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ELENA BONO

«Questo è tempo di Dio. Che aspettiamo?»

Pubblichiamo l'omelia pronunciata da mons. Alberto Tanasini nella cattedrale di Chiavari in occasione del funerale della scrittrice e poetessa Elena Bono, a cui La Nuova BQ ha recentemente dedicato degli articoli.

Cultura 03_03_2014
Elena Bono

Pubblichiamo l'omelia pronunciata da mons. Alberto Tanasini nella cattedrale di Chiavari in occasione del funerale della scrittrice e poetessa Elena Bono, a cui La Nuova BQ ha recentemente dedicato degli articoli (qui e qui).

A Sua Eminenza il Card. Velasio De Paolis, nativo come Elena di Sonnino, agli eccellentissimi Mons. A.M. Careggio e Mons. Giulio Sanguineti, ai signori Sindaci e alle Autorità, a tutti voi, cari amici presenti il mio saluto e il mio ringraziamento per avere voluto essere partecipi di questa celebrazione con la quale accompagniamo Elena Bono a quella Casa del Padre alla quale ha indirizzato tutta la sua vita.

Assieme rinnoviamo le condoglianze ai suoi familiari, ma ritengo che con la nostra presenza orante, ricca di affetti e ricordi vogliamo affermare il grande valore di questa figura di donna, di letterata, di combattente, di credente (il grande valore, dicevo) per la comunità ecclesiale e per quella civile, per Chiavari e ben oltre i confini di Chiavari; vogliamo finalmente rompere quell’incomprensibile silenzio che ha avvolto una voce così alta; 

silenzio da lei accettato pur nella consapevolezza di avere molto da dire agli uomini nella forma dell’arte, servizio alla bellezza; 

silenzio che l’ha seguita fino alla corsia di ospedale dove si è spenta l’altra sera.

Leggo una breve lettera che Elena volle indirizzarmi il 31 dicembre scorso: “Caro mons. Vescovo, ho ricevuto dalle mani del carissimo mons. Isetti lo scapolare francescano con il quale mi presenterò a Dio quando mi chiamerà, giacché il nostro patrono San Francesco fu colui che venne abbracciato  da Gesù Crocifisso, che staccò un braccio dalla croce per stringere a sé Francesco, “alter Cristus”. Cara Eccellenza, mi tenga presente nella S. Messa quotidiana. Anch’io La ricordo nelle mie povere preghiere. Elena Bono”.

Scrive di un gesto all’apparenza semplice ma per lei causa di gioia tanto grande da volerla condividere con il suo Vescovo, perché gesto che porta al cuore della spiritualità di Elena Bono. Spiritualità Francescana. 

Come si gloriava di essere “terziaria” dell’Ordine di San Francesco! Lo fa ben sentire in un’altra lettera scritta alla sorella Leonella, che volle inviare anche a me “ …Tu francescana terziaria, io francescana terziaria, papà e mamma francescani terziari anche loro ….” e lo ha ripetuto anche nell’intervista pubblicata dall’Osservatore Romano, proprio la mattina del giorno in cui, al tramonto il Signore l’avrebbe chiamata a sé. 

Francescana nella semplicità del nascondimento (dice: “quando sento dire “autore, autore”, lo ripeto cento volte: io sono solo un amanuense”), ma anche francescana nel ricercare il volto dell’uomo, i suoi sentimenti, e francescana nel cantare la bellezza della vita sulle orme del primo, santo, poeta italiano. 

Francescana soprattutto nell’amore appassionato per Cristo. Non è senza significato che nella sua lettera Elena parli di Cristo crocifisso che si stacca dalla croce per abbracciare Francesco: tutta l’ espressione poetica di Elena è segnata dalla Passione di Cristo Gesù. 

In quella figura del Cristo coronato di spine e flagellato che senza parlare passa davanti alla “moglie del procuratore”, Elena adombra una visione che passa sotto i suoi stessi occhi e la segna, la tormenta, la affascina con la sua carica di amore sofferente. 

Deve esprimerla nella poesia, deve ricostruirla nel romanzo, deve farne oggetto di contemplazione mistica. 

Ma anche quando canta la sofferenza dell’uomo, quando tratta di temi civili come le figure della Resistenza, a lei tanto care, Elena vede riprodursi nell’uomo la Passione di Cristo che dà la vita per i fratelli; nello stesso tempo vede rinnovarsi la morte di Adamo.

Abbiamo ascoltato la Sacra Scrittura: il grido di Giobbe, uomo sofferente che afferma la certa speranza: “Il mio Redentore è vivo. Io vedrò Dio. Io stesso lo vedrò”. Poi l’affermazione di fede di Paolo: “Come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita”.

Infine la crocefissione raccontata dal Vangelo di Giovanni, con Maria e le donne sotto la Croce di Gesù.

Penso Elena a lungo sotto la Croce, la leggo meditare sulla morte di Adamo, anzi scriverne come “sotto dettatura”. Così ella racconta di Adamo ormai adagiato sulla fredda terra: “… e in mezzo alle tenebre ecco gli apparvero i rami dell’albero caldi di sole; allora qualcosa si agitò in lui come un impulso a salire e posarsi sui rami”. L’albero della croce, l’albero della vita: “così in Cristo tutti riceveranno la vita”.

Tutti gli eventi umani, quanti la vasta cultura e il desiderio di sapere le hanno fatto conoscere, passano sotto la Croce e da lì sono valutati, perché, come lei stessa diceva in una intervista, non solo c’è la vita eterna, ma tutta la vita è eterna.

Accogliendo i doni che Elena ci ha fatto e ci lascia in eredità, ascoltiamo proprio nella luce della vita così compresa, con tutto il suo valore, ascoltiamo un suo canto: è esortazione che sento molto attuale, per tutti, specie per i giovani che Elena ha tanto amato, nella scuola, nei campi di battaglia per la libertà, nelle stanze accoglienti della sua casa:

Finite di piangere su di voi e sopra i morti.
Finite di ballare sulle tombe.
Non vi accorgete che a noi è chiesto più
che ai figli di ogni altro tempo?

Ora bisogna ricreare il mondo 
in ciascuno di noi
o finiremo.

Ricordarci la nostra somiglianza con Dio
e indurre Dio a ricordarla.
Ora bisogna avere tanta forza
da imporre al cuore la speranza,

amore più che umano agli umani,
volontà di vita per tutti.
Non è tempo di lutti
né di follie.

Questo è tempo di Dio.
Che aspettiamo?
Quale segno? Quale miracolo?

Eppure abbiamo visto crocefisso
in migliaia di corpi
Gesù Cristo.

(Da “Poesie – Opera omnia”)

Il 16 Gennaio scorso Elena ha inviato questa poesia, “Il tempo di Dio”, al Papa Francesco quale espressione significativa della sua opera che ha voluto cantare tanti martiri della fede e della libertà. 

Noi l’abbiamo letta quale invito ad affrontare anche il tempo nel quale Elena ci lascia, il nostro tempo, con speranza, a “ricreare il mondo in ciascuno di noi” perché è “tempo di Dio”.

* Vescovo di Chiavari