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COSA DICE LA CHIESA

Radici e identità, il "cattosovranismo" è possibile

Sovranismo e cristianesimo sono davvero incompatibili come non pochi settori del mondo cattolico nostrano continuano a sostenere? Da San Giovanni Paolo II che invitava le Nazioni a proteggere la propria sovranità come fosse “la pupilla dei loro occhi” a Benedetto XVI e la rinascita dell'Europa dalle macerie spirituali, passando per l'immigrazione controllata di Biffi, c'è un filo rosso che disegna un'idea ben precisa. E passa dal cattolicesimo. 

Editoriali 22_05_2019

Sovranismo e cristianesimo sono davvero incompatibili come non pochi settori del mondo cattolico nostrano continuano a sostenere? I cosiddetti “cattolici adulti” sono tra i principali promotori del processo di criminalizzazione in atto contro l'idea stessa di Stato Nazionale. Questa presa di posizione li ha resi, conseguentemente, i più entusiasti alfieri dell'europeismo. Ma basta volgere lo sguardo agli edificanti magisteri di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per rendersi conto che parlare di sovranità non è certo un peccato!

Così come non è un dogma l'adesione aprioristica al progetto comunitario per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi. Ratzinger ci avvertiva che “il processo stesso di unificazione europea si rivela non da tutti condiviso, per l'impressione diffusa che vari 'capitoli' del progetto europeo siano stati scritti senza tener adeguato conto delle attese dei cittadini”. Mentre San Giovanni Paolo II invitava le Nazioni a proteggere la propria sovranità come fosse “la pupilla dei loro occhi”, raccomandandosi di non farla diventare preda di “qualche interesse politico o economico”. E sempre il grande papa polacco sostenne che l'integrazione sovrannazionale può essere consigliabile “a patto che ciò avvenga in un clima di vera libertà, garantita dall'esercizio dell'autodeterminazione dei popoli”. Principio, quest'ultimo, di cui non troviamo menzione nei Trattati Ue.

Per ciò che attiene invece il clima di libertà, tra i tanti episodi che si potrebbero citare vale la pena ricordare la bocciatura a Commissario europeo per la giustizia di Rocco Buttiglione, “colpevole” di aver ribadito l'insegnamento biblico sull'omosessualità. L'affermazione nelle urne delle forze cosiddette sovraniste, se saprà mettere un freno alla piega tecnocratica e laicista intrapresa dall'Ue e molto lontana dal sogno originario dei suoi Padri fondatori – tre cattolicissimi come De Gasperi, Adenauer e Schuman - non solo non sarà un pericolo per la Chiesa, come paventato con enfasi da più di qualcuno, ma rappresenterà un'opportunità storica.

D'altra parte, la rinascita dell'Europa dalle macerie spirituali in cui l'ha condotta l'abbandono forzato della sua identità passa inesorabilmente da un recupero di quelle radici cristiane che, insieme al diritto romano e al pensiero filosofico greco, hanno costituito e devono continuare a costituire l'ossatura della civiltà europea. Questa rivendicazione non sottintende una restaurazione neoconfessionale, ma punta ad affermare con forza la necessità di individuare un bagaglio di valori condivisi, inevitabilmente ricavati dall'eredità cristiana, che stiano alla base del patto costituente della società e che orientino i legislatori europei nel loro lavoro.

Le forze sovraniste, in caso di vittoria elettorale, non possono limitarsi ad archiviare l'attuale modello di Europa, ma devono necessariamente promuoverne l'instaurazione di uno alternativo. A tale scopo, per la direzione da perseguire possono senz'altro attingere al patrimonio sconfinato della Chiesa. Le visioni profetiche sulle sorti del Vecchio Continente di figure esemplari della storia recente della Chiesa offrono alla futura classe politica diagnosi lucide e soluzioni di buon senso alle questioni più urgenti dei nostri tempi.

Pensiamo, ad esempio, alle parole del cardinal Biffi per un'immigrazione disciplinata, che tenga conto della salvaguardia dell'identità nazionale e che chiarisca come “chi viene da noi deve sapere subito che gli sarà richiesto, come necessaria contropartita dell'ospitalità, il rispetto di tutte le norme di convivenza che sono in vigore da noi”.

O alla ragionata contrarietà di Ratzinger su un eventuale ingresso della Turchia in Ue, giudicato antistorico e dettato soltanto da benefici economici, calpestando le rispettive identità culturali. Ma soprattutto, i nuovi legislatori non siano sordi al grido d'allarme più ricorrente su cui la Chiesa, grazie a quel suo diritto-dovere di intervenire nel dibattito pubblico che - su certi temi ma non su altri – viene bollato dai laicisti come ingerenza, ha continuato a richiamare l'attenzione: l'inarrestabile crollo delle nascite che rischia di portare all'estinzione il Vecchio Continente.

Come ha giustamente osservato il cardinal Antonelli, l'inverno demografico dovrebbe preoccupare più del riscaldamento dell'atmosfera! Se riusciranno ad archiviare il modello fallimentare dell'attuale Ue, la speranza è che le forze cosiddette sovraniste siano in grado davvero di dedicarsi ad edificare, citando le bellissime parole di Benedetto XVI, una “nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca d'ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo”.