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ARTE

Raffaello e i russi

La fascinazione dei grandi romanzieri per la "Madonna Sistina" del maestro urbinate.

Cultura 06_01_2012
La "Madonna Sistina"

Verso il 1516, qualche anno prima della morte avvenuta nel 1520, Raffaello termina una pala d'altare che rappresenta il culmine della visione "mariana" per il pittore di Urbino: la Sacra Conversazione, meglio conosciuta come Madonna Sistina. Qui la Madre di Dio incede sulle nuvole circondata dal Santo papa Sisto II e da Santa Barbara. Il primo indica alla Vergine un punto fuori dal dipinto, verso lo spettatore, in un atteggiamento di toccante intercessione, mentre la Santa volge lo sguardo in basso; due tende ripiegate aprono lo scenario, con la Vergine e il Bambino sullo sfondo di nuvole e visi "fumosi" appena accennati, a raffigurare un coro di angeli fantasmagorici. In primissimo piano il triregno papale e in mezzo, a chiudere la circolarità del dipinto, due angeli paffuti sfuggiti al coro, con braccia e gomito poggiati alla balaustra, la chioma arruffata, l'espressione discola e interrogativa, riprodotti oggi in serie su scatole di cioccolatini e oggettistica varia, tanto da entrare a far parte - da un punto di vista strettamente iconografico - dell'immaginario collettivo moderno.


La pala d'altare è stata eseguita su tela, forse perché destinata a seguire, come labaro o stendardo, le processioni; oppure a essere accolta con effetto di trompe-l'oeil, di finestra che guarda al paradiso, sull'altare maggiore o al centro dell'abside nella chiesa piacentina di San Sisto, all'epoca ancora in fase di costruzione. Vasari ipotizza che il dipinto sia stato commissionato a Raffaello proprio dai monaci neri di Piacenza, devoti a San Sisto e Santa Barbara, mentre altri studiosi, spostando indietro di qualche anno la data di composizione, avanzano l'ipotesi che sia stata realizzato in origine per il sepolcro di Giulio II - al secolo Giuliano della Rovere, nipote di Sisto IV, morto nel 1513 - e solo in un secondo momento acquistato, all'atto della dispersione dei beni testamentari del pontefice, dai monaci.
Il dipinto, ceduto nel 1754 ad Augusto III di Sassonia, alla fine della seconda guerra mondiale fu trafugato e trasportato a Mosca e successivamente restituito alla Gemäldegalerie di Dresda. Sappiamo della venerazione che gli artisti hanno da sempre tributato alle opere di Raffaello e alla Madonna Sistina in particolare.

Il francese Ingres, autore del doppio ritratto Raffaello e la Fornarina, spinse a tal punto l'adorazione per l'Urbinate da richiede a papa Pio VII un frammento della sua costola.
Balzac ripeteva spesso "un bel detto di Raffaello: comprendere vuol dire eguagliare".
Ma sono i russi a rimanere consapevolmente affascinati o inconsapevolmente perplessi di fronte allo sguardo della Madre di Dresda. Nel 1867, il quarantaseienne Dostoevskij conduce la seconda moglie appena sposata - la giovane stenografa Anna Snitkina, assunta dallo scrittore per assisterlo nella nuova redazione di Delitto e castigo - alla Gemäldegalerie, prima tappa del loro lungo viaggio all'estero.
"Sapete, ha un viso sul tipo della Madonna di Raffaello. Il volto di questa Madonna è fantastico, il viso di una demente dolorosa" affermerà l'irritante Svidrigàjlov, uno dei personaggi più oscuri nell'oscura trama di Delitto e castigo, rivolto a Raskòlnikov, protagonista del romanzo.
Nel misero salotto di Versilov, padre naturale de L'adolescente, è appesa "una magnifica stampa della Madonna di Dresda".

E ne I demoni, Dostoevskij riferirà, per bocca di Julija Michàjlovna: "Sulla Madonna di Dresda? Cioè la Sistina? Chère Varvàra Petròvna, io sono rimasta seduta due ore davanti a questo quadro e me ne sono andata delusa. Non ci ho capito nulla e sono rimasta estremamente stupita".
Dieci anni prima, nell'estate del '57, agli esordi della carriera letteraria un altro russo, il ventinovenne Lev Tolstòj, si era trovato per due giorni di seguito dinanzi alla Sistina. E annoterà sul diario: "Eisenach - Dresda. Sono arrivato alle nove, non mi sento bene. La città è graziosa... Ho fatto una scappata alla pinacoteca. Una Madonna mi ha subito profondamente colpito".
Il giorno dopo: "Dresda. La salute va peggio. Sono andato in giro per botteghe di libri e musica... Poi di nuovo alla pinacoteca, sono rimasto freddo davanti a tutto, esclusa la Madonna".
Tolstòj rientrerà in Russia prima del previsto: a Baden-Baden aveva infatti perso al gioco tutto il denaro a propria disposizione, compreso quello ottenuto in prestito da Turgenev. L'autore di Resurrezione appenderà alle pareti della casa di Jàsnaja Poljana un'incisione della Madonna di Raffaello acquistata durante la breve permanenza nella città tedesca, immagine che l'accompagnerà per tutta la vita nel suo lungo e complesso risveglio esistenziale.