Quell'odio per i ricchi che non muore mai
La dichiarazione sui ricchi destinati all'inferno, rilasciata dal leader di Sel, Nichi Vendola, ha fatto discutere. Riuscirà prima o poi la sinistra a liberarsi di un odio atavico basato sull'invidia?
Stravagante destino, quello della Russia: da paradiso dei proletari a paradiso dei super ricchi. Oggi i poveri di questo mondo vogliono andare in America, ma i ricconi, nuovi perseguitati, chiedono asilo a Putin. Si creerà un nuovo mondo bipolare, con i poveri a Occidente e i satrapi a Est? Ci sarà una nuova guerra fredda combattuta a colpi di quarti d’ora d’odio orwelliani?
Giratela come vi pare, eccoci qui, ancora una volta, dopo un secolo, a parlare di Orwell, Russia, America, ricchi & poveri. Niente, non ce ne libereremo mai. Crollano i muri e si ha semplicemente un’osmosi: i poveri vanno da Est a Ovest e i ricchi ne prendono il posto.
Vendola promette sfracelli per i ricconi se comanderà lui, garantisce loro l’inferno come il generale Meridio Massimo, poi declassato a semplice gladiatore: «Al mio segnale scatenate l’inferno». In Francia, Hollande tassa al 75% chi ha più di un milione, assolutamente convinto, da buon socialista, che i soldi stanno meglio in tasca allo Stato che ai privati, perché, per definizione, i privati li userebbero male, mentre lo Stato, che è più buono di Dio, li distribuirebbe ai meno fortunati.
Questa dello Stato-Robin Hood l’abbiamo già vista ai tempi dell’Urss e non ci pare che sia piaciuta ad alcuno, neanche ai potenziali beneficati, cioè i poveri. In pratica, finisce che i soldi se li piglia la Casta-nomenklatura dopo averli levati ai ricchi, e ai poveri tocca il Gulag: prima erano solo poveri, poi diventano schiavi adibiti ai lavori forzati e gratis.
L’ideale sarebbe che lo Stato si levasse dai piedi del tutto, occupandosi solo, come ai bei tempi, di difesa, giustizia e ordine pubblico. Lo Stato-papà, che raccoglie tutta la ricchezza nazionale per distribuirla giudiziosamente a tutti i figli in parti uguali si chiama, in verità, totalitarismo, e la ricetta l’abbiamo già vista.
Invece, i posti felici sono - guarda un po' - quelli in cui i ricchi sono tassati poco; anzi, più ricchi sono e meno pagano. Come gli Stati Uniti e la Svizzera.
Perfino gli emirati e i sauditi, dove gli sceicchi viaggiano in Rolls Royce con le maniglie d’oro e legioni di ingioiellate concubine. Ed è in questi Paesi che i poveri vogliono andare e vanno, tanto che qualcuno di detti Paesi ha dovuto elettrificare i confini.
Ma l’odio dei comunisti per i ricchi è ormai un riflesso condizionato. Lo «psicologo dei lager», Viktor Frankl, l’ha studiato e gli ha dato un nome: invidia. Aveva visto coi suoi occhi i detenuti odiare a morte il vicino di branda che aveva il «privilegio» di una patata in più. Certi preti ammantano di vangelo quest’odio per il privilegio e lo chiamano «opzione per gli ultimi». I comunisti, meno ipocriti, lo dicono chiaro: togliere ai ricchi per dare… a chi? Ai poveri? No, a loro, autodesignatisi Burocrati Redistributori.
E loro redistribuiscono, sì, però prima, e abbondantemente, a quelli della loro fazione. E sappiamo in che cosa consista la redistribuzione comunista, almeno in Italia: concerti rock per l’Arci, gay-parades, sovvenzioni ai c.d. centri sociali, mostre faraoniche sul Che Guevara, convegni sulla Resistenza…
Il buon Gérard Depardieu, in Francia, coi suoi soldi aveva riattivato un numero cospicuo di botteghe storiche, ridotte sul lastrico dai mega-supermercati, facendo quello che lo Stato-mamma non avrebbe mai fatto. Ora i suoi soldi li porterà a Putin, l’unico capo degno di questo nome del continente, in un Paese dove il Gay Pride è fuorilegge perché corrompe i giovani e le blasfeme Pussy Riot sono giustamente al confino e a fare quel che non hanno mai fatto prima, lavorare.
Il tapino Hollande e il nostrano Vendola (uno è socialista e l’altro catto-comunista: la differenza qualcuno ce la vede, noi non riusciamo) sanno bene che tassare i super ricchi con aliquote confiscatorie rende al fisco molto meno che togliere cinque centesimi dalle tasche di ciascun cittadino. Sanno perfettamente che scoraggiare l’intrapresa è, per il fisco, fare come quello che si evirò per fare un dispetto alla moglie. Ma sono comunisti (catto o socialisti è lo stesso) e l’invidia sociale è il loro istinto pavloviano. Se si levassero il vizio, del resto, perderebbero completamente l’unica ragione della loro esistenza. E l’unico modo che hanno, da sempre, per raccogliere voti.