeli di Al-Aqsa. Si è aggiunta poi una dura dichiarazione del ministro degli Esteri del Qatar che considera questa provocazione da parte di Israele una palese e grave violazione del luogo santo e causa di possibili ulteriori azioni violente e incontrollate.
Quello che è accaduto nella notte tra martedì e mercoledì scorsi riporta alla mente la guerra transfrontaliera tra Israele e Hamas, nella zona della Striscia di Gaza. Nella notte tra mercoledì e giovedì , da quel lembo di terra, infatti, subito dopo l’incursione ebraica alla Spianata del Tempio, sono stati lanciati diversi razzi contro Israele, intercettati dal sistema di difesa aerea. Che la tensione sia alta, non solo per le recenti iniziative del governo israeliano, guidato da Netanyahu con l'appoggio dei partiti di estrema destra, ma anche per ciò che può accadere per Al-Aqsa, che si ripeta, cioè, quanto è avvenuto per la moschea di Abramo nella città di Hebron, occupata dagli israeliani nel 1967.
Da registrare anche le provocazioni che gli estremisti ebrei ortodossi fanno quasi quotidianamente contro i musulmani. Nei giorni scorsi un ebreo è stato arrestato dalla polizia, apparentemente per impedirgli di tentare di sacrificare un agnello nel luogo sacro di Gerusalemme, proprio di fronte alla moschea di Al-Aqsa, in occasione dell’imminente festa di Pasqua. Le crescenti richieste di effettuare un tale sacrificio hanno indotto il rabbino del Muro Occidentale a vietare l'ingresso di animali nell'area da cui gli ebrei possono accedere al Monte del Tempio. L'attivista Rafael Morris, capo di Returning to the Mount, un movimento molto attivo tra gli estremisti di religione ebraica, è stato fermato. Ogni anno, infatti, viene arrestato prima della Pasqua per impedirgli di compiere un sacrificio sul luogo dove duemila anni fa sorgeva il tempio.